Belladonna, tutto sul rimedio omeopatico

La belladonna è un rimedio omeopatico ricavata dalla pianta omonima, utile contro raffreddore, mal di gola e malattie esantematiche dei bambini.

di Redazione

belladonna

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Belladonna, la pianta

La belladonna, il cui nome scientifico è Atropa belladonna, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Il rimedio omeopatico Belladonna si ottiene dalle diluizioni, intervallate dalle dinamizzazioni, della tintura madre di tutta la pianta Atropa belladonna quando comincia a fiorire.

 

La pianta cresce nelle zone montane dell’Europa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale. In Italia la si può trovare nei boschi delle Alpi e degli Appennini. 

 

La belladonna è una pianta tossica, in particolar modo le sue bacche, nonostante abbiano un sapore dolciastro e gradevole. Per avere un’idea di quanto velenosa è la belladonna, basta sapere che la dose letale corrisponde a circa dieci bacche per gli adulti e due per i bambini.

 

Atropa belladonna, l’origine del nome

Viene spontaneo chiedersi perché l’atropa belladonna si chiami così. Nella mitologia greca, Atropa era una delle tre moire e aveva il potere di recidere il filo della vita: un riferimento evidente al fatto che la pianta sia velenosa.

 

L’epiteto belladonna, invece, fa riferimento all’usanza delle dame rinascimentali di assumere un collirio a base di belladonna per dilatare la pupilla (tecnicamente si chiama midriasi) e dare risalto e lucentezza agli occhi.

 

Cosa contiene la belladonna

La pianta contiene tre alcaloidi, che sono i suoi principi attivi e sono tutti accomunati da un’azione anticolinergica (cioè contrastano il neurotrasmettitore acetilcolina): 

  • Atropina: inibisce l’azione del sistema nervoso vegetativo parasimpatico; ancora oggi è usata nel campo dell’oculistica per dilatare le pupille onde osservare il fondo oculare.
  • Iosciamina: è uno stimolante del sistema nervoso centrale, dalle proprietà antispasmodiche.
  • Scopolamina: è un alcaloide allucinogeno, dalle proprietà antispasmodiche, depressivo del sistema nervoso centrale. 

 

In sostanza, la scopolamina ha un effetto sedativo e narcotico molto potente, mentre atropina e iosciamina – se assunte a dosi elevate – innescano una forte eccitazione corticale, con allucinazioni, euforia e perdita di memoria a breve termine.

 

Atropa belladonna e atropina

Come già ricordato, proprio dalle radici di belladonna – così come dai semi dello stramonio e da altri vegetali – si estrae l’atropina. Si tratta di un alcaloide tropanico che agisce come antagonista competitivo dei recettori muscarinici di un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina.

 

Si tratta di una sostanza tossica che, per questo, in medicina viene impiegata a dose minime e in condizioni controllate per diversi scopi:

  • far dilatare le pupille (midriasi) durante le visite oftalmologiche;
  • trattare la bradicardia (cioè il battito cardiaco troppo lento) e invertire gli effetti di alcuni farmaci antiaritmici;
  • ridurre la secrezione acida e la motilità gastrica, favorendo la cicatrizzazione dell’ulcera;
  • prevenire il riflesso vagale durante l’anestesia;
  • prima dell'anestesia, diminuire la produzione di saliva e la secrezione di fluidi nei bronchi;
  • come antidoto in caso di avvelenamento da insetticidi organofosforici.

 

La belladonna in erboristeria

La belladonna in erboristeria è stata a lungo utilizzata, sotto forma di tintura ed estratto, per il trattamento di varie condizioni tra cui gastriti, ulcere, coliti. Oggi tale rimedio fitoterapico è ritenuto desueto perché, considerata la sua tossicità, si ritiene che i rischi superino i benefici.

 

Atropa belladonna: il rimedio omeopatico

Nell'omeopatia, i rimedi vengono diluiti e dinamizzati attraverso una serie di diluizioni e agitazioni, secondo i principi omeopatici. La diluizione riduce la concentrazione della sostanza iniziale, mentre l'agitazione è pensata per "attivare" il rimedio. 

 

Proprio questa tecnica fa sì che la belladonna possa essere utilizzata in omeopatia, seppure in condizioni e dosi controllate e senza sostituirsi al parere di un medico.

 

La belladonna è il rimedio consigliato per trattare i problemi in cui c’è una forte stimolazione del sistema nervoso e che si manifestano con febbre elevata, pelle rossa e calda, pupille dilatate e sensibilità alla luce

 

Si tratta di malattie con congestione localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, accompagnati dall’arrossamento, da sensazione di calore, bruciore e dolore pulsante, da ipereccitabilità di tutti i sensi, spesso da febbre a volte accompagnata da delirio e allucinazione.

 

Questi sintomi sono coerenti con l’effetto dell’atropina. L'omeopatia infatti si si basa sul principio della similitudine, secondo il quale una sostanza che causa sintomi in una persona sana può essere utilizzata per trattare sintomi simili in una persona malata.

 

Principali utilizzi in omeopatia 

Vediamo ora a cosa serve la belladonna in omeopatia:

  • raffreddore, tosse, influenza o febbre e disturbi che riguardano la gola;
  • orecchie, in caso di otite, dolore, parotite;
  • congiuntivite agli occhi, dilatazione pupillare;
  • malattie esantematiche, come scarlattina, morbillo, rosolia;
  • disturbi all’apparato genitale, mestruazioni in anticipo o in ritardo, secchezza della vagina, vampate di calore, mammelle gonfie, infiammate o dure;
  • sistema nervoso, convulsioni, epilessia, nevralgie, allucinazioni, insonnia, depressione, cefalea;
  • problemi della pelle, eczema, acne, eritema, geloni;
  • problemi all’apparato gastro-intestinale, coliti, coliche, stitichezza;
  • dolori articolari diffusi, dolori ai denti, gengive gonfie e rosse.

 

Dosi e somministrazioni

In tutti i casi diluizione 4CH, 3 granuli o 5 gocce da 3 a 6 volte al dì a seconda delle necessità.