Trigliceridi, cosa sono?

I trigliceridi sono lipidi che restano immagazzinati nell’adipe per poi essere impiegati come fonte di energia quando necessario. I loro livelli vanno tenuti sotto controllo, per evitare una serie di conseguenze sulla salute.

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Trigliceridi, cosa sono? 

Ci sono termini medici che abbiamo sentito nominare innumerevoli volte, senza però avere l’opportunità di approfondirne davvero il significato. Almeno finché il problema non ci tocca in prima persona.
Senza dubbio, di questa categoria fanno parte i trigliceridi.

 

Quando noi mangiamo cibi che contengono grassi, il nostro corpo li scompone in acidi grassi e glicerolo. Dopodiché esse si ricompongono: ed è proprio legando una molecola di glicerolo a tre molecole di acidi grassi che otteniamo i trigliceridi, cioè lipidi che restano immagazzinati nell’adipe per poi essere impiegati come fonte di energia quando necessario.

 

Funzione dei trigliceridi

Siamo abituati a pensare che i trigliceridi siano di per sé un problema, ma in realtà svolgono funzioni fondamentali per il corpo umano:

  • Forniscono energia agli organi e ai tessuti;
  • sono le scorte di energia a cui attingere in caso di digiuno;
  • isolano a livello termico i tessuti e gli organi interni;
  • formano una sorta di cuscinetto che protegge l’organismo dagli urti;
  • favoriscono l’assorbimento delle vitamine liposolubili.

 

Esami clinici: la trigliceridemia

Finché si mantengono su livelli corretti, dunque, questi lipidi contribuiscono alle normali funzioni del nostro organismo. Visto però che i trigliceridi alti sono pericolosi, è bene tenerli periodicamente sotto controllo attraverso un esame chiamato trigliceridemia

 

Si tratta di una semplice analisi del sangue prescritta solitamente dal medico di base. Si esegue con un prelievo venoso, a digiuno da almeno 12 ore, preferibilmente dopo avere consumato un pasto leggero la sera prima.

 

L’analisi dei lipidi (dunque trigliceridi e colesterolo) andrebbe eseguita per la prima volta entro i vent’anni, soprattutto se c’è familiarità con patologie cardiovascolari insorte in giovane età. Dopodiché, è consigliato ogni cinque anni per adulti in salute e più di frequente in presenza di valori alterati, diabete o altre patologie e fattori di rischio.

 

Valori normali

Vediamo ora quali sono i valori normali dei trigliceridi per età.

 

Per gli adulti in buona salute, i valori ottimali sono compresi fra i 50 e i 100 mg/dl (milligrammi per decilitro) e sono considerati normali fino a 150 mg/dl. Se i trigliceridi sono compresi fra i 150 e i 200 mg/dl, sono considerati borderline (al limite); sopra i 200 sono alti e se superano i 400 sono ritenuti altissimi.

 

Per bambini e ragazzi fino a 17 anni i valori desiderabili sono più bassi, cioè inferiori a 90 mg/dl. Fra i 90 e i 129 mg/dl sono ritenuti borderline e se superano i 130 sono ritenuti alti.

 

Trigliceridi alti e cause

A cosa è dovuto l'aumento dei trigliceridi? Il motivo più comune è una dieta troppo ricca di grassi saturi, zuccheri e carboidrati raffinati: questo eccesso di calorie viene convertito in trigliceridi che si accumulano nel tessuto adiposo. Anche l’alcool, se consumato abitualmente e in grandi quantità, può portare a un accumulo di trigliceridi nel sangue.

 

Tra le cause dei trigliceridi alti ci sono anche disturbi come:

  • Diabete di tipo 2, perché la resistenza all'insulina stimola la produzione di trigliceridi e compromette la capacità dell’organismo di rimuoverli dal sangue;
  • ipotiroidismo;
  • sindrome metabolica;
  • alcune malattie renali.

 

Di solito i trigliceridi alti non causano sintomi visibili: solo se i valori sono eccezionalmente elevati (ma si parla di 1000 mg/dl, dieci volte quelli consigliati) la persona può avere la pelle giallastra, forti dolori addominali, anomalie a carico degli occhi e fegato e milza ingrossati.

