Avocado, quanta acqua serve per coltivarlo
Nutriente, gustoso e decantato in tante preparazioni, ma all'avocado che si compra bisogna fare attenzione: ecco quanta acqua serve per coltivarlo e quante popolazioni del Sudamerica potrebbero soffrire
Voglia di guacamole? Pensaci bene
Dopo aver letto l’inchiesta del collettivo di giornalisti Danwatch e il bel reportage di Alice Facchini per Internazionale dal titolo “L’avocado che lascia senz’acqua migliaia di cileni”, forse vi passerà la voglia di farvi un guacamole ogni tanto.
Sì, perché "per produrre un solo chilo di avocado servono circa duemila litri d’acqua" (cit. Internazionale); pare proprio quindi che gli abitanti di Petorca - che si trova nell’area cilena di Valparaìso, terra di scarse piogge, circondata da immense piantagioni di avocado - non stiano passando un bel momento, a causa proprio del razionamento di acqua che viene meno alle famiglie, ma che è di fatto è ampiamente utilizzata per nutrire il prezioso frutto.
La produzione intensiva dell '"oro verde" non è affare solo cileno, ha messo tempo fa in ginocchio anche le popolazioni del Messico (cfr Il Fatto Alimentare) e altri paesi dove il frutto si può coltivare.
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Avocado nero, attenzione a ciò che comprate
L’avocado, frutto di terre sudamericane e tropicali, arriva ormai da anni anche sulla nostra tavola; vi sarete certo chiesti, vedendone le varietà al supermercato, che differenza ci sia tra l’avocado verde e quello dalla buccia più scura e rugosa, che spesso si tende ad evitare pensando, erroneamente, che sia di seconda scelta.
Come scrive la stessa giornalista riguardo l’avocado e la varietà nera “In Italia si registra un incremento continuo delle importazioni, con una crescita del 28 per cento rispetto all’anno scorso: l’avocado più venduto è quello con la buccia verde, ma oggi sta aumentando anche la richiesta del tipo Hass a buccia nera, quello che arriva appunto dal Cile.
A seguito dell’inchiesta di Danwatch alcuni supermercati danesi hanno deciso di smettere di vendere l’avocado proveniente dalle aziende della provincia di Petorca. Attenzione quindi anche a ciò che si compra in Italia: informatevi bene sul produttore che decidete di sovvenzionare attraverso il vostro acquisto, considerando che in zona vi sono comunque piccoli produttori di avocado che, nonostante tutto, cercano di sopravvivere.
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Dal fiume alla discarica: l’acqua è un diritto
L’attivista Veronica Vilches, citata nell’articolo, si muove in prima linea per difendere la sua terra, i suoi fiumi e le famiglie che in essa vivono. Fa lo stesso Amnesty International, battendosi per un fondamentale diritto umano.
Da Osservatorio Diritti inoltre è impressionante osservare la "fotostoria" di un fiume, il Ligua che, da rigoglioso e pescoso nel 2000, 17 anni dopo è diventato l'ombra di sè stesso, ovvero una striscia di terra arida e sporca.
Stessa sorte è toccata al fiume Petorca. Di fatto, nel 2010 l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che riconosce il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari come diritto umano fondamentale. E il Cile ha riconosciuto e sottoscritto questa risoluzione.
La globalizzazione dei consumi
Dire no secco alla globalizzazione e privarsi di certi gusti o prodotti probabilmente non è la soluzione. Ciò che si può fare è rendere più razionali e meditati i nostri acquisti quotidiani.
Si consideri che dopo il boom della quinoa, buona per la salute ma non sempre per le famiglie delle Ande (Cfr La Stampa), le banane in passato, il cacao, il caffè, zucchero o il tè ed altri alimenti ancora, ecco che saper scegliere il prodotto che finisce sulla tavola è cosa fondamentale.
E non si tratta solo di cibo, ma anche di oli vegetali per la pelle, burri di noci esotiche e dai nomi strani per il corpo, lozioni nutrienti per i capelli, tanto per citare qualche altro prodotto.
Assicuratevi sempre di poter dunque conoscere la filiera, cioè la provenienza del prodotto, prima di acquistare.
FairTrade Italia, per esempio, una delle tante organizzazioni che da anni si battono per questo.
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