Cos'è AzzeroCO2, intervista ad Annalisa Corrado
Nata come spin-off di Legambiente e KyotoClub, AzzeroCO2 si occupa di aiutare le aziende a comprendere meglio il proprio potenziale in merito alla sostenibilità.
Credit foto
©talithait-123rf
In un contesto storico dove le relazioni tra l’uomo e la natura, il clima e l’ambiente sono al centro dell’attenzione, dove l’economia si ferma a riflettere sulla necessità di scelte a basso impatto ambientale, dove chiunque è chiamato ad adottare comportamenti più sostenibili, ecco è in questo contesto che si muove AzzeroCO2, realtà fondata nel 2004 da Legambiente e Kyoto Club.
AzzeroCO2 nasce con l’intento di aiutare quelle aziende che non hanno ancora gli strumenti per capire qual è la strada da percorrere per integrare la sostenibilità nei processi decisionali e nelle pratiche aziendali.
Ne parliamo con Annalisa Corrado, responsabile dello sviluppo dei progetti innovativi dell’organizzazione.
Credit foto
©Azzero CO2
Annalisa, quali sono le attività di AzzeroCO2?
Ad AzzeroCO2 gettiamo le basi per un mondo più equo e sostenibile progettando e realizzando soluzioni che permettano alle aziende di creare benessere condiviso per tutti i loro stakeholder, aumentare il valore del brand e ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Inoltre, le soluzioni da noi proposte sono rivolte anche agli enti pubblici e ai privati, a dimostrazione del fatto che il nostro lavoro è orientato verso uno sviluppo sostenibile a 360° che permetta di interconnettere la dimensione economica, sociale e ambientale.
Facciamo qualche esempio...
AzzeroCO2 è uno spin-off - se possiamo dire così - di Legambiente e Kyoto Club, quindi le attività proposte sono in linea con gli obiettivi di queste due associazioni.
La transizione energetica, l’ambientalismo scientifico, la riduzione delle emissioni: ecco, su queste macro-aree si muovono i nostri contributi, per aiutare le aziende e i territori a conoscere l’impatto delle proprie emissioni climalteranti, per passare a una riduzione vera, e non raccontata, passando per percorsi strategici fatti di interventi di efficientamento energetico, di ricorso a fonti di rinnovabili, di ripensamento in chiave "circolare" di produzione e processi, e, infine, di compensazioni delle emissioni residue.
Ad esempio siamo stati dei precursori del tema relativo ai crediti di CO2 sul mercato volontario.
Qual è il tuo ruolo all’interno dell’organizzazione? Quando sei entrata a farne parte?
Io sono entrata in AzzeroCO2 quando questa realtà ha cominciato ad avere una massa di lavoro più grande e impegni più numerosi. Sono entrata come responsabile tecnica (arrivavo da dottorato e esperienza al Ministero dell'ambiente sui temi delle rinnovabili e dell'efficienza energetica). Ovviamente ho accolto in corsa la proposta di lavorare per una realtà del genere e da allora non me ne sono più andata.
E ora?
Ora non sono più la responsabile tecnica ma dello sviluppo di progetti innovativi. È una attività di “frontiera”, la mia, che mette insieme parte tecnica, finanziaria e istituzionale. Il nostro obiettivo è quello di mettere a punto degli strumenti creativi che possano diventare degli standard per nuovi servizi. Per esempio stiamo lavorando molto sulla PPA (Power purchase agreement), lavorando sulla realizzazione di impianti fotovoltaici per capannoni industriali i quali possano rivendere l’energia prodotta; un altro tema che seguiamo molto da vicino è quello delle comunità energetiche. E, inoltre, sviluppiamo progetti innovativi di rigenerazione del territorio nell'ambito della responsabilità sociale di impresa.
Come aiutate le aziende a trovare le coperture finanziare per poter avviare nuovi progetti?
AzzeroCO2 ha sempre usato gli strumenti disponibili - per esempio certificati bianchi e conti energia - per aiutare economicamente le aziende, a volte anche in maniera pionieristica. Ad esempio, ricordo che nel 2017 riuscimmo a realizzare la riqualificazione energetica dei primi condomini. A valere sull'allora neonato meccanismo di detrazione fiscale al 70%, con possibilità di cessione del credito (poi trasformato in superbonus).
L’energia è il tema che seguite di più. Ce ne sono altri?
Seguiamo anche progetti che mettono insieme questioni ambientali e sociali. Come i "frutteti solidali" presso associazioni di volontariato: si tratta di progetti che coniugano rigenerazione territoriale, tutela della biodiversità e sostegno alle realtà territoriali che si prendono cura di persone fragili, vittime di violenza, ex-detenuti, immigrati, disabili. Progetto che fanno bene alla salute, all’ambiente e anche al commercio.
Come vedi il futuro del Piano Nazionale di Resilienza e Recupero (Pnrr) e, in particolare, benefici come il superbonus al 110%?
Si spera che strumenti come Pnrr siano ancora più potenti in futuro. L’unico rischio che vedo è quello del green washing, perché tanti si riciclano come operatori del settore attenti e disponibili ma poi non è così.
Noi, quando avviamo delle consulenze, capiamo subito se abbiamo davanti un interlocutore serio. In generale, tutto è perfettibile, compreso il 110%, che al momento sovvenziona ancora il gas naturale. Speriamo che sia perfezionato, perché gli obiettivi che persegue sono cruciali, come il contrasto al consumo di suolo, per il rilancio del settore edilizio e la riqualificazione energetica del comparto residenziale.