Caratteristiche della medicina Unani
Medicina Unani o Yunani, medicina tradizionale islamica o mediorientale: come molte pratiche mediche alternative ha radici antichissime e alcuni spunti interessanti da approfondire.
Credit foto
©Mukesh Kumar / 123rf.com
Le origini della medicina Unani
Nel novero delle medicine tradizionali e di quelle alternative pochi hanno sentito parlare della medicina Unani. Si tratta della medicina tradizionale islamica anche se, paradossalmente, il termina Unani sta ad indicare l’origine greca di questa arte.
Non è un mistero che le basi di tale tradizione risalgano principalmente a Ippocrate e Galeno. Ma l’arte medica greca non è l’unica influenza della medicina Unani. Anche l’ayurveda e la medicina tradizionale cinese apportano una grande mole di contenuti.
Oggi possiamo trovare la pratica della medicina Unani in molti Paesi, non solo in Medio oriente ma anche in Asia centrale, nelle zone occidentali della Cina (Xinjiang), in India, in Mongolia e in alcune zone del Sudest asiatico.
In molte zone è considerata come una pratica medica riconosciuta a livello statale e regolata da normative ufficiali. Con l’aumentare dell’immigrazione, ha senso imparare qualcosa di più a riguardo.
Umori, elementi e chakra
A testimonianza delle origine greche antiche, troviamo l’importanza fondamentale data alla diagnosi, e il suo basarsi sulla teoria degli umori.
Secondo la medicina Unani il corpo è in un continuo stato di autoguarigione, di armonia e ogni insorgere di malattie o malessere testimonia l’uscita da tale condizione. Ristabilire l’equilibrio degli umori è la prima preoccupazione della medicina Unani.
L’umore malinconico dato dalla “bile nera” è qui chiamato sauda, non così differente dalla saudade brasiliana, la famosa nostalgia melancolica che assale i brasiliani quando perdono contatto con le loro radici.
L’umore sanguigno è chiamato dam, il collerico safra, che fa riferimento ai fiori di colore giallo, ed il flemmatico è chiamato balgham. Ma Avicenna e i suoi seguaci non hanno meramente copiato il sistema umorale. Secondo i medici Unani per ristabilire l’armonia del corpo e della mente vanno presi anche in considerazione gli elementi (molto simili a quelli della tradizione taoista cinese) e una serie di centri energetici non troppo dissimile al sistema dei chakra indiano.
I sei criteri per ristabilire l'autoguarigione
Il governo dell’India riconosce la medicina Unani assieme a quella ayurvedica, a quella siddha, alla naturopatia e all’omeopatia, e permette loro di essere studiate nelle università e di affiancare la medicina ufficiale anche negli ospedali.
Secondo la medicina Unani la cura non arriva dall’esterno ma dalla restaurazione del tabiyat, il succitato potere di autoguarigione, innato in ogni essere umano. L’utilizzo di “medicine” esterne serve solo a detossificare e depurare il corpo e la mente per permettere a tabiyat di compiere al meglio il proprio lavoro.
Quali sono secondo la medicina Unani i fattori che influenzano tabiyat in bene o in male? Il primo è hawa, ovvero la qualità dell’aria respirata e la qualità della tecnica respiratoria. Un’aria insana o una respirazione scorretta abbassano il potere di autoguarigione.
Seguono makool-wo-mashroob, ovvero il rapporto col cibo, con le bevande e tutto il processo digestivo: ogni tipo umano deve assumere cibi ideali in quantità e modalità ideali. A essi fanno riferimento ihtebas e istifragh, ovvero la ritenzione o l’espulzione degli scarti del processo digestivo: eccesso o difetto di ritenzione o di espulsione sono sempre da tenere sotto controllo.
Abbiamo poi harkat-wo-sakoon-e-jismiah, ovvero il perfetto bilanciamento tra sforzo, lavoro, esercizio fisico e riposo in modo da trovare armonia tra l’eccessivo consumo delle energie o lo sperpero delle stesse dato da un cattivo riposo.
A questo si collega naum-o-yaqzah, vale a dire il rispetto del ritmo circadiano, del picco melatoninico e delle proporzioni tra veglia e sonno, ovvero di esposizione alla luce e al buio.
L‘ultimo elemento di questa serie è harkat-o-sakoon nafsaniah, che regola la giusta quantità di lavoro mentale, sforzo intellettuale e riposo cerebrale, col giusto sonno, la meditazione, l’esposizione al silenzio e alla giusta dose di solitudine.