Papilloma virus: cause, prevenzione e trattamento

Il papilloma virus è una delle cause di varie forme tumorali, femminili e maschili. Vediamo quali sono i sintomi, come si diagnostica e, soprattutto, come si cura e previene.

di Redazione

hpv-papilloma-virus

Credit foto
©vampy1 /123rf.com

L'HPV (Human Papilloma Virus, papilloma virus umano) è un virus piuttosto diffuso, soprattutto tra soggetti sessualmente attivi. Esistono diversi ceppi di HPV, molti non causano problemi ma alcuni di essi sono responsabili di patologie neoplastiche. Vediamo meglio come si prende il virus del papilloma, cosa succede se si ha il papilloma virus e come evitare il contagio.

 

 

Papilloma virus, cos'è l’infezione da HPV

L’HPV (virus del papilloma umano) è una famiglia composta da più di un centinaio di virus di diverse varietà. Generalmente causa lesioni benigne, come verruche delle mani, dei piedi o del viso oppure condilomi o papillomi che coinvolgono le mucose, sia orali sia genitali, con piccole escrescenze cheratiniche. L’infezione in sé in questi casi regredisce da sola.

 

Purtroppo esistono tipi di HPV le cui lesioni possono avere evoluzioni a carattere maligno e interessare non solo gli organi genitali, quali glande, pene, scroto o cervice uterina, utero, o vagina come spesso si pensa, ma anche le vie respiratorie superiori, come naso, lingua, palato, tonsille, laringe e faringe.

 

Le cause

Esistono ceppi diversi di Papilloma virus, alcuni dei quali vengono considerati oncogeni. 

 

I genotipi HPV 16 e HPV 18 causano il 66% dei carcinomi della cervice e il 50-60% delle lesioni precancerose. 

 

Altri genotipi HPV quali il 31, 33, 45, 52 e 58 sono riscontrabili frequentemente, mentre i genotipi HPV 6 e 11 sono responsabili del 90% dei condilomi acuminati, genitali o di verruche orali non a rischio tumorale, unici segnali che indicano come ci si accorge di avere il papilloma virus. 

 

Segni e sintomi dell’infezione

Come ci si accorge di avere il papilloma virus? Le verruche possono comparire anche diverse settimane o addirittura mesi dopo aver contratto la malattia e sono i segni più comuni del virus, compaiono su mani, piedi, e sui genitali. Si presentano come delle piccole escrescenze, a volte a forma di grappolo, altre appiattite e sovrapposte. Generalmente sono asintomatiche, tuttalpiù possono causare fastidi o prurito. 

 

I ceppi di HPV che degenerano in forme di cancro invece non si presentano come condilomi e intaccano silenziosamente le mucose interne. È  quindi più insidioso diagnosticare queste forme, se non attraverso controlli di prevenzione.

 

Come si tramette il virus dell'HPV

L’infezione si trasmette principalmente per via sessuale: con questa espressione si intendono sia la penetrazione (contatto genito-genitale), sia i rapporti orali (fellatio e cunnilingus). Sono particolarmente a rischio le persone che hanno rapporti con molteplici partner, soprattutto se non usano il profilattico (che non può evitare del tutto la trasmissione ma quantomeno abbassa il rischio).

 

Il contagio da papilloma virus può avvenire anche da contatto fisico qualora ci fossero cellule virali attive sulla cute e tagli, graffi o abrasioni sulla pelle e sulle mucose. Si può trasmettere anche per vie non sessuali, come dalla madre al neonato, attraverso oggetti contaminati (come asciugamani e biancheria intima) o frequentando ambienti promiscui, come gli spogliatoi.

 

Papilloma virus nell'uomo

L’infezione da HPV nell’uomo è generalmente asintomatica. Possono presentarsi manifestazioni benigne, quali sono i condilomi, nell'ano, sul pene e nel cavo orale. 

 

Non vi è un test di screening come il Pap Test per le donne, possono però essere effettuati alcuni esami specifici sia a livello preventivo sia diagnostico:

  • anoscopia;
  • tampone anale;
  • test dell'acido acetico;
  • peniscopia;
  • indagini di biologia molecolare per la ricerca DNA virale dell’HPV.

 

È importante sottoporsi a esami di questo tipo perché esistono alcune evidenze che indicano un legame tra la presenza del Papilloma virus e lo sviluppo di tumori urogenitali negli uomini, tra cui il carcinoma penieno, il tumore dei testicoli e i carcinomi uroteliali. 

 

Il carcinoma squamocellulare del pene colpisce circa 1 maschio su 100.000 nei Paesi occidentali. È quasi inesistente nelle comunità dove si pratica la circoncisione alla nascita (comune fra gli ebrei e negli Stati Uniti) o prima della pubertà (frequente nelle popolazioni musulmane), mentre è un poco più frequente nei Paesi in via di sviluppo (Fonte Airc). L'età media di insorgenza della malattia è 60 anni nei Paesi sviluppati, 50 nei Paesi meno sviluppati.

