Quinoa italiana: la scelta ecologica
La Bolivia produce il 90% della quinoa mondiale mettendo a repentaglio l'economia e l'ecosistema locale. L'alternativa italiana c'è, ed è nata a Firenze per contrastare la produzione intensiva di questo prezioso pseudocereale.
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Anche in Italia è stato possibile ottenere un superfood come la quinoa: si chiama Quipu, ed è stata coltivata in Toscana.
Quipu è il risultato di studi che hanno avuto inizio nel 1999 all’Università di Firenze e ricerche che sono poi proseguite al Cesa di Arezzo, il Centro per il Collaudo e il Trasferimento dell’Innovazione di Terre Regionali.
Le caratteristiche di Quipu sono sintetizzate nelle parole del coordinatore del gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienza e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali Paolo Casini “Quipu è caratterizzata da un ciclo precoce e da una buona tolleranza alla siccità, caratteristica questa che la rende particolarmente interessante come coltura da introdurre, in semina di fine inverno, nelle rotazioni degli ordinamenti colturali non irrigui”.
Perché Quipu è una scelta ecologica
La quinoa è tipica di zone come la Bolivia, il Perù, la Colombia e da queste areee si soddisfa la domanda globale ddi questo pseudocereale.
La richiesta mondiale di quinoa sta mettendo sotto pressione i territori di coltivazione e coloro che lavorano attorno a questo non-cereale. E’ una vera corsa alla quinoa con numeri da capogiro, gran parte dei quali destinati all’esportazione nei Paesi occidentali.
La monocoltura sta alterando gli equilibri naturali di questi Paesi ma anche quelli sociali: la precedenza alla coltivazione di quinoa ha convertito terreni che prima servivano all’allevamento di alpaca e lama in spazi agricoli, e il lavoro maggiormente ricercato è il bracciante per le cooperative produttrici, un lavoro pesante, intenso in condizioni climatiche spesso avverse.
La Bolivia è il primo produttore mondiale: le aree destinate alla coltivazione sono passate da 10.000 a 50.000 ettari, il 90% della produzione è destinata all’esportazione. Il prezzo della quinoa nel tempo, con un simile innalzamento della domanda è schizzato tanto da essere quattro volte superiore a quello del riso e di altri cereali e i popoli andini non possono più permetterselo, perché non più parametrato ai loro salari.
Un simile sfruttamento getta un’ombra su questo superfood e la possibilità di trovare colture alternative che sottraggano ai Paesi andini tutto questo stress produttivo, rappresenta un passo verso una nuova gestione dei flussi di mercato della Quinoa; nel caso dell’esperienza Toscana, una produzione a corto raggio per un consumo nazionale che rappresenta una grossa fetta di utenza.
Quinoa, un superfood
Abbiamo scoperto questo alimento in tempi relativamente recenti, per le sue numerose virtù. Di cosa si tratta? La quinoa è una pianta appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae, come gli spinaci o le barbabietole, ricca di proteine, amido, minerali, grassi polinsaturi, quelli considerati buoni per il benessere cardiocircolatorio.
- è ipocalorica dall’effetto saziante,
- è priva di glutine, indicata per chi è affetto da celiachia,
- contiene tutti gli amminoacidi essenziali di cui necessita il nostro organismo, utile per vegetariani e vegani,
- possiede un indice glicemico basso,
- è un alimento energizzante consigliabile dal bambino all’anziano, dal convalescente allo sportivo,
- è una fonte apportatrice di antiossidanti, flavonoidi, in particolare che contrastano i radicali liberi.
Per contro la quinoa contiene ossalati che limitano l’assorbimento di sali minerali e quindi sconsigliata a chi soffre di insufficienza renale o soggetto a calcolosi; contiene anche fitati che ostacolano l’assorbimento di sali minerali e saponine, tossiche per lo sviluppo cellulare, e possibili cause dell’insorgere di intolleranze.
E’ importante lasciare a mollo legumi, cereali e anche la quinoa per ridurre la presenza di acido fitico per rendere così più digeribili questi alimenti.