 

Sebbene non siano visibili a occhio nudo, però, le conseguenze dei trigliceridi alti sono molto serie. Sono infatti tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, come l'aterosclerosi che può portare ad infarti e ictus. Questo perché i trigliceridi si depositano sulle pareti delle arterie, facendo restringere i vasi sanguigni e ostacolando il flusso ematico. 

 

Trigliceridi bassi

Finora abbiamo parlato di trigliceridi alti, ma cosa succede se sono troppo bassi? Di norma, non è un problema. Se però i valori sono davvero esigui e vanno di pari passo con altre anomalie nelle analisi del sangue, possono essere la spia di forti carenze alimentari.

 

Di solito, l’ipotrigliceridemia si riscontra anche con persone affette da ipertiroidismo, disordini metabolici, problemi al fegato, celiachia e altre condizioni che compromettono il normale assorbimento intestinale.

 

Metabolismo

I trigliceridi sono dei lipidi, ossia dei grassi, complessi costituiti da glicerolo e acidi grassi. Sono i grassi più abbondanti tra quelli che si possono trovare negli alimenti e nel corpo umano, all'interno del quale vengono immagazzinati in grande quantità all'interno del tessuto adiposo come riserva energetica”, spiega il dottor Andrea Annoni, medico radiologo responsabile di U.S. Radiologia Body del dipartimento di Cardiologia peri-operatoria e imaging cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano.

 

Per soddisfare il suo bisogno energetico di riserva il nostro organismo è in grado, attraverso un complesso meccanismo, di convertire in trigliceridi i grassi e gli zuccheri che vengono assunti con l’alimentazione. Ecco perché esiste una correlazione diretta tra le quantità di grassi e zuccheri che assumiamo con la nostra dieta ed il livello di trigliceridi, dato che è ormai universalmente considerato come un marker della nostra salute metabolica, assieme al valore del colesterolo totale e delle sue frazioni (colesterolo HDL e colesterolo LDL, generalmente noti rispettivamente come colesterolo“buono” e “cattivo”)”, continua. 

 

Livelli troppo elevati di trigliceridi nel sangue possono indicare diverse condizioni ad esempio legate a una predisposizione genetica, sindromi metaboliche, diabete mellito tipo 2, patologie endocrine o ad abitudini alimentari scorrette. Per esempio è stata dimostrata una forte correlazione tra alti livelli di trigliceridi, obesità, abuso di alcool e sedentarietà. Il rischio deriva dal fatto che l’ipertigliceridemia è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari favorendo l’insorgenza e lo sviluppo di aterosclerosi con conseguente rischio di infarto miocardico e ictus cerebrale”.

 

Trigliceridi e colesterolo 

Che differenza c'è tra trigliceridi e colesterolo? Spesso questi due termini vengono menzionati insieme, perché entrambi sono lipidi (cioè grassi) presenti nel sangue, ma hanno caratteristiche e funzioni leggermente diverse.

 

Come ricordato, i trigliceridi sono fonti di energia immagazzinate nel tessuto adiposo e immediatamente disponibili. Vengono sintetizzati nel fegato e nell'intestino tenue, ma possono anche provenire dalla dieta, in particolare se l'assunzione di grassi e carboidrati è eccessiva. Se sono presenti in quantità troppo elevate, possono favorire malattie cardiovascolari.

 

Il colesterolo invece è una sostanza cerosa che viene prodotta dal fegato e si trova anche in alcuni alimenti di origine animale. Tra le sue funzioni c’è la produzione di ormoni steroidei, la sintesi della vitamina D e la costituzione delle membrane cellulari. 

 

Circolando nel sangue e legandosi alle proteine, forma le lipoproteine:

  • Lipoproteine a bassa densità (LDL) formano placche che fanno ispessire e indurire le pareti delle arterie, aumentando il rischio di malattie cardiache (si parla infatti di "colesterolo cattivo"); 
  • lipoproteine ad alta densità (HDL) svolgono un ruolo protettivo perché trasportano il colesterolo in eccesso dalle arterie al fegato, facendo sì che venga eliminato (sono il cosiddetto "colesterolo buono").

