Rafano, come cucinarlo
Dalla "rafanata" lucana, alla famosa "salsa al cren", ecco come si cucina il rafano, una pianta speciale che viene dall'Europa dell'est e conquista per il suo sapore deciso, piccante e tutto invernale
Rafano, tutto in una pianta
Cren, rafano rusticano, barbaforte: vari sono i modi per chiamare una stessa pianta erbacea perenne originaria della Russia e dell'Europa orientale in genere, dove era nota già moltissimi anni fa.
Parente di cavolo, senape, rapa e rapanello, il rafano si usa in genere crudo, sia la radice, pronta in autunno, che le foglie più tenere da raccogliere in primavera, spontaneo o coltivato anche in Italia tra la pianura e le montagne del nord. Ma il rafano, forse non lo sapevate, si può consumare anche cotto.
Salutare e curativa, la radice (per meglio dire l'ipocotile) del rafano è stimolante per lo stomaco, antisettica per i polmoni e diuretica e benefica per l'apparato urinario.
La radice grattugiata è ottima anche per contrastare i sintomi da raffreddamento, quali raffreddore, influenza e catarro, e per tonificare in genere l'organismo.
Cosa contiene il rafano
Il rafano contiene vitamine ( vitamina C, vitamina B); sali minerali (calcio, mangesio e sodio); proteine e fibre. Il caratteristico e inconfondibile sapore del rafano, che ben si percepisce anche solo annusando la tipica pasta wasabi giapponese, che lo contiene ma nella versione verde orientale, è dato da un olio essenziale volatile e dal sentore piccante, composto da varie sostanze, che sono solfocianato di allile, solfocianato di fenilproprile, solfuro di diallile.
E' quindi bene sapere che 100 grammi di rafano apportano circa 20 calorie.
Attenzione: questo aroma così intenso può anche causare lacrimazione, irritazione alle congiuntive e alle mucose e cefalea, per cui bisogna stare attenti se se ne deve cucinare o pulire in grandi quantità. Viene sconsigliato il suo consumo in gravidanza.
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Come cucinare il rafano (e dove comprarlo)
Se vi state chiedendo dove comprare il rafano, sappiate che in italia non è così facilmente reperibile. Si può acquistare in certe bancarelle del nord, ipermercati ben forniti oppure si trova più facilmente on line.
La radice di rafano si può grattugiare a crudo, avendo cura di bagnarla poi con con succo fresco di limone, altrimenti annerisce all'aria. Si può aggiungere a insalate e misticanze, assieme a julienne di barbabietole, sedano o carote.
Si può anche consumare nella famosa "salsa al cren", per accompagnare pietanze e secondi piatti, ed è molto apprezzata in Veneto e in Ungheria; o ancora si usa grattugiare il rafano in modo molto fine per rendere più decisa una semplice maionese.
Le foglie più tenere e giovani del rafano si raccolgono a primavera per arricchire e dare sapore alle insalate. Si possono far crescere o acquistare dei saporiti germogli di rafano sempre da usare per rendere più decisi e originali certi piatti.
Il rafano si può anche grattugiare come aromatizzante finale sulla pasta al pomodoro, si può far cuocere assieme alle patate e ad altre verdure dal sapore morbido, per dare vita a vellutate invernali molto tonificanti e corroboranti, oppure si può usare per preparare tisane digestive e depurative.
Anche se al sud d'Italia non è tanto apprezzato, si ricorda la famosa "rafanata" lucana, una specie di frittata-tortilla al forno con rafano fresco grattugiato.
Il rafano fresco può essere conservato per qualche settimana in frigorifero, avvolto in un foglio di carta assorbente leggermente umido; si eliminano poi eventuali parti molli con un coltellino prima di usarlo. La radice di rafano può anche essere congelata.
Libro di riferimento: "Il Cren. Rafano rusticano o barbaforte" di Felice La Rocca, Giancarlo Chisci.
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