Tarassaco e diabete
Pur non trattandosi di una pianta usata come prima scelta in caso di aumento di glicemia, l’utilizzo del tarassaco col diabete potrebbe favorire il mantenimento di livelli adeguati di glucosio nel sangue.
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Tasassaco, quando assumerlo e come consumarlo
Il tarassaco (Taraxacum officinale), conosciuto anche come dente di leone, soffione e piscialletto, è un’erba perenne e spontanea comune nei nostri prati.
Il tarassaco appartiene alla famiglia delle Asteraceae o Compositae ed è caratterizzato da foglie profondamente incise raccolte in una rosetta basale, capolini gialli solitari e frutti che si sviluppano con la formazione del caratteristico soffione.
La pianta del tarassaco viene utilizzata in cucina e in fitoterapia: a scopo alimentare si consumano le foglie crude o cotte e le radici in infusione, mentre la droga utilizzata in fitoterapia è costituita dalla parte aerea della pianta e dalla radice.
La radice di tarassaco è particolarmente ricca di inulina, fruttosio e potassio, mentre le foglie sono caratterizzate dalla presenza ddi sostanze amare, lattoni sesquiterpenici e flavonoidi.
Il tarassaco è utilizzato soprattutto per le sue proprietà diuretiche, colagoghe e coleretiche ma possiede anche azione ipoglicemizzante.
Pur non trattandosi di una pianta usata come prima scelta in caso di aumento di glicemia, l’utilizzo del tarassaco nel diabete potrebbe favorire il mantenimento di livelli adeguati di glucosio nel sangue.
Il tarassaco può essere assunto sotto forma di infuso o estratto liquido (tintura madre o soluzione analcolica) o secco, in capsule o compresse.
Il tarassaco è una droga sicura ma è controindicato in caso di ostruzioni biliari e nei soggetti allergici alle Asteraceae.
Cos’è il diabete mellito
Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da un aumento di glucosio nel sangue. Il glucosio deriva dall’alimentazione ed è la principale fonte di energia per l’organismo.
Dopo i pasti si ha un normale aumento di glucosio a livello ematico che deve essere trasportato ai tessuti per poter essere utilizzato a scopi energetici.
Per rendere possibile l’utilizzo di glucosio da parte degli organi, dopo i pasti il pancreas secerne insulina, un ormone che consente l’assunzione di glucosio dal torrente circolatorio alle cellule dell’organismo, determinando così l’abbassamento della glicemia.
Nelle persone diabetiche la glicemia non viene riportata a livelli normali perché non si ha produzione di insulina o perché i tessuti sono resistenti all’insulina.
In particolare, nel diabete mellito di tipo 1 non si ha produzione di insulina: si tratta di una malattia autoimmune che causa la distruzione delle cellule del pancreas deputate alla produzione di insulina.
Il diabete di tipo 1 compare durante la giovane età ed è trattato con la somministrazione di insulina dopo i pasti.
Esiste poi il diabete di tipo 2, che generalmente colpisce le persone anziane, spesso sovrappeso. Nel diabete di tipo 2 l’insulina viene prodotta in modo adeguato ma i tessuti sono “resistenti all’insulina”, pertanto il trasporto di glucosio all’interno delle cellule non è efficace.
Si ha dunque un aumento di glicemia sia dopo i pasti sia lontano dai pasti e questo determina nel tempo l’insorgenza di numerose patologie tra cui retinopatia, insufficienza renale e malattie vascolari.
Diabete mellito, i rimedi naturali
Il diabete mellito di tipo 2 viene trattato attraverso la correzione della dieta, con farmaci antidiabetici e, in alcuni casi, con insulina.
Esistono diverse piante utilizzate tradizionalmente in caso di diabete. Tra queste troviamo: l’Opunzia (Opuntia streptacantha) ad azione ipoglicemizzante; la Gimnema (Gymnema sylvestre) e il Ginseng americano (Panax quinquefolius) che riducono l’assorbimento di glucosio, incrementano la produzione di insulina e aumentano la captazione di glucosio da parte dei tessuti; il Melone amaro (Momordica charantia), che aumenta la secrezione di insulina e l’assorbimento di glucosio da parte delle cellule.
La diminuzione della glicemia è stata rilevata anche in seguito all’assunzione di coccinia (Coccinia indica), basilico sacro, cardo mariano e fieno greco.
A tutte queste piante può essere associato anche il tarassaco che, sebbene non sia la droga di prima scelta per il trattamento dell'iperglicemia, può essere d'aiuto nel normalizzare i livelli di glucosio ematico.