Se esiste una postura corretta per la meditazione
La meditazione apre un varco tutto personale, un'oasi intima in cui tornare. Ma come deve stare la schiena? E el gambe? E il collo? Addentriamoci tra i preliminari della meditazione. Cerchiamo di capire come assumere la corretta postura, cosa si intende davvero per "posizione del loto" e se si tratta di una posizione accessibile a tutti
Meditazione: l'asana, ovvero la postura
Nel trattato fondamentale Yoga Sutra di Patanjali, viene riportato che, per poter meditare in modo efficace, è indispensabile passare dallo stadio detto asana. In sanscrito, la traduzione letterale di asana è postura. Al fine di ottenere una soddisfacente meditazione la corretta postura del nostro corpo è fondamentale, in quanto permette una regolare circolazione delle energie sottili in tutto il nostro aggregato psicofisico, facilitando il rilassamento e la concentrazione e, allo stesso tempo, evitando al nostro corpo di rilassarsi troppo, facendoci addormentare. Vi sono diverse posizioni meditative, più o meno facili da eseguire. Tra quelle più note ci sono sicuramente quella del loto (Padmasana), la postura piacevole (Sukhasana) e il diamante (Vajrasana).
Per coloro che soffrono di problemi alle gambe, anche la posizione da seduti, ad esempio su una sedia, può andare bene. In ogni caso, è sempre sconsigliato sdraiarsi per terra, in quanto il rilassamento conseguito può facilmente indurre il sonno. In linea generale, prima di prendere posizione, andrebbero eseguite delle accortezze preliminari. È importante scegliere un luogo pulito e silenzioso, ritenuto o da rendere confortevole, magari profumandolo con un bastoncino d’incenso (il sandalo favorisce la meditazione). I piedi sempre nudi, quindi importante è togliere scarpe e calzini. La comodità risiede anche negli indumenti, che dovrebbero essere larghi, almeno al bacino, e preferibilmente di lino o di cotone. La circolazione del sangue non va impedita in alcun modo, quindi via orologi, collane e bracciali.
Come assumere la corretta postura di meditazione?
Se parliamo di postura e meditazione, inutile dire quanto fondamentale durante la pratica meditativa sia la posizione assunta dalla nostra schiena. Dritta e allo stesso tempo rilassata, con il petto aperto. Questo permette alle energie del nostro corpo di fluire nella maniera più agevole possibile, contrastando inoltre l’insorgere della sonnolenza. La testa è altrettanto importante. Non deve essere inclinata troppo, né mantenuta troppo eretta, per non indurre sonnolenza o distrazione. Solitamente, si consiglia di immaginare un filo che dall’alto, dal soffitto per esempio, vi tiri su per la nuca, facendovi inclinare leggermente la testa in avanti.
Veniamo agli occhi. C’è chi preferisce tenerli chiusi e spesso è sinonimo di “principiante”. Col tempo, è consigliabile meditare lasciando gli occhi leggermente aperti, rivolgendo lo sguardo verso il basso. In realtà, mantenere gli occhi aperti permette di comunicare al cervello la nostra volontà di non addormentarci e di tenere desta la concentrazione. Un ruolo, seppur minore, lo giocano anche lingua e denti.
Si rivela utile far toccare il palato con la punta della lingua, proprio sotto l’arcata superiore dei denti. Questo consente un minore flusso di saliva e quindi di deglutizione istintiva, aspetto che solitamente disturba il meditante.
Quanto ai denti, bocca chiusa e mandibola rilassata, senza stringere i denti.
Le braccia e le gambe invece sono, anche esteticamente, le parti del corpo più importanti per la fase meditativa. Durante la meditazione, è consigliabile tenere le mani posate in grembo, con i palmi rivolti verso l’alto. La mano destra va sopra la sinistra. Le braccia e le spalle devono essere rilassate, lasciando pochi centimetri tra braccia e tronco, per consentire all’aria di circolare e prevenire, anche qui, la sonnolenza. La postura meditativa ideale delle gambe è quella da piegate e incrociate, quasi a creare un circuito chiuso, in modo da favorire la concentrazione e il flusso dell’energia.
Un classico della meditazione: la posizione del loto
Senza dubbio la posizione più famosa; quando s’immagina un praticante in meditazione si pensa al loto. Incrociate le gambe, facendo attenzione a porre il piede destro sulla coscia sinistra e il piede sinistro su quella destra (loto completo). Le ginocchia toccano il suolo. Appoggiate il dorso della mano sinistra sui piedi, pochi centimetri sotto l’ombelico. Il dorso della mano destra va sul palmo della sinistra, con i due pollici che si toccano lievemente. Il loto, tuttavia, non rappresenta una posizione accessibile alla maggioranza delle persone, soprattutto tra gli occidentali.
In realtà, realizzarla è semplice, ma è mantenerla che è arduo. Patanjali raccomanda, quando si vuole meditare, di sceglierci una posizione facile e comoda, in quanto ogni disturbo o dolore rappresentano poi degli ostacoli verso una focalizzazione ininterrotta e fissa sul nostro scopo. Gli yogi considerano la maestria in una postura quando si riesce a mantenerla per oltre 3 ore e 48 minuti. Questo rappresenta un periodo durante il quale, come affermano i testi fondamentali yoga, gli effetti diventano concertati, simultaneamente nei tre mondi – fisico, astrale e causale.
Immagine | Cleverchimp