Intolleranze alimentari: quali sono e come riconoscerle
Andiamo alla scoperta delle più diffuse intolleranzi alimentari: intolleranza al lattosio, morbo celiaco, favismo.
Quali sono le intolleranze alimentari più comuni, quali sintomi provocano, come vengono diagnosticate e come si curano: intolleranza al lattosio, morbo celiaco e favismo.
Intollerante alimentari: l’intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio è la più frequente intolleranza alimentare, con un’incidenza del 50% nelle popolazioni del Mediterraneo che arriva all’80-95% nelle persone di colore.
L’intolleranza al lattosio è generalmente causata dalla perdita progressiva dell’attività lattasica.
Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati; è un disaccaride composto da galattosio e glucosio che, per essere assorbito, deve essere scisso nell’intestino da un enzima denominato lattasi: questo enzima diminuisce con l’aumentare dell’età e nell’adulto l’attività lattasica è ridotta al 5-10% rispetto alla nascita.
Un deficit di lattasi comporta la mancata scissione del lattosio in glucosio e galattosio: il lattosio non digerito viene fermentato dalla flora batterica intestinale provocando diarrea e meteorismo.
Più raramente l’intolleranza al lattosio può essere congenita oppure secondaria a un danno intestinale dovuto a processi infettivi o infiammatori.
Il test diagnostico che evidenzia la carenza dell’enzima e la conseguente intolleranza al lattosio è il breath test - test del respiro - che serve a misurare la concentrazione di protoni nel fiato: i protoni sono il risultato dell’attività fermentativa della flora intestinale.
Per non incorrere nei sintomi provocati dall’intolleranza al lattosio è necessario escludere gli alimenti che contengono lattosio, prestando attenzione alle fonti di lattosio nascoste: il lattosio infatti può essere presente anche in salumi, cioccolato, pane e cibi precotti. Occorre dunque sostituire il latte con alternative vegetali come il latte di soia, cocco, mandorle o riso e leggere con attenzione le etichette degli alimenti che si acquistano al supermercato.
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Intolleranze alimentari: il morbo celiaco
Il morbo celiaco, o celiachia, è un’altra intolleranza abbastanza frequente conosciuta anche come intolleranza al glutine. Il glutine è la frazione proteica di frumento, orzo, segale, avena, farro, kamut, triticale; è composto da gliadina e gluteina e l’intolleranza al glutine è un’intolleranza cronica alla gliadina.
Il morbo celiaco causa lesioni alla mucosa intestinale e atrofia parziale o totale dei villi intestinali, provocando diarrea, malassorbimento e anemia.
L’iter per diagnosticare l’intolleranza al glutine consiste in un esame obiettivo per valutare disturbi di assorbimento, test sierologici per misurare la presenza nel sangue di anticorpi alla gliadina e biopsia intestinale per valutare il danno ai villi.
Quando viene diagnosticato il morbo celiaco, la cura consiste nell’evitare tutti gli alimenti che contengono glutine: oltre ai cereali già citati, occorre prestare attenzione al glutine presente in altri alimenti, tra cui birra, prodotti impanati, formaggi fusi, dadi, salsa di soia e salse in generale, pasta di cacao.
È bene quindi leggere con attenzione le etichette dei cibi, evitare salse, condimenti, birra e additivi alimentari - la CE ha stabilito che la presenza di glutine deve essere segnalata sulla confezione degli alimenti - e prestare attenzione anche alla contaminazione di utensili e superfici destinate alla preparazione dei cibi, olio per friggere, acqua di cottura e griglia.
Alimenti naturalmente privi di glutine sono riso, mais, quinoa, grano saraceno, amaranto, miglio, patate, castagne e legumi; in commercio esistono poi alimenti dietetici-terapeutici privi di glutine e forniti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. L’Associazione Italiana Celiachia ha predisposto un prontuario con i prodotti alimentari e farmaci sicuri.
Intolleranze alimentari: il favismo
Il favismo è un’intolleranza ereditaria meno nota delle precedenti che viene diagnosticata attraverso test sierologici. Il favismo è causato da un deficit enzimatico genetico: la carenza dell’enzima glusosio-6-fosfato deidrogenasi (enzima coinvolto in un ciclo metabolico chiamato ciclo dei pentoso fosfati) è un deficit ereditario, frequente nelle regioni tropicali e subtropicali.
I soggetti che presentano questa carenza enzimatica possono manifestare problematiche gravi in seguito ad assunzione di alcuni farmaci e all’ingestione di fave, da cui il nome favismo. Le fave contengono infatti sostanze che in presenza del deficit enzimatico, distruggono i globuli rossi causando anemia e conseguente debolezza, pallore, vomito e crisi emolitiche.
Nei casi più gravi si ha anemia emolitica, risolvibile solo attraverso trasfusioni. In caso di favismo è necessario evitare l’assunzione di fave, soprattutto crude, e di farmaci ossidanti.
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