Conosciamo lo yoga integrale
Una tipologia di yoga con uno scopo altissimo che investa l'essere umano da tutti i punti di vista, ben oltre le ore di pratica settimanale
Molti degli yoga cosiddetti “moderni” sono stati sistematizzati da rampanti trainer americani (juvamukhti yoga, water yoga, etc) oppure, anche, consistono in variazioni sul tema più o meno discutibili elaborate da personaggi non sempre limpidissimi, talvolta più simili a imprenditori che a maestri (ci si riferisce in particolare al padre dell’anusara yoga, John Fried, e al padre del bikram yoga, Bikram Choudhury).
In questo articolo vogliamo illustrarvi una tipologia di yoga che non si stacca sostanzialmente dall’hatha yoga classico, ma che, al contrario, mira all’inclusione delle parti; una tipologia di yoga elaborata da un filosofo, mistico, militante indiano, nata non dallo studio di sapienti ricerche di marketing, ma, narra la leggenda, da un’intuizione tra le mura del carcere.
Stiamo parlando dello yoga integrale: scopriamolo insieme!
Come nasce lo yoga integrale?
Lo yoga integrale, detto purna yoga, è stato messo a punto dal famoso filosofo e poeta indiano Sri Aurobindo.
Questo poliedrico personaggio di origine bengalese nasce a Calcutta nel 1872 ma si forma culturalmente in Europa, precisamente a Cambridge.
Coivolto nelle lotte di indipendenza che infiammavano a quell'epoca l’India, partecipa attivamente alla vita politica e culturale del suo paese.
Non è però l’impegno civile quello che lui stesso considera il suo “vero” lavoro, ma la ricerca interiore. Fonda un ashram a Pondicherry - poi divenuto famosissimo - e decide di esiliarsi volontariamente dagli affari del mondo al fine di dedicarsi alla filosofia e alla mistica: da questo ritiro nascono numerose opere di matrice spirituale e prendono corpo i principi dello yoga integrale.
Io guru, tu guri, egli gura: veri maestri e guide pseudospirituali
La strada verso l'evoluzione dell'uomo
Alla base della sistematizzazione dello yoga integrale vi è un complesso sistema filosofico la cui spina dorsale risiede nella necessità di una evoluzione affinché l’uomo possa intravedere il divino nella quotidianità. Tre sono le tappe di questo percorso:
- Lo sforzo personale: il ricercatore deve impegnarsi profondamente in questo cammino verso il divino con ogni parte di sé, in modo autentico e convinto.
- L’apertura del centro del cuore (anahata chakra): apre l’individuo al divino permettendo a quest’ultimo di sostituire i capricci dell’Ego.
- L’apertura dei chakra più alti (vishudda, ajna, sahasrara chakra) affinché la grazia e la pace possano discendere sull’uomo.
La meta di questo viaggio è la trasformazione totale, integrale per l’appunto, dell’intera esistenza che non sarà più solo meramente umana, ma elevata dal tocco del trascendente.
I principi del purna yoga
Ad accompagnare il percorso è (tra le altre cose) la pratica yoga che illumina le tappe evolutive le 3 tappe. Il purna yoga non propone teorie o pratiche nuove, ma abbraccia tutto il materiale che la cultura indiana ha sistematizzato nel corso dei secoli.
Lo stesso Sri Aurobindo ha affermato: “Non ho mai detto che il mio yoga fosse qualcosa di assolutamente nuovo in tutti suoi elementi. L’ho chiamato Yoga Integrale e ciò significa che riprende l’essenza e molti procedimenti dei vecchi yoga; la sua novità sta nel suo scopo, nel suo punto di vista e nella globalità del suo metodo (…)”.
Asana, pranayama, meditazione, contemplazione, servizio disinteressato, canto dei mantra, sono tutte pratiche al servizio dello yoga integrale. Il senso profondo e immediatamente afferrabile di questa disciplina, al di là dell’impianto filosofico alla base (di cui abbiamo dato un piccolissimo assaggio), è che lo yoga dovrebbe essere praticato anche fuori dal tappetino e diventare parte integrante della vita del singolo.
Una tipologia di yoga che abbraccia la vita intera
In Italia molte scuole propongono corsi di yoga integrale. Poterne dare una descrizione è complicato perché ogni insegnante declina la proposta yogica secondo al sua formazione e la sua sensibilità.
Un comun denominatore dovrebbe essere quello di far interagire molteplici pratiche e saperi per offrire una percorso che abbracci l’allievo da tutti i punti di vista, fisico, emozionale, psicologico.
Pertanto più che di una disciplina propriamente sistematizzata, probabilmente è più corretto parlare di un approccio “integrale”: una pratica che non è solo fisica, ma che nutre anche l’interiorità dallo studente e lo esorta alla ricerca spirituale.
Una pratica che non si ferma al tappetino, ma che investe la vita nella sua interezza infondendo di animo yogico la quotidianità. Una pratica, infine, che ha tra i suoi scopi non solo il rilassamento o la forma, ma il miglioramento e l’evoluzione dell’individuo e dell’umanità intera.
Gli asana per riscoprire il proprio mondo interiore
Per approfondire:
> Yoga integrale, origini e pratica
> Meditazione Aurobindiana: tecnica e benefici