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Rafano: coltivazione e usi della radice piccante

Il rafano è un ortaggio non molto conosciuto ma assai gustoso e utile sia in cucina che come rimedio per alcuni disturbi. È pianta semplice da coltivare, non ha molte esigenze colturali ed è possibile mangiare sia la radice che le giovani foglie. Scopriamo come coltivarla e come usare la sua particolare radice piccante

Rafano: coltivazione e usi della radice piccante

Il rafano è conosciuto anche con il nome di Cren, Barbaforte o Senape dei Tedeschi ed è una pianta utilizzata a scopi culinari e medicinali da più di 2000 anni.

La pianta del rafano appartiene alla famiglia botanica delle crucifere come i cavoli, la senape e la rucola. Il suo fiore è composto da 4 petali posizionati a forme di croce e la loro colorazione varia dal bianco al giallo al violetto a seconda delle varietà di rafano.

Questa pianta cresce sino ad un’altezza di 1 metro e la sua radice può arrivare a svilupparsi sino a 50 centimetri.

Le sue foglie sono differenti a seconda della fase di sviluppo della pianta; infatti quando il rafano ha 1 anno sviluppa foglie ondulate e dentellate alla base della pianta, mentre quando arriva a 2 anni diventano più lunghe e lobate con foglie apicali più strette e lobate.

Le foglie giovani sono commestibili come anche la sua radice che è la parte che solitamente viene più usata per le sue proprietà nutrizionali e salutari.

 

Coltivazione del rafano

La coltivazione del rafano è molto sviluppata in Oriente ma anche in Europa vi sono buone produzioni. Persino l’Italia vede l’uso del rafano come prodotto tipico di alcune regioni ed in particolare cresce in modo spontaneo nelle pianure e nelle montagne delle Alpi e degli Appennini Tosco-Romagnoli.

Il rafano ama il sole quindi la miglior esposizione per questa pianta è da cercare nelle zone particolarmente soleggiate; riesce comunque a sopportare zone di mezza ombra purchè non vi siano ristagni di acqua nel terreno. Il pericolo maggiore nella coltivazione del rafano è infatti il rischio di far ammalare o danneggiare la radice e ciò accade quando la sua radice a fittone rimane troppo a lungo a contatto con l'acqua.

Questa radice che cresce in profondità ha bisogno di un terreno soffice, con pochi sassi e che non sia troppo compatto; i terreni ricchi di argilla sono per questo sconsigliati perché portano all’asfissia sotterranea della radice. Viene invece consigliato di aggiungere materiale poroso e drenante al terreno in modo da avere una buona diffusione e dispersione dell’acqua piovana o d'irrigazione.

Il rafano viene coltivato a partire dalle piccole piantine, posizionate alla distanza di 30 centimetri tra loro e impiantate in file lontane almeno 50 centimetri. Il mese per eseguire il trapianto delle piantine di rafano è all’inizio della primavera, quindi da marzo in poi ed indicativamente il momento migliore è visibile da quando non sono più presenti gelate noturne.

 

Raccolta della radice di rafano

La radice di rafano, che è la parte commestibile, viene raccolta in autunno dalle piante che hanno almeno 2 anni di età: serve almeno questo tempo per far in modo che la radice di rafano sia delle giuste dimensioni per essere utilizzata.

La radice matura ha uno spessore di circa 5 centimetri ed è lunga mediamente 50 centimetri. La sua buccia è rugosa e di colore bruno, mentre l’interno è chiaro e con una consistenza carnosa.

Il suo gusto è molto particolare, dal sapore acre simile alla senape e contiene un olio piccante che le conferisce l’appellativo di “radice piccante”. Questa piccantezza esala anche durante la preparazione in cucina tanto che dovremo stare attenti mentre la tagliamo o grattugiamo perché può irritare la pelle e le mucose e far lacrimare gli occhi. 

 

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rafano radice

 

Usi in cucina del rafano

La radice di rafano può essere mangiata cruda magari tagliandola finemente o grattugiandola in insalate miste e cruditè di vegetali.

Viene usata come spezia per insaporire piatti di vario genere e accompagna bene le patate e le barbabietole proprio perché contrappone il piccante al loro sapore dolce.

La preparazione più conosciuta è quella del rafano in salsa da accompagnare a piatti di carne, pesce e verdure: in Giappone è famosa la salsa wasabi che è appunto un intingolo preparato con la radice di rafano e chi ha assaggiato questo sapore accompagnato al sushi non dimentica la sua particolare fragranza dolce e piccante.

Il rafano viene anche preparato sotto aceto e in questo modo può durare in frigorifero per molti mesi. In Europa è conosciuto in particolare in Germania dove viene cucinato insieme alle salsiccie e alle pietanze contenenti uova.

Avvertenze: quando andiamo ad acquistare il rafano dovremo verificare che la radice sia soda e non presenti zone con macchie, muffe o parti di consistenza molle. La sua conservazione, una volta acquistata la radice fresca, può avvenire in frigorifero e sarà indicato consumarla entro una settimana.

 

Uso medicamentoso del rafano

Il rafano contiene abbondante vitamina C, un vero attivatore del sistema immunitario; è un ottimo antibiotico naturale, infatti questa radice viene utilizzata contro i malanni stagionali quali raffreddore, influenza e tosse.

Solitamente viene assunta preparando un decotto con buone proprietà espettoranti e depurative. Ha una forte azione mucolitica poiché riesce a smuovere il muco e il catarro liberando tutto l’apparato bronco-polmonare.

Inoltre è un buon digestivo perché facilita la produzione e la fuoriuscita della bile. Viene anche utilizzato esternamente attraverso creme o impacchi che aiutano a lenire le infiammazioni della pelle, come irritazioni, escoriazioni o scottature di lieve entità.

Bisogna comunque fare attenzione all’uso del rafano perché contiene al suo interno sostanze e principi attivi che in dosi elevate portano irritazione alle mucose sia dell’apparato gastrointestinale che urinario.

Persino l’uso topico sulla pelle deve essere effettuato con moderazione e seguendo sempre i consigli di un esperto in materia di fitoterapia o medicina naturale.

 

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