Sonno degli adulti: fisiologia e alterazioni

Il sonno degli adulti è caratterizzato da un ciclo monofasico e circadiano ed ha una durata media di 7-8 ore. Non tutti i soggetti sono uguali: alcune persone sono maggiormente serotini, altri mattutini. Scopriamolo meglio.

>  1. Ciclo monofasico circadiano del sonno degli adulti

>  2. Fisiologia del Sonno negli adulti

>  3. Perturbazioni del sonno negli adulti

Sonno negli adulti

 

 

Ciclo monofasico circadiano del sonno degli adulti

Per soggetto adulto si intende uomo o donna che abbia raggiunto un’età in cui la crescita fisica si sia arrestata, che secondo la medicina si aggira intorno ai 20 anni.

Al di là delle definizioni, il sonno degli adulti, in condizioni sane, è caratterizzato da un ciclo monofasico e circadiano: significa che il sonno è compattato in un unico ciclo e non è frammentato, e rispetta un ritmo sonno-veglia di circa 24 ore.

Sonno e Veglia sono strettamente legati e dipendenti l’uno dall’altra, in un rapporto di reciprocità. Essi danno vita ad un processo omeostatico in cui la durata della veglia influenza la propensione al sonno.

Il ritmo circadiano è una sorta di orologio biologico endogeno, che si accorda con cicli naturali quali l’alternanza giorno-notte e viene influenzato da stimoli come la luce e il buio, o l’innalzamento e abbassamento della temperatura.

Questo orologio biologico è situato nell’ipotalamo, precisamente nel nucleo soprachiasmatico (SCN). Attraverso la vista l’SCN riceve informazioni circa la presenza di luce e la sua durata e le trasmette a sua volta all’epifisi, ghiandola che secerne la melatonina, fondamentale regolatore del ritmo sonno-veglia. In condizioni ottimali il sonno negli adulti dura circa 7-8 ore.

In base al processo omeostatico e a quello circadiano è possibile parametrare il cronotipo, ovvero definire il rapporto tra l’orologio biologico interno e l’orologio esterno.

Se i due sistemi sono in equilibrio e il soggetto quindi dedica al sonno una porzione compresa tra le h. 23,00 e le h. 7,00 circa lo si considera cronotipo normale. Se l’orologio endogeno è in ritardo rispetto all’orario esterno si parla di soggetto serotino o di cronotipo “gufo”, per il quale la veglia si protrae fino a tardi.

Quando invece l’orologio esterno è in ritardo verso quello interno il soggetto è mattutino, o cronotipo “allodola”. Queste caratteristiche sono del tutto individuali e di natura genetica: se gli scarti orari sono contenuti e costanti i cronotipi rientrano nella norma, al contrario si è di fronte a una condizione patologica.

 

Ritmi circadiani e orologio biologico

 

 

Fisiologia del Sonno negli adulti

Come detto sopra il sonno di un soggetto adulto può durare circa 7 o 8 ore, durante le quali l’attività cerebrale continua ad essere manifesta. Attraverso indagini di laboratorio molto accurate, come la polisonnografia, è stato possibile analizzare la struttura del sonno.

Con questo esame che consta anche di elettroencefalogrammi, elettrooculogrammi ed elettromiogrammi vengono studiate le onde cerebrali e la loro alternanza, il movimento degli occhi e il grado di tono muscolare e le sue variazioni.

A latere viene monitorato il battito cardiaco, il respiro oro-nasale e toraco-addominale, il rumore respiratorio, la saturazione di ossigeno, il movimento degli arti e la posizione del corpo: uno screening completo. Monitorando tutti questi parametri è stato possibile individuare una macrostruttura del sonno, distinta in fase Non REM e fase REM.

La fase N-REM si articola in quattro stadi in cui il sonno raggiunge diversi livelli di profondità e complessivamente è caratterizzata da un progressivo rallentamento dell’attività cerebrale, cardiaca e respiratoria, leggera diminuzione del tono muscolare e movimenti oculari lenti, a volte assenti. La fase REM prevede invece una rapida e intensa attività cerebrale, un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, con sbalzi irregolari, una totale atonia muscolare e movimenti oculari rapidi.

L’ipnogramma che ne risulta mostra che il sonno di un soggetto adulto inizia con la fase N-REM e con un ordinato avvicendamento di onde cerebrali Alpha, Theta e Delta e una conclusiva fase REM, con la ricomparsa di onde Alpha e Beta in alternanza alle Theta, a chiudere il ciclo della durata media di 90 minuti. Questo ciclo completo si ripete circa 4 o 5 volte durante il sonno monofasico.

La polisonnografia consente di studiare anche la microstruttura del sonno N-REM distinguendo periodi di sonno CAP (Cycling Alternating Pattern), caratterizzati da rapide oscillazioni tra sonno profondo e sonno leggero, durante le quali è probabile il manifestarsi di micro risvegli impercettibili e periodi di sonno Non-CAP, in cui il tracciato è omogeneo e il sonno costantemente profondo.

 

Perturbazioni del sonno negli adulti

Attraverso la polisonnografia è possibile verificare la qualità del sonno: alterazioni dei flussi della macro e microstruttura indicano una modificazione qualitativa, anche in assenza di una oggettiva deprivazione quantitativa del sonno.

Spesso le cause sono dovute a fattori ambientali e a problemi circadiani: per esempio chi svolge lavori su turni e deve recuperare il sonno in fasce orarie diurne e diverse può manifestare alterazioni a livello della microstruttura.

L’indice CAP aumenta causando disequilibri del sonno e se la perturbazione del sonno continua a sussistere s’innesca un circolo vizioso che vede l’ulteriore incremento del CAP rate determinando modificazioni anche della macrostruttura, il sonno N-REM profondo viene alterato e il sonno risulta essere frammentato da numerosi risvegli che si protraggono.

L’effetto è una riduzione del sonno, quindi una deprivazione ibrida sia a livello qualitativo sia a livello quantitativo.

 

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