Cosmesi naturale: intervista a Pucci Romano, Skineco
Esiste una chimica “amica” della salute, della bellezza e dell'ambiente? Come possiamo orientarci nella scelta dei cosmetici? Ne abbiamo parlato con Pucci Romano, dermatologa e presidente di Skineco, Associazione Internazionale di Ecodermatologia.
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Nel mondo della cosmesi, siamo tutti alla ricerca di prodotti naturali, sani e al tempo stesso efficaci. Ma non è facile orientarci nella giungla di informazioni che ci vengono trasmesse dai media e dalla pubblicità, scegliendo in modo consapevole i prodotti più adatti alla nostra pelle.
Ne abbiamo parlato con una professionista che a questi temi ha dedicato la sua carriera: Pucci Romano, dermatologa e presidente di Skineco, Associazione Internazionale di Ecodermatologia.
Di solito pensiamo che, anche nella cosmesi, "naturale" significhi "buono" e "chimico" significhi "cattivo". Quanto c'è di vero?
Innanzitutto, dobbiamo ricordarci che noi siamo chimica. Tutto quello che facciamo risponde a reazioni chimiche, dal semplice respiro agli atti metabolici del nostro organismo. Se cuciniamo un uovo o mettiamo l'acqua in freezer, scateniamo una reazione chimica.
Poi, c'è chimica e chimica. In questi giorni si parla molto del disastro ambientale che incombe sulla nostra Terra, del quale siamo completamente responsabili. La chimica che manipoliamo male, violando le regole della sostenibilità e dell’etica, è la chimica nemica. Ma la chimica che rispetta i nostri parametri vitali è la chimica amica.
Non è un caso che il Nobel per la chimica quest'anno sia stato vinto dalla chimica verde. Se riusciremo a smaltire la plastica, che è un atto chimico malefico, lo farà la chimica. Ridiamo dignità alla chimica verde, alla chimica amica, alla chimica che rispetta l’ambiente e le persone.
In questo contesto si inserisce anche la cosmesi. Noi vogliamo che la chimica ci accompagni, in maniera sostenibile e dermocompatibile, a creare prodotti che abbiano veramente una funzione felice per la nostra pelle.
Sulla sicurezza dei cosmetici, quali sono le garanzie più importanti che ci offre la legge?
Skineco si dedica a un concetto che non era mai stato preso in considerazione, cioè la lunga distanza nell’esposizione a un prodotto.
Se io utilizzo una crema per dieci giorni l’anno, magari non è delle migliori ma non credo di dovermi preoccupare più di tanto per la mia salute. Ma cosa succede se la uso per vent'anni tutti i giorni?
Di recente Johnson & Johnson ha perso una causa con una signora, perché è stato dimostrato il nesso tra l'applicazione quotidiana del talco alle parti intime per circa vent'anni e la comparsa del cancro all'ovaio.
Detto questo, quanto siamo tutelati? Ovviamente c’è una normativa che disciplina la cosmesi. Nel 2013 è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo che ha inserito alcune allerte su determinate sostanze mutagene e cancerogene (una sostanza è mutagena se provoca mutazioni nel patrimonio genetico di una cellula, ndr).
Quello che è importante sottolineare è che non esiste un sicuro per legge. Se una sostanza è approvata ciò significa che in questo momento in linea di massima possiamo stare tranquilli, ma magari nel corso degli anni può creare qualche problema.
Quindi la differenza tra "consentito" e "sicuro" sta nel periodo di osservazione?
Faccio un esempio pratico. Secondo un movimento culturale che si è affermato negli ultimi anni, bisogna inserire un fotoprotettore nella normale skincare di tutti i giorni. Oggi, per le creme in commercio, contenere un fattore di protezione è un vanto.
Ecco, se ci sono prodotti che nella lunga distanza possono dare dei problemi, questi sono proprio i filtri chimici. Tant'è vero che è stato aperto un tavolo di lavoro sui perturbatori endocrini, cioè le sostanze che interferiscono nelle nostre attività ormonali.
Guarda caso, la maggior parte di queste sostanze sono presenti nei filtri solari. Insomma, un conto è mettersi il filtro solare 20 giorni l'anno quando si va al mare, un conto è metterlo tutti i giorni.
In questo periodo si presta molta attenzione ai filtri solari, tant’è che alcune aziende stanno iniziando a eliminare determinate sostanze delle formulazioni.
Anche qui si è rivelato vincente il link tra pelle e ambiente: quello che fa bene alla pelle fa bene all’ambiente, e viceversa. La scoperta dei perturbatori endocrini è nata proprio dall’osservazione della barriera corallina.
