Yoga: cos’è il Vedanta
Conoscere il Vedanta significa comprendere il vero ruolo della meditazione nelle pratiche yoga. Difficile conoscere lo yoga senza conoscere il Vedanta.
Veda e Vedanta sono due termini che ricorrono con grande frequenza nei circoli di yoga e negli ambienti influenzati dall’induismo e dalla cultura indiana in generale. Ma che cos’è il Vedanta?
E perché dovrebbe essere interessante per chi pratica yoga? Risaliamo per un attimo alle più antiche origini dello yoga e ripercorriamo velocemente e a grandi linee la sua evoluzione per capire l’importanza del Vedanta.
Le origini dello yoga e del Vedanta
Lo yoga ha origini ancestrali che si perdono nella notte dei tempi, legate ad antichi culti sciamanici e a pratiche psicofisiche collegate allo sviluppo di un’energia sottile che nei millenni sono andate a celarsi nelle pratiche occulte e nel tantra piu’ puro.
Era un’epoca arcaica, nella quale nessuna vera filosofia si era ancora sviluppata e il linguaggio yogico e spirituale era fortemente simbolico.
L’intuizione, più che il pensiero, era lo strumento dominante della psiche umana e tutta la mitologia vedica ruotava attorno al simbolismo della rinascita del Sole come metafora delle dinamiche interiori e universali.
La poesia mistica era lo strumento principale di tale processo e lo yoga non aveva ancora connotazioni filosofiche. Ma col mutare dei tempi, il pensiero prese a svilupparsi sempre di più rimpiazzando l’intuizione mistica, e la filosofia cominciò a prendere il posto dei mantra ispirati.
Cio’ condusse alla creazione delle Upanishad, testi di speculazione filosofica basati sui Veda, di cui rappresentano l’appendice finale. Non per niente letteralmente Vedanta significa “fine dei Veda”.
E’ proprio col Vedanta e con lo sviluppo del pensiero che gli yogi cominciarono a integrare gli esercizi meditativi alle pratiche energetiche dello yoga psicofisico.
Notarono che riflettendo e meditando sui versi vedici e vedantici, potevano andare oltre gli opposti, oltre i paradossi, e sfociare con la mente nello spirito dove tutto è uno fuori dal tempo e dallo spazio. Proprio grazie a questo periodo, yoga e meditazione sono divenuti termini inscindibili.
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Il Vedanta, il tantra e gli yoga moderni
Il Vedanta è quindi filosofia metafisica applicata alle intuizioni spirituali dello yoga, è considerata una delle sei scuole ortodosse induiste, assieme a Nyaya o scuola di logica, Vaishesika o scuola atomista, Samkhya o scuola analitica, Yoga o psicologia trasformativa e Mimansha o scuola di esegesi vedica.
Grazie al Vedanta quindi, tutte le verità decantate in linee generali e in termini poetici nei Veda, assumono una chiara forma mentale, ed ognuna di essa viene portata ai massimi estremi logici e filosofici.
Oltre alle Upanishad, si considerano parte della scuola vedantica la Bhagavad Gita e il Brahma Sutra. C’è da dire che nel suo slancio filosofico il movimento vedantico si distaccò completamente dalla parte psicofisica ed occulta dello yoga, che andò a confluire nel Tantra.
Se infatti il Tantra considera la materia come scrigno segreto della divinità assopita, il Vedanta si proietta sul polo opposto, sulla coscienza testimone interiore totalmente distaccata, affermando che la natura è un coacervo di automatismi e che solo la realizzazione del puro Sé può condurre all’esperienza del Divino.
Questi due movimenti, che nell’oscurità dei versi vedici erano uno, si divisero in modo inconciliabile creando due scuole vigorose e dai molti frutti spirituali.
Ancora oggi la gran parte degli yoga praticati appartengono alla scuola vedantina e includono esercizi come meditazione, concentrazione e contemplazione, nonché conoscenza dei testi yogici postvedici nei quali cercare una verità basata sul culto della conoscenza del Sé.
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