Come aiutare il bambino a dormire bene?
Aiutare il bambino a dormire bene può non essere un’impresa semplice. Proponiamo qualche riflessione e qualche consiglio pratico
Sul sonno dei bambini, genitori ed esperti si interrogano trovando spesso risposte contrastanti e contraddittorie. Lettone sì o no? Se il bambino si sveglia di notte bisogna lasciare che pianga o consolarlo? Avere un oggetto transizionale può aiutare veramente? E se l’oggetto transizionale fossero mamma e papà? Che fare se il bambino più grande ha gli incubi o paura del buio?
Queste sono solo alcune delle domande che i genitori di bambini con difficoltà a dormire si pongono ogni giorno, spesso senza trovare una risposta. Cerchiamo di capirci qualcosa e provare a trovare un modo per aiutare il bambino a dormire bene.
Aiutare il bambino a dormire bene: la routine del sonno
Quando si parla di aiutare il bambino a dormire bene, si accenna spesso alla routine del sonno. Sul fatto che un rito aiuti a scivolare tra le braccia di Morfeo penso che siamo tutti d’accordo, ma a voler essere pratici: a che età si può stabilire una routine del sonno?
Prima dei sei mesi, l’impresa si rivela alquanto ardua; i neonati, infatti, tendono a fare sonnellini di durata variabile, distribuiti nelle 24 ore, per lo più in maniera irregolare. Dopo quell’età, quando non sentono più l’esigenza di mangiare nelle ore notturne, cominciano spesso a dormire anche tutta la notte, ma non è sempre così. Comunque, possiamo affermare che dopo i 6 mesi si può cominciare a fare qualche tentativo serio per stabilire una routine del sonno e aiutare il bambino a dormire bene.
È, comunque, intorno ai tre anni che la routine del sonno diventa fondamentale per il benessere e la crescita del bambino, secondo quanto affermano diversi studi clinici e molti esperti in materia.
Facciamo un esempio di routine del sonno? Bagnetto, cena, una mezz’oretta di gioco con mamma e papà o lettura di una fiaba, pigiama, igiene dentale, bacio della buona notte a mamma e papà e, infine, a letto con l’orsetto Teddy. È solo un esempio, ognuno poi, ovviamente, può stabilire la propria personale routine del sonno per aiutare il bambino a dormire bene.
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3 consigli per far dormire bene i bambini
Ogni bambino è un universo a sé. Quelli che seguono sono dunque consigli di massima, spesso dettati dal buon senso e da un’idea accogliente di genitorialità.
1. Creare un ambiente confortevole e silenzioso.
I bambini dovrebbero dormire sempre, sin da quando sono molto piccoli, in penombra o al buio e in un ambiente silenzioso, quindi niente Tv accesa né altri rumori di sottofondo. Anche la temperatura della stanza è importante; non deve essere fredda, ma neanche troppo calda.
Per alcuni bambini, può essere utile avere un oggetto che lo accompagni nel sonno, il cosiddetto oggetto transizionale; può essere un orsetto, una bambola o anche una morbida copertina. Alcuni bambini non si addormentano senza mamma o papà; per rassicurarli può essere utile leggere loro una fiaba o restare accanto a loro in silenzio, finché non scivolano tra le braccia di Morfeo.
Il momento del sonno deve essere piacevole, non una tragedia, se il bambino ha bisogno di noi, perché non esserci?
2. Superare la paura del buio
È normale; la paura del buoio è ancestrale perché il buio rende vulnerabili. In questo caso è utile tenere una lucina notturna.
Alcune sere i bambini possono essere più spaventati di altre, perché hanno vissuto una giornata difficile, o subito un rimprovero e potrebbero, dunque, sentirsi più agitati e fare incubi. Se il bambino si sveglia in preda a un incubo è molto importante rassicurarlo e aiutarlo a razionalizzare, cioè a comprendere che l’immagine o la situazione viste in sogno non sono reali e non possono fargli male in alcun modo. Farsi raccontare i brutti sogni li aiuta ad esorcizzare.
3. E se il bambino soffre di pavor nocturnus?
Se in piena notte il bambino si agita e urla, continuando a dormire profondamente, si tratta di un attacco di pavor nocturnus, una condizione che colpisce soprattutto i bambini in età prescolare, ma che può permanere anche fino all’adolescenza. In tal caso, durante l’attacco di pavor nocturnus è bene non toccare il bambino, ma magari parlargli con dolcezza finché non si è tranquillizzato.
Per prevenire, invece, che ciò accada, il periodo che intercorre tra la cena e il momento di andare a letto deve essere gestito nella maniera più serena possibile; sarebbe dunque preferibile rimandare eventuali discussioni e rimproveri all’indomani ed evitare videogiochi, giochi troppo animati e la visione di immagini poco tranquillizzanti in Tv (compresi i notiziari).