Da qui, il concetto di "ecodermocompatibilità"...
Il concetto di ecodermocompatibilità è la nostra originalità, perché per la prima volta abbiamo coniugato due dimensioni: i cosmetici devono fare bene sia alla salute sia all'ambiente.
Ben venga il packaging biodegradabile, ma non possiamo dimenticarci della crema che sta al suo interno: è veramente affine alla pelle? Lavora bene? Mantiene la sua promessa?
Di cosa si occupa Skineco?
Skineco non è un ente certificatore, ma un team di addetti ai lavori che mettono a disposizione la propria competenza e la propria esperienza.
Noi ci battiamo per creare sinergie tra tutti coloro che ruotano attorno al pianeta "pelle". Se produci una crema idratante, conosci il film idrolipidico? Conosci i disturbi del microbiota della pelle? Sai che cosa può fare un grasso vegetale invece che un grasso minerale? Questa è la nostra mission.
Abbiamo aperto le nostre porte alle aziende che hanno voglia di cambiamento. Anche se i loro prodotti non sono ancora al 100% come li vorremmo, le aiutiamo a cominciare un percorso di ravvedimento.
Avete incontrato aziende pronte a mettersi in discussione?
Skineco è stata fondata nel 2008, undici anni fa. All'inizio venivamo guardati come mosche bianche, a volte addirittura irrisi. Abbiamo fatto un po' fatica a essere presi in considerazione, sia dalle aziende sia dai dermatologi.
Ma a mio parere siamo riusciti a interpretare un atteggiamento che si stava diffondendo: la voglia di essere tutelati a 360 gradi.
Soprattutto, abbiamo capito che la bellezza passa per la salute. I cosiddetti millennials non rincorrono la seduzione a tutti i costi, ma vogliono sentirsi sani e tutelati, anche attraverso una semplice crema.
Oggi il consumatore è cambiato, è acculturato, vuole delle risposte. È nato un movimento e noi siamo riusciti a coglierlo.
Per i consumatori avete lanciato un'app, EcoBioControl. Come funziona?
Il compito più difficile è proprio quello di tutelare il consumatore: l'unica strada è quella di formarlo e trasmettergli conoscenze. Per giunta, nel campo della cosmesi alcuni argomenti (come la lettura dell'Inci) sono un po' complicati.
Abbiamo quindi sentito la necessità di avere uno strumento che facilitasse la vita a chi voleva sentirsi più tranquillo. Uno dei pilastri di Skineco (Fabrizio Zago), dopo aver catalogato migliaia di sostanze, ha trasferito i frutti di una vita di lavoro nell'app EcoBioControl,
Ora chiunque, senza essere uno scienziato né un chimico, può valutare la qualità del prodotti che acquista grazie a questa app che assegna una valutazione a semaforo alla loro composizione.
Oltre al bollino verde, giallo e rosso, c'è anche il bollino nero, che indica la presenza di sostanze che un tempo erano approvate ma poi sono state vietate.
Da consumatori, quali sono le diciture e le promesse di cui dobbiamo diffidare?
Intanto, nessun cosmetico può cambiare le sorti della nostra pelle in maniera radicale. Il cosmetico onesto non si sostituisce alla pelle ma la mette nelle condizioni di svolgere le sue funzioni.
La pelle, infatti, sa fare benissimo il suo lavoro. Cercare di violarla è una strategia che, alla lunga, non paga. Molto più efficace è usare un prodotto che rispetti il film idrolipidico, che lo aiuti a riformarsi, che non alteri l'equilibrio dei nostri germi buoni, che metta in moto le reazioni naturali e così via.
Ovviamente a vent'anni è tutto più facile, non possiamo aspettarci che un cosmetico ci faccia ringiovanire per miracolo!
Insomma, la pelle è un amico, non un nemico.
Certo, la pelle va rispettata e messa nelle condizioni di stare bene.
Faccio un altro esempio. Mi sono divertita a contraddire strato per strato la piramide dello skincare lanciata dai dermatologi americani: alla base hanno messo i filtri solari, poi i retinoidi (che non sono nemmeno cosmetici a pieno titolo, perché rientrano quasi nell'ambito del farmaco).
La mia piramide invece parte dalla detergenza, che è il primo atto d'amore per la pelle. Il secondo strato è costuito dai "normalizzanti": è una definizione che preferisco rispetto a quella di "antirughe", perché il cosmetico mette in ordine ciò che non sta funzionando e agisce dove ce n'è bisogno.
Ho ricevuto feedback molto positivi anche da parte di consumatori americani, che hanno apprezzato questa variazione sul tema!
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