 

Il DNA del Papilloma virus è rilevabile in circa 1 caso su 2 di tumore al pene e risulta essere correlato a una scarsa igiene intima.  

 

Anche il cancro ai testicoli e i carcinomi uroteliali e l’infezione virale da HPV in base all’isolamento del virus in campioni biologici e tissutali, testimoniamo una possibile connessione, in via di studio.

 

Il Papilloma virus è presente 2 uomini su 10 tra coloro che non riescono a procreare. La vaccinazione potrebbe portare alla risoluzione del problema.

 

“Si pensa, infatti, che il virus possa aderire agli spermatozoi in due siti distinti lungo la regione equatoriale della testa dello spermatozoo, in modo simile ad altri virus che infettano lo sperma. Dal momento che il segmento equatoriale è la sede dello spermatozoo che si lega e successivamente si fonde con la membrana plasmatica dell'ovocita, si può supporre che ci sia probabilmente un impatto negativo dell'HPV nella fecondazione sia naturale, sia assistita”. [da fonte Gruppo San Donato, News 2022]

 

L’infezione da HPV può influire sulla cattiva qualità dello sperma, con ridotta motilità e numero degli spermatozoi, e una maggiore incidenza di anticorpi anti-sperma (ASA): questo induce a pensare a come il Papilloma Virus possa giocare un ruolo causale primario nell'infertilità maschile.

 

Gli esami

Gli esami più diffusi per le donne sono:

  • Pap test: è un esame fondamentale per lo screening del collo dell’utero a cui tutte le donne devono sottoporsi periodicamente, indipendentemente dalla presenza di disturbi. Il test prevede il prelievo di un campione di cellule del collo dell’utero che vengono poi esaminate al microscopio per ricercare eventuali cellule sospette.
  • Colposcopia: solitamente questo test viene richiesto qualora il PAP-test risultasse positivo. L’esame consiste nello studio della cervice uterina tramite uno strumento detto colposcopio.
  • Test DNA HPV: serve a ricercare direttamente il materiale genetico del papillomavirus in un campione di cellule ed è un esame simile ad un tampone, di natura molecolare.

 

Per gli uomini, solo in alcuni casi viene consigliata la peniscopia, un esame non invasivo che serve a valutare eventuali anomalie cellulari. 

 

La diagnosi

La diagnosi precoce è importante per quelle forme che sono correlate al tumore del collo dell’utero o ad altre malattie tumorali, in quanto ci sono maggiori possibilità di guarigione se la neoplasia viene diagnosticata precocemente. Le verruche genitali causate dall'HPV possono essere trattate o rimosse.

 

L'importanza della prevenzione

La prevenzione rimane sicuramente il miglior metodo per scongiurare l'infezione da HPV, con particolare attenzione a rapporti sessuali protetti. Da quanto si evince nei precedenti paragrafi il preservativo non rappresenta una barriera totale per evitare l'infezione da HPV, poiché il virus può essere contratto anche da contatto, non solo da penetrazione a livello sessuale. 

 

Fortificare e sostenere il sistema immunitario, ridurre o eliminare il fumo di sigaretta, fare attenzione all’alimentazione per controllare fenomeni di sovrappeso, sono alcune delle strategie da mettere in atto. 

 

Sottoporsi periodicamente a uno screening con il pap test consente una diagnosi precoce, del tumore al collo dell'utero. In caso di un Pap test positivo è consigliato procedere con l’HPV DNA test, un esame di biologia molecolare che fornisce un quadro completo dello stato di avanzamento dell’HPV e di eventuali lesioni.

 

Ancora l’Airc fornisce informazioni importanti in merito ad alcune forme tumorali che possono essere ricondotte ad infezione da Papilloma Virus. I tumori della testa e del collo e quelli che colpiscono la cavità orale sono all’esame degli esperti in patologie da HPV. Secondo i dati del Registro nazionale tumori (AIRTUM), “circa il 10% dei 4.600 tumori che ogni anno colpiscono il cavo orale è associato all'HPV, così come il 2,4% di quelli della laringe e il 31% di quelli dell'orofaringe. Proprio l'orofaringe rappresenta per gli uomini la sede nella quale si sviluppa il maggior numero di tumori HPV-correlati (500 casi l'anno, il 40 per cento di tutti i tumori legati al virus negli uomini)”. Tra i fattori di rischio per questo tumore si punta il dito verso il sesso orale con un numero elevato di partner e il fumo.

