Gli effetti dei superalcolici
Quanto alcol c'è nei superalcolici? Che effetto fanno all'organismo? Quanto alcol ci vuole per alterare le condizioni psicofisiche di una persona adulta?
Gli effetti dannosi dell’alcol
L’alcol è una sostanza tossica per l’organismo e può causare diverse patologie, dalla cirrosi epatica al cancro. Non apporta nutrienti di nessun tipo, solo calorie, non ha dunque una funzione utile per l’organismo umano; anzi, al contrario, può causare danni molto seri a diversi organi, in particolare al fegato e al cervello.
L’alcol può provocare dipendenza ed in questo senso è addirittura più pericoloso di molte droghe illegali. I negativi effetti di superalcolici e di alcolici in generale non si esaurisco però qui. Secondo dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso di alcol è la causa di circa la metà di tutti gli incidenti: stradali, domestici, sul lavoro… e di oltre un terzo degli omicidi.
Quanto alcol c'è nei superalcolici
L'alcol, quando se ne abusa, fa male sempre, ma le bevande alcoliche non sono tutte uguali in termini qualitativi, o meglio, esistono modi intelligenti (e moderati) di bere. C’è infatti una grande differenza tra un bicchiere di vino o birra a tavola e il bere per ubriacarsi o fare un uso massiccio di superalcolici. Vino e birra, infatti, se assunti in modiche quantità e in condizioni di buona salute, possono apportare alcuni benefici all’organismo, che sono dovuti alle sostanze contenute negli ingredienti di cui sono composti, il resveratolo nel vino e lo xantumolo nella birra, tanto per fare due esempi concreti.
Si potrà obiettare che molti superalcolici nascono dalle stesse materie prime di vino e birra, ma non è la stessa cosa in quanto il contenuto di alcol dei superalcolici è, come dice il nome stesso, molto superiore rispetto a quello che si può trovare in un calice di vino o in un bicchiere di birra. Per comprendere la differenza che c’è tra queste bevande basta guardare quanti millilitri sono sufficienti per ognuna di esse per raggiungere un’unità alcolica, convenzionalmente considerata l’unità di misura per stabilire le dosi “sicure” di alcol che si possono assumere in una giornata.
Un’unità alcolica è pari a 12 grammi di alcol puro. Un uomo adulto può assumere in sicurezza due unità alcoliche nell’arco di 24 ore, mentre una donna adulta una sola unità. Si tratta di indicazioni puramente indicative in quanto la capacità di metabolizzare l’alcol dipende da diversi fattori, tra cui, per esempio, peso corporeo e stato di salute generale, ma si tratta comunque di una convenzione che ci aiuta a capire meglio come bere con intelligenza.
Quanto agli effetti dei superalcolici, basti pensare che con un solo bicchierino di un superalcolico da 40 ml si raggiunge l’unità alcolica; ovvero un quantitativo di alcol pari a quello contenuto in 125 ml di vino e in 330 ml di birra. Se poi si pensa che spesso i superalcolici vengono addizionati a bibite e bevande dolci o usati per la preparazione di cocktail stuzzicanti per il palato, se ne comprendono meglio i rischi nascosti.
L’alcol altera le condizioni psicofisiche
Ma quali sono gli effetti immediati dell’alcol sulle condizioni psicofisiche, in base alla quantità assunta? Eccone un elenco, tenendo presente che un tasso alcolemico di 0,5 g/l si raggiunge con circa due unità alcoliche nelle donne adulte e circa tre unità negli uomini adulti. I ragazzi sotto i 16 anni non dovrebbero consumare nemmeno dosi minime di alcol, in quanto gli enzimi che ne consentono la metabolizzazione, prima di quell’età, non sono ancora sviluppati.
- Con 0,5 g/l: riduzione della capacità di reazione, del campo visivo, della percezione degli stimoli luminosi e sonori
- Con 0,6 g/l: percezione ritardata di ostacoli e movimenti
- Con 0,7 g/l: riduzione del coordinamento dei movimenti legati alla guida
- Con 0,8 g/l: riduzione della capacità di valutazione delle distanze, delle traiettorie dei veicoli e degli ingombri
- 1 g/l: euforia, con disturbi motori che riducono l’equilibrio
- Oltre 1 g/l: confusione mentale, perdita totale della lucidità
La fonte di questi dati è l’Istituto superiore di sanità.
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