Le piante spontanee commestibili dell'estate
In estate il caldo sole ferma la crescita nelle radure e nei campi delle piante spontanee commestibili. Mentre nel sottobosco o vicino ai campi coltivati troviamo ancora frutti, fiori e foglie commestibili che ci regala la Natura senza alcuno sforzo! Andiamo a conoscere le piante che si possono raccogliere spontanee nei mesi estivi di luglio e agosto.
di Mira Tonioni
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In estate le piante spontanee intese come erbe dei campi commestibili cominciano a diradarsi per mancanza di acqua e lasciano spazio alle tante verdure e frutta di luglio e agosto che sono pronte da raccogliere negli orti e nei giardini.
Nei mesi estivi le foglie verdi fresche di primavera sono ormai lontane e le parti della pianta commestibili sono ora principalmente frutti e fiori che sbocciano in questo periodo.
Tra i frutti possiamo pensare al sottobosco che regala molte prelibatezze e l'unica pianta che troviamo ricca di foglie e radici è la Bardana che si nasconde alla fresca ombra degli alberi.
In pieno sole ricordiamo la possibilità di raccogliere le succulente more di Rovo che ammaliano dagli intrigati grovigli di spine.
Sempre ben esposta alla luce del sole nei campi o lungo gli orti coltivati troviamo una piccola pianta “succulenta” con teneri fiori gialli chiamata Portulaca, molto gradevole in insalata che però non deve essere confusa con le varietà ornamentali di più colori.
Andiamo a conoscere queste piante spontanee commestibili più da vicino.
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Chi ha la fortuna e il piacere di girare nel fresco dei boschi nella stagione estiva, può imbattersi nelle grandi foglie della bardana, asteracea che cresce quasi in tutta Italia fino ai mille metri, specialmente nei boschi, nei prati incolti e lungo gli argini dei fossi.
Nota fin dall'antichità per le sue proprietà medicamentose, è particolarmente ricca delle vitamine B5, B6 e B9, più i minerali magnesio, manganese, fosforo e potassio.
Sia i gambi delle foglie che le radici sono ricchissime di mucillagini e di agenti purificatori del sangue.
Se ne trae un macerato con cui si integrano saponi, shampoo e creme in grado di trattare secchezza della pelle, acne, infezioni, herpes.
È un ingrediente fondamentale di molte cucine asiatiche, soprattutto quella giapponese, mentre col tempo è andata sparendo dai libri di cucina occidentale dove in passato aveva un ruolo di rilievo: stufata, al vapore, insieme ad altre verdure o con la carne, se ne mangiano i gambi, che ricordano un po' il carciofo, e la radice, ricca di arctigenina e altre lignine.
La bardana è un ottimo alleato della pelle
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Chiamata popolarmente porcellana o erba dei porci e considerata poco più che un'infestante, la Portulaca oleracea fu nel mondo mediterraneo antico coltivata e venduta nei mercati (cosa che accade tuttora in paesi come Grecia, Egitto, Penisola Araba, ecc) come una vera e propria verdura, capace di dire la propria a tavola e di aiutare il benessere di chi la consuma.
Generalmente viene consumata come ingrediente nelle insalate fresche, con altre verdure verdi, pomodori e formaggio, per via della freschezza e della ricchezza d'acqua, ma esistono ricette che la prevedono fritta o nelle zuppe, grazie alle sue proprietà mucillaginose.
Ricchissima di vitamine come la C, la A e la E, e di minerali come magnesio, ferro, manganese e potassio, è nota soprattutto per il fatto di essere la prima fonte vegetale di omega 3 fin'ora conosciuta.
Contiene inoltre buone dosi di betacianine e betaxantine, ottimi antiossidanti.
Gli archeologi hanno attestato il suo consumo già dalla preistoria ed è presente in molte medicine tradizionali per via delle sue numerose proprietà, anche se da sempre se ne consiglia un uso moderato alle donne in dolce attesa.
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Quando pensiamo alla pianta che risponde al nome di Rubus ulmifolius non possiamo non figurarci i suoi deliziosi frutti, le dolcissime more di rovo che costellano gli intricatissimi cespugli e con le quali fin da piccoli ci siamo sporcati volentieri la bocca e le mani.
Tuttavia questa pianta spinosa che, eccezion fatta appunto che per i suoi frutti, non ha mai attirato particolari simpatie, può essere consumata come una vera e propria verdura, almeno in alcune sue parti.
I giovani butti, riconoscibili per il colore chiaro e la morbidezza delle loro spine, incapaci di recare danno, possono essere raccolti ed usati a mo' di asparagi: lavati, lessati o scottati e saltati o aggiunti in minestre (magari di legumi).
Un altro uso che se ne può fare è quello di aromatizzare l'acqua (lasciandoceli immersi per almeno tre ore) dandole un afrore davvero piacevole.
Ha varie proprietà curative: aiuta contro il diabete, supporta il lavoro dell'intestino e cura le emorroidi, lenisce i dolori, combatte le infezioni e le infiammazioni.
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Del mondo vegetale siamo abituati a consumare tutte le parti utili: foglie, radici tuberi e bulbi, cortecce, fusti, germogli, semi, frutti e fiori.
Vediamo i fiori che possono venire consumati in vari modi: freschi (feijoa), essiccati (malva), in marmellata (viole o rose), in salsa (calendula), cotti (carciofi, acacia), ecc.
Un modo per gustarli è quello di coglierne i capolini, boccioli non ancora non sbocciati e conservarli sotto sale o salamoia, aceto, od olio.
Ciò avviene notoriamente per i capperi (Capparis spinosa), famosi appunto per i capolini fortemente aromatici e tipici della cucina del Meridione, che quando lasciati sbocciare, decorano con la loro inaspettata bellezza bianco-violacea le mura di case e paesi.
Un'altra pianta più comune capace di prestarsi ad un uso pressoché identico è il tarassaco (Taraxacum officinale): i capolini raccolti prima che i petali gialli erompano nei prati vanno lavati e messi sotto sale. Possono sostituire in tutto e per tutto il cappero anche se l'aroma è differente, meno intenso ma più variegato.
Ciò accade anche per i capolini di boccione maggiore (Urospermum dalechampii) e per le varie cicerbite che troviamo sul nostro territorio.