 

Il vaccino contro l''HPV

La prevenzione primaria da HPV è sicuramente il vaccino. Dal 2006 sono disponibili due vaccini per il papilloma virus, entrambi proteggono contro l’HPV 16/18 e uno solo dei due, il quadrivalente, protegge anche da HPV 6/11. Il vaccino bivalente è oggi il meno diffuso, mentre il quadrivalente può essere somministrato anche ai maschi. Nel 2017 è stato introdotto anche il vaccino nonavalente, che coprendo ben 9 ceppi virali diversi garantisce una copertura maggiore ed è indicato per entrambi i sessi. Questo vaccino potrebbe prevenire il 90% dei tumori HPV correlati

 

“La vaccinazione è quanto più efficace se la sessualità non è ancora iniziata e per tale motivo viene proposta ai ragazzi e alle ragazze fin dai 12 anni, e in questa fascia anagrafica è gratuita. Anche i ragazzi trovano vantaggio da questa vaccinazione perché si proteggono da tumori anogenitali e da quelli della bocca-lingua. È proprio vaccinando sia i maschi che le femmine che si limita la circolazione del virus. L’obiettivo è che il 95% delle ragazze (e anche dei ragazzi) siano vaccinati entro il 2030”. [fonte Airc].

 

Se dunque il vaccino viene proposto in giovane età è per massimizzare la sua efficacia, ma ciò non toglie che sia utile anche in età adulta. “Maschi e femmine si possono vaccinare fino all’età di 46 anni”, assicura la dottoressa Simona Marcozzi, ginecologa presso il consultorio AIED Milano

 

Il trattamento

In caso di infezione conclamata non esiste una vera e propria cura farmacologica per debellare l’HPV. Si deve intervenire chirurgicamente per le lesioni precancerose che possono essere curate con laser-vaporizzazione nei casi più lievi oppure con radiofrequenza o conizzazione della cervice uterina in caso di lesioni estese. 

 

Condilomi e verruche possono essere trattati con pomate a base di acido salicilico per uso locale, da applicare generalmente per un periodo di tre mesi. L’infezione da papilloma virus deve essere aggredita dal sistema immunitario; per questo è importante rafforzare le difese dell’organismo.

 

Dopo aver curato l’HPV, quando ci si può dire sicuri di non trasmettere più l’infezione al proprio partner? “Se non sono presenti i condilomi, non si è contagiosi”, assicura la ginecologa Simona Marcozzi.


Anche quando dal papilloma virus si guarisce, bisogna continuare a sottoporsi a controlli a intervalli regolari perché alcuni ceppi tendono a riattivarsi nel tempo.

 

Il tumore al collo dell'utero

Il Papilloma virus umano è il principale fattore di rischio per l'insorgenza del tumore del collo dell'utero. Come già ampiamente descritto, può risultare una presenza del tutto asintomatica. Alcuni segnali però possono allertare e far sospettare di un'infezione uterina: sanguinamento insolito dopo il rapporto sessuale, dolore nella zona lombare e sacrale, bruciore durante la minzione, dolori durante i rapporti sessuali.

 

Fino a qualche anno fa il tumore della cervice uterina era il più frequente tra le donne, ma la sua incidenza è scesa in modo netto proprio grazie agli esami di screening ampiamente adottati nei Paesi industrializzati, cioè il pap test e l’HPV DNA test. Oggi, a livello globale, rappresenta il 6,5% sul totale dei tumori diagnosticati alle donne. In Italia invece la sua incidenza è ancora più bassa, cioè l’1,3%. A riferire questi dati è la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.

 

In base alle cellule da cui prende origine, il tumore alla cervice uterina viene classificato in:

  • carcinoma a cellule squamose (circa l’80% dei casi);
  • adenocarcinoma (15% circa);
  • carcinoma adenosquamoso (3-5%).

Come gli altri tipi di tumore, inoltre, viene classificato in stadi – da I a IV – a seconda della sua gravità.

 

La scelta del trattamento dipende non soltanto dallo stadio della malattia al momento della diagnosi, ma anche dallo stato di salute generale della donna, dalla sua età e dalle sue esigenze.

 

Gli approcci terapeutici possibili sono:

  • Chirurgia: in uno stadio precoce si possono congelare o bruciare le cellule malate rispettivamente con il freddo (criochirurgia) o con il laser; se il timore è più diffuso nella cervice si opta per la conizzazione, cioè l’asportazione di un cono di tessuto; se il tumore è più esteso si rende necessario asportare l’utero (isterectomia).
  • Radioterapia in abbonamento alla brachiterapia (piccoli ovuli che emettono radiazioni inseriti nell’utero) e alla chemioterapia.
  • Chemioterapia per le forme più invasive e avanzate.
  • Un quarto possibile approccio è l’immunoterapia, ma oggi è ancora in fase di studio.