Lao tzu

LAO TZU, IL SAGGIO CHE TANTO DISSE IN POCHE PAROLE

Lao tzu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lao tzu, che in cinese significa “vecchio maestro”, è il nome del leggendario saggio che visse in Cina intorno al VI secolo a.C., fondò la filosofia taoista e, sul punto di morire, raccolse il suo pensiero negli 81 frammenti che compongono il Tao te ching, il libro che illustra le caratteristiche del Tao e svela i principi della non azione.

 

Lao tzu (V secolo a.C. - Immortale): il Socrate d'Oriente

L’esatta data di nascita del leggendario Lao tzu è ignota, ma quel che è certo è che fu contemporaneo di Confucio (VI-V a.C.).

Ogni altra informazione sul maestro si perde tra mito, leggenda e dubbie fonti storiche. Una delle tesi più credibili – avanzata in momenti successivi da alcuni eruditi cinesi e da H. H. Dubs, professore all'Università di Oxford – è quella che sostiene che Lao tzu sia stato il padre di un certo Tuan-kan Tsung, generale del paese di Wei nell'anno 273 a.C., e che sia l'autore del testo conosciuto con il nome di Tao te ching.

Niente di scritto, tranne il Tao te ching

Padre della filosofia taoista, Lao tzu ha guadagnato schiere di seguaci pur non avendo messo per iscritto nessuna delle sue idee, come una sorta di Socrate taoista. Il saggio credeva che attraverso le parole scritte si finisse con il cristallizzare ciò che per natura è fluido e mutevole: il pensiero. Ma la leggenda vuole che, quando in tarda età partì per andare a morire in solitudine, il Guardiano del Passo, colui che sta alla soglia tra vita e morte, gli chiese di trascrivere i suoi pensieri. Perciò Lao-tzu scrisse un libro in due parti per un totale di circa cinquemila caratteri, il Tao te ching (Libro della Via e della Virtù), in cui si legge: “Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao”.

Lao tzu credeva che la vita umana fosse costantemente influenzata da forze non descrivibili a parole che l'uomo ritrova in sé quando osserva le oscillazioni dei propri stati d'animo con sincerità. Questa ricerca è favorita da una condizione mentale di quiete creativa, vuoto interiore e “non-azione” (wu wei). Nella filosofia taoista non c'è opposizione, ma polarità, non ci sono assoluti, ma elementi dinamici, complementari.

 

Confucio e Lao tzu a confronto

L'idea della non-azione si riflette anche sulla concezione taoista della società: quando il governo è amministrato con spirito libero e visione lungimirante, il popolo conduce una vita quieta e agiata; al contrario quando l'amministrazione è impantanata nella burocrazia, il popolo incontra difficoltà che prima o poi sfociano in rivolta.

Alcuni critici sostengono che nel Tao te ching si possano scorgere attacchi diretti alle idee della scuola di Confucio. Questo perché il confucianesimo prevede un complesso di norme e riti che regolano i rapporti e i comportamenti umani, indicando la strada giusta da seguire in ogni occasione e circostanza. L'osservanza dei riti sta alla base ideologica della società cinese tradizionale ancora oggi conserva un'influenza considerevole. In realtà, recenti studi critici sulla filosofia taoista e il pensiero cinese tendono a rivalutare i punti di contatto tra le due scuole, entrambe ispirate a un tensione verso l'armonia personale in funzione del benessere collettivo, dell'armonia sociale. 

 

Parola di Lao tzu

  • Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela.
  • L’argilla è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare.