Anandamayi Ma, la yogini bengalese
Così amata in India e così poco conosciuta in Occidente. Anandamayi Ma è una yogini che raccolto intorno a sé una devozione pura, come pura è la sua ricerca profonda e umile di conoscenza.
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©www.anandamayi.org
- La madre permeata di beatitudine
- Estasi e conoscenza
- "Tutti i sentieri sono il mio sentiero"
- La "conversione" del bandito
La madre permeata di beatitudine
Anandamayi Ma è un nome che significa “Madre permeata di Beatitudine”, usato da alcune yogini più o meno conosciute in Occidente. Una di questa, soprannominata anche Manusha Kali, vale a dire “Kali in forma umana”, nacque col nome di Nirmala Sundari alla fine del 1800, a Kehora, attualmente in Bangladesh ma al tempo parte dell’India Britannica.
Si tratta di una yogini davvero unica, considerata una sant, termine indù spesso confuso con l’italiano “santo” per via della somiglianza fonetica e di significato. Tuttavia, il termine sanscrito sant deriva dalla radice Sat, pertanto si avvicina più al significato di “vero”, “vera persona”, “Verità personificata”.
I sant non sono meri praticanti di yoga, e spesso conducono una vita particolarmente mistica e in alcuni casi religiosa, sebbene trascendano ogni limite imposto dalle religioni.
Anandamayi Ma nacque in una famiglia di bramini dediti alla devozione espressa in forma di canti, chiamati kirtan. Fin da piccola aveva un’innata attitudine distaccata dalla realtà, mantenuta e maturata negli anni, anche duranti quelli del matrimonio mai consumato.
All’età di 26 anni, dopo anni di meditazione quotidiana, si sentì chiamata a celebrare la propria iniziazione, seguendo i dettami della propria anima, fungendo al contempo da guru e da discepola, condizione considerata tanto elevata quanto rara nel panorama induista.
Estasi e conoscenza
Fu attorno al 1924 che cominciò a partecipare a kirtan pubblici (canti devozionali) e a dimostrare la propria capacità di raggiungere elevati livelli di estasi e di irradiare poteri speciali da quella condizione, attirando così attorno a sé un numero crescente di fedeli, tanto che spontaneamente si creò un ashram attorno ad Anandamayi Ma.
Nonostante continuasse a definire se stessa “una piccola bambina illetterata”, dal suo continuo stato estatico dettava messaggi comparabili con le più sacre scritture, discutendo alla pari con grandi filosofi e guadagnandosi il riconoscimento di molti grandi yogi realizzati della stessa epoca come Swami Vivekananda e Paramahansa Yogananda.
Oltre alla presenza di doni come l’estasi e la conoscenza, cominciò a sviluppare e manifestare qualità profetiche e la capacità di curare i propri discepoli. Amava circondarsi di devoti, chiedendo loro di cantare e danzare, in modo da esprimere il massimo livello di bellezza e amore da dedicare al Divino. Sarebbe poi stato il Divino stesso, assiso in ognuno di noi in forma del Sé segreto, a prendersi complete cura dei bisogni (materiali e spirituali) dei devoti.
"Tutti i sentieri sono il mio sentiero"
Ma perché in Occidente si conosce così poco di Anandamayi Ma? Celebrata anche dalle autorità indiane e definita dai massimi esprerti di yoga e induismo come “il Fiore più perfetto che il suolo indiano abbia mai prodotto”. Perché sentendo pronunciare tale nome pensiamo all’altra Anandamayi Ma, quella degli abbracci, tuttora vivente e attiva?
In Occidente abbiamo un’idea limitata e poco flessibile dello yoga e della spiritualità e tendiamo ad accettare figure che in qualche modo incarnano i nostri valori. Una figura che abbraccia indiscriminatamente ogni essere umano sofferente e raccoglie milioni di euro per alleviare le loro pene si avvicina molto ai valori cristiani.
Molto più difficile è approcciarsi a una figura che non ha mai lasciato niente di scritto, né preparato un discorso pubblico, circondandosi di persone semplici e bambini, chiedendo loro di danzare, cantare, suonare e lasciare emergere la chiamata del Sé.
In quanto traboccante di estasi, Anandamayi Ma non aveva un sentiero prestabilito né una dottrina rigida, chiedeva solo che ogni azione, per essere definite tale, dovesse essere integralemente dedicata al divino, altrimente diverrebbe spiritualmente equivalente all’inazione, ovvero priva di valore e significato.
Il suo stato di inalterabile estasi fu il suo dono spirituale per il mondo intero, capace di influenzare yogi, filosofi, uomini di azione e interi movimenti di massa senza nessuna diretta influenza mentale.
La "conversione" del bandito
Ecco un piccolo espisodio raccontatomi da un testimone diretto. Pare che un giorno Anandamayi Ma stesse viaggiando quando chiese di fermare il veicolo nei pressi di una foresta notoria per la presenza di un terribile bandito omicida.
L’uomo era conosciuto per essere efferato e fisicamente imponente, superando i due metri di altezza. Anandamoyi Ma si addentrò da sola nel bosco, lo incontrò ed egli si convertì, pagando il suo debito con la giustizia e proteggendo l’area.
L’uomo che mi ha raccontato questa storia era uno dei bambini che Anandamayi Ma amava chiamare chiedendo loro di cantare, e ha personalmente incontrato il bandito convertito da Anandamayi Ma, confermandone l’imponenza.
Durante la loro conversazione, l’ex bandito disse che ogni giorno rendeva grazie per tutti gli omicidi che aveva commesso perché questi lo condussero all’incotro con la Madre dell’Universo e con l’Amore. Concetti forse un po’ estranei alla nostra rigida morale occidentale.