Il legame tra creatività e movimento del corpo
È questione di ritmo. È questione di respirazione. Postura, ironia e mente libera. Ecco cosa unisce le discipline motorie e la creatività. Intervistiamo Elisa Cappelli, creatrice di Filo Fluido, progetto che unisce la propriocezione e la scrittura, le arti performative e l'allenamento di tutti i distretti muscolari, specie del centro addominale
Quando si va in palestra non si pensa a una frase di un libro. Quando si suda non si può essere intellettuali. Quando si tonifica un muscolo che fine fanno quel serbatoio incredibile di creatività che sono le emozioni?
Ne parliamo insieme a Elisa Cappelli, insegnante di arti marziali interne e istruttrice di Pilates.
Da sempre unisce la pratica motoria a quella performativa e narrativa, è una "penna" di Cure-naturali.it fin dagli albori del sito ed è "mamma" del progetto Filo Fluido.
Perché il movimento è vicino alla creatività?
Creiamo quando insistiamo su qualcosa senza che l'aspettativa circa l'esito compaia. Creiamo quando non perdiamo leggerezza nella mente. Creiamo quando ripetiamo ma ogni volta è nuovo. Anche nel movimento autentico si riproducono questi parametri.
Due dei principi fondamentali del Pilates sono: integrazione nel movimento e concentrazione. Vale lo stesso anche per la pratica del qi gong, che ha comunque una radice culturale molto differente. Credo ci sia un punto in cui ogni cosa converge. Il movimento e la creatività si nutrono a vicenda e convergono in un luogo che chiameremo "svuotamento". Che accoglie un po' di pieno, come il Tao comanda.
Quali sono le discipline che possono favorire un modo di scrivere e di creare autentico?
Posso parlare di quelle che ho praticato e studiato approfonditamente lungo il cammino. Per molti anni ho praticato yoga e in effetti con lo yoga la mia scrittura diventava come limpida, andava in profondità. Ma sfiorava l'autismo. Uno potrebbe dire: la scrittura è sempre autistica. Nemmeno per sogno.
La scrittura va portata, detta, sentita, messa in relazione, predisposta a farsi veicolo dei sogni, delle storie, delle relazioni. C'è nel tai chi chuan uno studio di spinta con le mani che presuppone un lavoro a coppia detto tui shou.
Ecco, quando pratico tui shou torno nella relazione, nel sentire "di che materiale è fatto l'altro/a". Non mi dimentico. Mi ricordo. Non sei solo tu con il tuo tappettino, sei tu con l'altro, che cerchi di deviare, assecondare, spingere, da cui vuoi ritirarti, che vuoi sbilanciare. Nei principi della pratica marziale dolce interna c'è la trasformazione. E scrivere ora, scrivere ora qualcosa di autentico è farsi "alchimisti della nuova generazione", come direbbe Andrea Zurlini.
Poi, camminare è l'atto bilaterale che aiuta la creatività, ma lasciate a casa i cellulari. Anche fare Pilates aiuta. Con un centro addominale forte si scrive meglio, ma nei criss-cross e nei teasers e in esercizi simili attenzione a non sovraccaricare il tratto cervicale.
Ah, dimenticavo due discipline fondamentali: dormire. Io la considero una disciplina, dal latino discere, imparare. E nei sogni impari talmente tante cose su te stessa/o... Infine: meditare, praticare la disciplina di entrare nella caverna del cuore.
L'attività fisica che stimola la nostra creatività
La postura influisce su come si scrive?
Pensa alla distanza tra bacino e occipite. Pensa alle quattro curve fisiologiche della schiena. Pensa a tutta l'armonia che abbiamo in corpo. Lavorare per mantenerla significa provvedere anche a un'evoluzione armonica di quel che si produce.
Cosa distingue un creativo vero da uno pseudoartista?
Ho lavorato in New Mexico accanto a una movimentoterapeuta, Naomi Milne, e un chiropratico, Mark Jensen. Entrambi creavano mentre svolgevano il proprio lavoro, la prima durante le classi e il secondo durante i trattamenti. Creavano aperture per indurre il corpo al suo naturale equilibrio. Creavano possibilità in corpi anche di persone che possibilità non ne vedevano più. Quindi ho imparato una cosa: che la creatività ha a che fare con la magia, con l'ignoto, con l'ironia.
Nel movimento è la stessa cosa: ci vogliono queste tre componenti e la volontà di rimanere creativi in ogni gesto. Ad esempio: c'è stato il terremoto nella regione in cui sono nata, molto forte, niente in confronto al 1997. Nei giorni successivi c'è stata tanta paura in giro, si avvertiva, entrava nei pori. Ho continuato con sforzo nelle attività quotidiane ma soprattutto ho ballato tanto nella mia stanza, ma tanto, e molta meditazione dinamica e discrete volte mi son trovata a fare la forma tai chi chuan detta Laoja a orari improbabili. Tutto per alzare l'energia, ma senza aspettativa. Affidandomi a una specie di magia, ignoto, ironia. Me lo ha insegnato il mio più grande maestro: le emozioni negative si lavorano attraverso il movimento. E ho una fede incrollabile in questo.
Cos'è Filo Fluido?
Dovresti chiederlo agli allievi dell'Accademia Cassiopea cui sto insegnando a Roma. Dovresti chiederlo a chi ha partecipato e partecipa ai miei seminari alcuni dei quali sono alla Libreria Teatro Tlon a Roma e al Centro Yantra di Palermo, tutti luoghi molto speciali che hanno creduto in un progetto forse anche prima che io lo vedessi concretizzarsi.
Ti posso dire che non ho inventato niente. Ho solo messo le discipline motorie che conosco (Tai chi chuan, Pilates) a servizio di un training che è anche espressivo (ho studiato molto da autodidatta prima e a Holstebro poi il training dell'Odin).
Perché? Perché vedevo la gente di scuole olistiche totalmente identificata in un ideale di sé e pure io ci stavo finendo, tutti con le emozioni attorcigliate nel sigma dell'intestino e allo stesso modo vedevo i perfomers e gli attori e le attrici con cui lavoravo molto fragili incapaci di andare dentro.
A chi si rivolge?
A tutti. A chi agisce. Non a chi recita. Recitare significa ripetere, una noia. Agire significa fare, spingere, operare. Se diventiamo artisti in questo, saremo gentili, rivolti al dentro, disponibili, attenti e, in generale, meno assorbiti dal chiacchiericcio mentale.
Un libro e una comprensione a livello motorio che ti hanno cambiato la vita.
Il libro è Catching the big fish di David Lynch, lo trovai in un negozio di libri usati a New York. Il libro ti spiega quanto è essenziale andare a fondo, entrare dentro di sé in profondità. Per fare cosa? Per pescare i pesci grossi. Un testo che mi ha cambiato la vita, mi ha fatto capire quanto fossi "mangiata" continuamente dagli stimoli esterni. E ancora ci sto lavorando...
La comprensione a livello motorio è che ogni infortunio, se ci si riesce, non lo si dovrebbe maledire. Ti apre vie che capisci solo dopo. Per il resto, Joseph Pilates ha detto tutto: Per ottenere i massimi risultati nel campo di applicazione delle nostre capacità in tutte le sfere della vita dobbiamo costantemente sforzarci di mantenere il corpo sano e forte, e sviluppare la nostra mente fino ai limiti della sua capacità. E ha anche detto che la cosa più importante è imparare a respirare correttamente e che abbiamo una sola colonna vertebrale per tutta la vita, quindi occorre averne cura. Mi pare sia assai...
Scopri le origini del pilates
Immagine | Arianna Tondo