Meditazione Buddhista: tecnica e benefici
La meditazione buddhista è utile per raggiungere l'illuminazione e la completezza di corpo, mente e spirito. Scopriamola meglio.
> Storia e origine della meditazione Buddhista
> I benefici della meditazione Buddhista
> Dove si pratica la meditazione Buddhista
Storia e origine della meditazione Buddhista
La meditazione buddhista, finalizzata all’illuminazione, rientra nelle pratiche del Buddhismo, una delle religioni più antiche e diffuse nel mondo. La meditazione buddhista incarna il secondo dei tre addestramenti superiori, assieme all'etica e alla saggezza. I metodi principali di tale meditazione si suddividono in samatha, o meditazione della tranquillità, e vipassana, o meditazione dell’intuito.
Entrambe le metodologie si suddividono a loro volta in altre tecniche meditative con specifici obiettivi. Il termine "meditazione di visione profonda" (samatha-vipassana) fa riferimento a pratiche mentali che sviluppano uno stato generalizzato di calma (samatha) per mezzo dell'attenzione prolungata unitamente a una "visione profonda" (vipassana) cui si arriva attraverso la riflessione.
Il Buddhismo ha origine dall'insegnamento di Siddhartha Gautama, detto il Buddha, l'Illuminato, o anche Sakyamuni, in quanto nacque nella dinastia Sakya, l'8 aprile 563 a.C. Figlio del re Suddhodana, per ben sei anni cercò l'illuminazione spirituale attraverso l'austerità e il digiuno. Col tempo si rese conto che l'austerità da sola non poteva produrre la saggezza, e cominciò a meditare sul vero significato della realtà.
Dopo 49 giorni di intensa meditazione, la sua mente si riempì all'improvviso di comprensione, e trovò la risposta all'enigma della sofferenza umana. Siddhartha Gautama era diventato ‘il Buddha’, che in sanscrito significa “colui che ha raggiunto l'illuminazione”.
I benefici della meditazione Buddhista
I benefici che si ottengono dalla pratica della meditazione buddhista sono diversi. Tradizionalmente, vengono neutralizzate qualità negative come odio, invidia, apatia, ignoranza e narcisismo, sviluppando invece concentrazione, pace interiore, saggezza, compassione e amore. Stando alla meditazione buddista, la prima responsabilità dell’essere umano consiste nell’uscire dallo stato di insoddisfazione e infelicità tipico della condizione umana e nel vivere una vita sana, armoniosa, per se stessi e per gli altri.
Per fare ciò, è necessario imparare a utilizzare le proprie facoltà di auto osservazione, scavando a fondo dentro di sé. Attraverso la pratica della meditazione buddhista, si avvia un processo di profonda comprensione della natura umana e di realizzazione della verità. Secondo il Buddhismo, quando la mente è libera e si è in pace, ogni azione ne risente in maniera positiva.
Durante la meditazione, si verifica il rallentamento delle funzioni corporee e dei processi metabolici. Il rallentamento del ritmo respiratorio, con riduzione del consumo di ossigeno e quindi del fabbisogno energetico, si collega a un abbassamento della pressione arteriosa e un rilassamento progressivo di tutto il corpo.
In questo modo, vengono a crearsi variazioni elettrofisiologiche del sistema psicosomatico, come l'induzione nel cervello di onde Alfa (caratteristiche dello stato di rilassamento) e, negli stadi più profondi, di onde Theta, tipiche dei primi stadi del sonno e dell'infanzia, con sincronizzazione tra i due emisferi cerebrali.
Grazie alla pratica della meditazione, si assiste inoltre a cambiamenti nelle risposte galvaniche della pelle e ad altre modificazioni biochimiche, come l'aumento delle naturali difese immunitarie dell'organismo. Scompaiono le tensioni mentali e, conseguentemente, aumenta la guarigione di molte malattie psicosomatiche.
La meditazione buddhista, i cui benefici sono accreditati da diversi studi scientifici, si rivela un ottimo sistema di prevenzione, poiché uno stato di equilibrio e di armonia impedisce alle malattie di svilupparsi.
La meditazione buddhista tra le tecniche di meditazione contro la depressione
Descrizione della tecnica
Le tecniche della meditazione buddhista differiscono a seconda dei tipi di Buddhismo. Si passa dalla concezione del corpo immaginario, diviso in sette chakra, immaginati come fiori di loto con impresse sillabe mistiche su cui concentrarsi, a espressioni e suoni da pronunciare e ascoltare.
A seconda che si parli di samatha o vipassana, vi sono tecniche differenti con peculiari finalità. Alla base però ritroviamo l’esercizio della consapevolezza del respiro: seduti, con la schiena dritta, seguite la sensazione del respiro che fluisce dalle narici verso il torace e l’addome. Concentratevi sul diaframma come punto specifico e non forzate nulla, liberate la mente e focalizzatevi sul respiro.
L'attenzione al respiro con la pratica diventa anapanasati, ovvero consapevolezza del respiro e dunque della vita che fluisce nel corpo. Un'inspirazione e un'espirazione consapevoli sono le chiavi per entrare nello stato meditativo puro.
Adatta per
La meditazione buddhista non è rivolta esclusivamente ai seguaci del Buddha, ma è aperta anche ai laici. Si rivela adatta per chi voglia apportare un lungo e graduale lavoro sulla propria persona.
Smussando gli spigoli e armonizzando le forme della personalità, questo tipo di percorso può condurre a un migliore atteggiamento mentale e a una migliore qualità della vita.
Dove si pratica la meditazione Buddhista
Per questo tipo di meditazione, fondamentale è la presenza di un maestro, in grado di guidare nelle difficoltà e indirizzare sul sentiero spirituale.
È il bodhisattva, colui che ha conseguito l’illuminazione e si propone di aiutare gli altri, rinunciando al nirvana. Vi sono svariati corsi di meditazione buddhista, spesso all’interno di istituti culturali. Importante è l'Unione Buddhista Italiana, ente religioso riconosciuto, che racchiude le esperienze buddhiste in Italia.
Curiosità
Gli ostacoli per una buona meditazione sono cinque e vengono definiti i ‘cinque impedimenti’: desiderio sensuale, la malevolenza, la pigrizia, l’agitazione/preoccupazione e il dubbio. Questi inquinanti invadono la mente, facendola deviare dalla sua calma concentrata e dalla visione profonda.
Il desiderio sensuale non coincide con quello sessuale, ma è relativo alla brama, alla cupidigia diretta a tutto ciò che rappresenta l’oggetto dei nostri sensi.
La malevolenza è sinonimo di avversione e sconfina nell’ira, nell’odio e nel risentimento verso persone, situazioni e oggetti.
L’irrequietezza conduce invece la mente di pensiero in pensiero, reificando lo stato ansioso e dando vita anche al dubbio, da intendersi come incapacità nel decidersi nella pratica spirituale, spesso collegata anche alla pigrizia.
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