 

Dieta e trigliceridi

Cosa bisogna fare per abbassare i trigliceridi alti? Come prima cosa, seguire un regime alimentare sano ed equilibrato. Vediamo dunque quali sono gli alimenti che fanno salire i trigliceridi:

  • Grassi saturi presenti soprattutto in alimenti di origine animale come carne rossa, burro, formaggio e panna;
  • zuccheri e carboidrati raffinati come dolci, bibite zuccherate, pane bianco, pasta non integrale;
  • alcolici e superalcolici;
  • grassi trans presenti in alimenti trasformati, snack, cibi fritti, margarina e prodotti da forno; 
  • alimenti ad alto contenuto calorico e poveri di nutrienti, come patatine fritte, gelati, piatti da fast food;
  • carboidrati a rapido assorbimento come riso bianco, pane bianco e cereali zuccherati.

 

Abbiamo visto quali sono i cibi da evitare per i trigliceridi alti, ma uno stile di vita sano è molto di più di un lungo elenco di divieti. Domande comesi può mangiare la pizza con i trigliceridi alti?hanno un senso relativo: chiaramente la pizza è un alimento ipercalorico, ma può essere un’eccezione alla regola nell’ambito di una dieta mediterranea povera di grassi, ricca di fibre, frutta e verdura di stagione e accompagnata da un regolare esercizio fisico.

 

Una curiosità: di recente è stato condotto uno studio su caffè e trigliceridi alti da cui emerge un effetto benefico da parte della caffeina. Si tratta però di risultati ancora preliminari, da verificare attraverso i test sugli esseri umani.

 

I farmaci

Per conoscere il livello dei trigliceridi nel sangue basta sottoporsi ad un normale esame del sangue (cercando di mantenere un adeguato digiuno di almeno 12 ore prima del prelievo ed evitando eccessi gastronomici o alcolici la sera prima per non falsare i risultati). I valori compresi tra 150 e i 500 mg/dl sono quelli più diffusi nella popolazione che presenta ipertrigliceridemia e sono quelli in cui va considerato un incremento del rischio cardiovascolare”, spiega il dottor Andrea Annoni

 

Il trattamento deve partire da una modifica dello stile di vita, ossia da quello che possiamo controllare direttamente con una dieta sana e dell’attività fisica cercando di perdere il peso in eccesso. Una corretta gestione dovrebbe comunque includere una valutazione cardiologica o da uno specialista in grado di tracciare un esatto profilo lipidico e un monitoraggio dei valori dei trigliceridi dopo un periodo di prova, dopo il quale, se gli esami del dovessero rilevare livelli ancora troppo alti, è utile passare ad un trattamento farmacologico, soprattutto per quei pazienti con anamnesi positiva per patologia genetiche familiari come per esempio le dislipidemie”.

 

Ma quali sono le principali tipologie di farmaci? Risponde il dottor Annoni:

  • Acidi grassi polinsaturi Omega-3. “Hanno dimostrato un’ottima azione sia nella prevenzione del rischio cardiovascolare che nella prevenzione delle pancreatite determinando un miglioramento dei valori di tutti lipidi mediante la riduzione delle VLDL, le lipoproteine, che veicolano i lipidi dal fegato ai tessuti periferici, la riduzione della sintesi delle LDL (colesterolo cattivo) e l’aumento delle HDL (colesterolo buono)”, spiega.
  • Statine. “Tra i farmaci più utilizzati grazie alla loro capacità di ridurre il colesterolo LDL (colesterolo cattivo) e i livelli di trigliceridi, inibendo un enzima chiave produzione del colesterolo nel fegato portando quindi a una riduzione del colesterolo endogeno, ossia prodotto dal nostro organismo. Molti studi hanno inoltre dimostrato come le statine siano in grado di stabilizzare e ridurre le placche ateromasiche già presenti nei vasi arteriosi ricoprendo quindi un notevole nella prevenzione cardio-vascolare”.
  • Fibrati. “Possono essere considerati come il trattamento più efficace in quanto in grado di ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue molto più del colesterolo, riducendo le lipoproteine contenenti principalmente trigliceridi, che trasportano i lipidi ai tessuti periferici e aumentando moderatamente le HDL (colesterolo buono)”, continua il dottor Andrea Annoni.
  • Sequestranti gli acidi biliari. “Sono farmaci che agiscono inibendo il riassorbimento di una quota di acidi biliari rimossi dalla circolazione enteroepatica e possono essere utilizzati in associazione con statine o da soli nei soggetti intolleranti alle statine”.


Ovviamente va ribadito e sottolineato che questi farmaci vanno assunti su indicazione di un medico specialista per un corretto utilizzo e dosaggio”, conclude.