La nostra economia ha bisogno del triage industriale
Mutuare il triage dall'ambito ospedaliero a quello economico aiuterebbe a selezionare i progetti industriali in base al loro impatto sull'ambiente. E a lasciare davvero il mercato libero di fare il suo corso.
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In fase di emergenza sanitaria causata dal coronavirus, abbiamo maggiormente sentito parlare di triage, ovvero di quel processo di smistamento che avviene durante l’accettazione al pronto soccorso.
I colori bianco, verde, giallo e rosso sanciscono la priorità e l’urgenza di ogni singolo caso. Lo stesso metodo potrebbe essere applicato all’economia, per assegnare una scala di priorità anche ai progetti industriali in base al loro impatto sull’ambiente?
Secondo alcuni è arrivato il momento di farlo, se vogliamo ridurre la nostra impronta sul pianeta Terra.
Lasciar scegliere il mercato
Secondo il giornalista Andrea Coccia, “di fronte alle risorse limitate che i nostri Stati hanno a disposizione, dobbiamo scegliere quali industrie e quali settori economici e commerciali hanno un futuro e quali no e investire massicciamente sui primi, lasciando morire i secondi”.
Insomma, dobbiamo iniziare ad applicare un triage industriale. Coccia prosegue la riflessione iniziata da George Monbiot sul Guardian, il quale già nell’aprile 2020, quindi in pieno lockdown, puntava il dito contro i produttori di auto, le compagnie aeree e le aziende petrolchimiche, aggiungendo come sia ora più che mai necessario “fare quello che loro stesse chiedono sempre ma che non hanno mai voluto: lasciare scegliere il mercato. In altre parole, lasciarle fallire”.
Ridurre il debito dei Paesi in via di sviluppo
In effetti, senza l’intervento degli stati, queste aziende sarebbero già fallite. Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, durante il Petersberg Climate Dialogue, ha dichiarato che “I fondi pubblici dovrebbero investire nel futuro confluendo in settori e progetti sostenibili che aiutino l’ambiente e il clima. I sussidi per i combustibili fossili devono finire e il carbonio deve avere un prezzo in modo che gli inquinatori paghino il loro inquinamento”.
Il segretario delle Nazioni Unite ha aggiunto che i paesi in via di sviluppo ricevano 100 miliardi di dollari l’anno per essere aiutati nel contenere le emissioni e far fronte agli impatti della crisi climatica: “Non possiamo permettere che il pesante e crescente onere del debito dei paesi in via di sviluppo costituisca una barriera alle loro ambizioni climatiche", ha sottolineato.
Una sfida che ha bisogno di strumenti, di metodologie a cui il triage industriale potrebbe dare una grossa mano.