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Una statua che affoga contro i cambiamenti climatici

Nelle acque del fiume Nervión, a Bilbao, c’è la statua di una ragazza che affoga. Così l’artista messicano iperrealista Ruben Orozco ci esorta ad agire contro i cambiamenti climatici.

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©Ruben Orozco

Bihair, l’opera iperrealista di Ruben Orozco a Bilbao

A prima vista, ci sarà anche chi ha cacciato un urlo notando il volto di una ragazza che affiorava dalle acque del fiume Nervión, che attraversa la città spagnola di Bilbao. Per fortuna, nessuno stava davvero annegando: si trattava solo di una statua, posizionata lì a sorpresa a metà settembre.

 

Uno spavento, sì, ma per una buona causa. L’installazione, infatti, porta la firma dell’artista messicano iperrealista Ruben Orozco ed è un appello ad agire contro un’emergenza che rischia di farci finire letteralmente sott’acqua: i cambiamenti climatici. Il titolo, non a caso, è Bihair, “domani” in lingua basca.

 

L’opera è finanziata dalla fundación BBK, che fa capo all’omonima banca spagnola. Durante il giorno la statua in vetroresina da 120 chili viene sommersa e riemerge a seconda delle correnti, come metafora di ciò che potrebbe accadere “se continuassimo a puntare su modelli insostenibili”, fa sapere la fondazione. L’immagine insomma è forte, ma si pone un obiettivo ben preciso: far capire alle persone che “le nostre azioni possono farci affondare o tenerci a galla”, spiega l’artista alla stampa. 

 

Perché è difficile capire i cambiamenti climatici

Di cambiamenti climatici ormai sentiamo parlare ogni giorno, ma è vero anche che questi fenomeni non sono così facili da afferrare per noi persone comuni. Perché si svolgono su un arco di tempo di decenni, non di giorni; perché i rapporti causa-effetto ci sono, ma non li vediamo a occhio nudo; perché si spiegano con concetti di carattere scientifico che non tutti padroneggiano. 

 

Il secondo passaggio, anch’esso tutt’altro che scontato, è quello di tradurre la consapevolezza in azione. Lo stile di vita con cui siamo cresciuti è all’insegna del consumismo, del “prendi, consuma e butta”. Siamo pronti a viaggiare in aereo più di rado? A farci durare un cappotto stagione dopo stagione, invece di conservarne decine nell’armadio? A mangiare meno carne e cibi industriali?

 

Ecco perché l’arte diventa preziosa: perché sa tradurre questi princìpi in immagini che ci colpiscono nel profondo, esortandoci all’azione.

 

Quando l’arte crea consapevolezza sulla crisi climatica

Diversi artisti hanno raccolto l’appello. Il brasiliano Mundano, per esempio, ha usato le ceneri degli alberi dell’Amazzonia per dipingere un murale che raffigura un vigile del fuoco che si staglia in una foresta ormai distrutta. Il suo murale si può ammirare nella città di San Paolo. 

 

Chris Jordan, di Atlanta, si scaglia invece contro i consumi sfrenati insiti nella mentalità statunitense. Da qui i suoi impressionanti ammassi di microchip, smartphone usati, caricabatterie, cavi. 

 

Javier Contrada invece nel 2018 ha dipinto dei cartelli e li ha posizionati di fronte alle case della sua città, Miami. Su ciascuno di essi c’è un numero: indica di quanto dovrà potrà crescere ancora il livello del mare prima che l’edificio venga completamente sommerso.

 

Di esempi, da un capo all’altro del Pianeta, ce ne sono a bizzeffe. E altri ne arriveranno. A noi il compito di comprendere il senso profondo di queste opere e farne tesoro.