Cibo ed emozioni regolati dall'ago della stessa bilancia
Siamo tutti drogati. A sostenerlo è Gary Wenk, docente della Ohio University che ha pubblicato il suo libro "Your brain on food" e ci mette tutti all'erta: andateci piano con zuccheri e carboidrati
Un aforisma lucreziano recita che quel che è cibo per un uomo è veleno per un altro. Stando alla tesi di Gary Wenk, docente di Psicologia e Neuroscienza della Ohio University, alcuni alimenti che introduciamo nella dieta sono veri e propri agenti capaci di creare dipendenza e influenzare il cervello, convalidando il nesso sussistente tra cibo ed emozioni.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, si direbbe. Anche i non addetti ai lavori della nutrizione conoscono alcune verità che ormai sono quasi delle sentenze formulari svuotate di senso: ad esempio, non si fa che ripetere che gli acidi grassi Omega-3 migliorano la capacità di concentrazione o che i famigerati antiossidanti proteggono il cervello, rallentando la produzione di radicali liberi.
Cibo ed emozioni: qual è la novità di Gary Wenk?
Quel che è davvero interessante, la ragione per cui varrebbe la pena sfogliare a fondo "Your brain on food", il libro di Wenk stampato presso la Oxford University Press, per ora disponibile solo in inglese, le ragioni sono altre: se avete sempre voluto capire perché un certo alimento vi ossessiona, mentre siete immuni ad altri odori o sapori, questo testo è l'ideale.
Ancora: se volete capire quanto la vostra "droga" alimentare rientri nella categoria di alimenti proibiti o proibitivi; se volete capire quanto siete assuefatti da cibi che apportano beneficio al cervello, ma arrecano un danno al resto del corpo, questo libro fa al vostro caso.
Il cibo e i bisogni fondamentali del corpo umano
Buone notizie per alcuni cibo-dipendenti
Se siete potatoes addicted, se idolatrate questo tubero e nel piatto vi ritrovate sempre patate, magari insieme a pomodorini e broccoli, mantenete la calma: siete drogati, ma è tutto sotto controllo. Questi alimenti infatti contengono solanina e alfa-cachonina, che favoriscono l'azione dell'acetilcolina, sostanza chimica vitale per la formazione della memoria.
Buone notizie anche per coloro che sono appassionati di fave: potete dire in giro di essere dei veri e propri dopati, nel senso stretto del termine, dal momento che le fave contengono L-Dopa, che rilascia dopamina, sostanza che aiuta il cervello e migliora lo stato di benessere generale.
Il libro contiene anche un invito a diventare dipendenti da certi componenti nutritivi come le vitamine: introducetene a volontà, in particolare, la vitamina B converte i carboidrati e i grassi in energia spendibile e mantiene sane le cellule nervose; la vitamina B9 aumenta la produzione cellulare. Ottimo anche sviluppare dipendenza da acqua: diminuisce la produzione degli ormoni dello stress.
Cibo: dipendenti o tossicodipendenti?
Un conto è dirsi dipendenti, un conto è essere additati come tossicodipendenti. C'è una differenza che riposa proprio sulla schiera di controindicazioni che un alimento porta con sé e riversa sull'organismo.
Primo imputato: lo zucchero. Ci gratifica, regala all'insulina un picco straordinario. Ma tutte le cose che vanno in alto sono destinate a riscendere, e lo stesso vale per il nostro umore, l'efficienza, la dinamicità.
Meglio non abbuffarsi di allimenti contenenti zuccheri raffinati, di dolci da forno, creme pasticciere, dolciumi fritti, perché sono difficili da digerire, ci rendono sonnolenti, affatto operativi. Di gran lunga meglio i cereali, che rilasciano lentamente il glucosio, carburante del cervello, assicurando maggiore autonomia.
Un discorso a parte va fatto per caffé e cioccolato: il primo trasmette dopamina, che stimola l'attenzione e provoca sensazioni gratificanti (ma alla lunga può provocare stati ansiogeni); il secondo è un neurostimolante e contiene componenti che contribuiscono ad accrescere il buon umore, hanno proprietà calmanti e distensive.
Concludendo, ci limitiamo a ricordare che non si possono considerare solo le singole proprietà dei cibi; sarebbe bene porre l'attenzione anche sulle combinazioni alimentari. In una prospetiva olistica, poi, non è sensato dire che ciò che fa bene al cervello danneggia il resto del corpo, perché siamo un'unità indivisibile.
Torna allora la preziosa paroletta chiave che aiuta a vivere meglio le situazioni, non solo l'approccio con il cibo: l'equilibrio.
Ecco 5 cibi per ritrovare il buonumore
Per approfondire:
> Se volete saperne di più, digitate il nome dell'autore sui motori di ricerca di:
- New York Post;
- INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione)
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