La medicina ayurvedica e l'arte di equilibrare i sapori
L'equilibrio è la chiave per scelte e orientamenti. Come trovarlo a tavola attraverso i sapori della medicina ayurvedica, immenso sapere fondato su preziosi precetti e un motto antico: "La medicina è il cibo, il cibo è la medicina"
Quando parliamo di sapore, più o meno ci riferiamo a qualcosa che si esperisce attraverso il gusto.
Sarà facile trovarsi d'accordo su come alcune verdure possano essere più amare di altre, su quanto aspri siano alcuni agrumi; difficilmente qualcuno negherà che il miele sia dolce o il salame salato.
Ma quando parliamo di sapori in termini di medicina ayurvedica ci riferiamo a concetti più delicati, raffinati, inseriti in un preciso orizzonte di senso.
La medicina ayurvedica e la cura attraverso la dieta
Il grandissimo sistema di cura che è la medicina ayurvedica contempla il cibo come uno dei più efficaci strumenti per la guarigione. Nelle antiche scritture ayurvediche si legge: "La medicina è il cibo, il cibo è la medicina". La dieta ayurvedica viene poi integrata dall'uso delle piante e le loro proprietà terapeutiche.
Nel considerare il cibo come cura, l'ayurveda tiene conto di una serie di fattori che rendono ogni persona unica e irripetibile rispetto a un'altra. Nell'ayurveda, il sovrappeso è un accumulo di tossine che si verificano quando il cibo non viene metabolizzato correttamente, differenti sono le velocità dei processi digestivi, diversi sono persino i poteri di digestione che una persona può avere nei vari momenti della giornata.
Ci sono poi alcuni principi cardine dell'alimentazione ayurvedica, come, ad esempio, la regola per cui si dovrebbe mangiare solo dopo aver digerito il pasto precedente, per evitare che il rimescolarsi degli alimenti alteri gli umori corporei conosciuti come dosha. Un altro precetto è quello che spinge chi osserva l'alimentazione ayurvedica a ricercare in ogni pasto, in ogni piatto, un equilibrio tra i sei Rasa, i sei sapori.
I sei Rasa, sapori della medicina ayurvedica
Nella medicina ayurvedica i sapori agiscono sul corpo per aumentare o diminuire i tre dosha, le forze che animano l'organismo umano e che, a loro volta, svolgono una funzione di eliminazione (Vata), di combustione (Pitta), di assimilazione (Kapha). Vediamo questi sei sapori separatamente:
Sapore dolce
Non è il dolciume, come noi lo intendiamo, o l'alimento ricco di zucchero raffinato o grezzo. Per la medicina ayurvedica sono dolci quegli alimenti che aumentano le secrezioni e riducono le tossine, il cui accumulo spesso affligge il tipo pitta. Sono sconsigliate invece in caso di problemi di muco o sovrappeso, disturbi che affliggono spesso i tipi kapha. Qualche esempio di sibi dal sapore dolce? Patate dolci, riso, anacardi.
Sapore acido
Sono quegli alimenti che stimolano la digestione. Ad esempio, il limone, che anche nella tradizione della dieta mediterranea viene considerato un catalizzatore dei processi digestivi (si pensi al tradizionale "canarino"). Anche mirtilli e spinaci fanno parte di questo gruppo.
Sapore salato
Il sapore salato aumenta pitta e kapha, ha proprietà espettoranti. Appartengono a questo gruppo il sale e le alghe.
Sapore pungente
Il pungente riscalda, attiva il metabolismo; in termini di dosha, aumenta vata e pitta, riduce kapha. Si tratta di alimenti come aglio peperoncino, cipolle, rafano, basilico, chiodo di garofano; se assunti in modo equilibrato, riducono i disturbi da raffreddamento e alleviano gli stati depressivi, se in eccesso causano stress e sete.
Sapore amaro
I cibi dal sapore amaro depurano l'organismo. Ricadono in questa categoria l'indivia, la curcuma, i carciofi, la cicoria, la catalogna, le melanzane, la scarola, i pompelmi, il rabarbaro. Il sapore amaro riduce pitta e kapha, aumenta vata.
Sapore astringente
La salvia, le foglie secche di rovo, il tè verde sono classici cibi dal sapore astringente, utili in caso di diarrea dolori mestruali, accrescono vata e riducono kapha e pitta, esattamente come gli alimenti dal sapore amaro.
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