Ashtanga yoga: origini, pratica, benefici
L’Ashtanga yoga è uno stile di yoga tradizionale tra i più diffusi e conosciuti al mondo. È una pratica dinamica e molto vigorosa, con sequenze fisse di intensità crescente e un legame molto stretto fra corpo e mente, posture e respiro, per cui se ne parla spesso come di una “meditazione in movimento”. Scopriamo meglio le sue caratteristiche.
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- Significato dell'Ashtanga Yoga
- Cos'è l'Ashtanga Yoga
- Origini e filosofia dell'Ashtanga Yoga
- A cosa serve l'Ashtanga Yoga
- La pratica dell'Ashtanga Yoga
- Le serie dell'Ashtanga Yoga
- Benefici dell'Ashtanga Yoga
- Controindicazioni dell'Ashtanga Yoga
- I maestri e le scuole di Ashtanga
- Come iniziare l'Ashtanga Yoga
Significato dell'Ashtanga yoga
Il termine “ashtanga” è noto a chiunque conosca Patanjali, il padre sistematico dello yoga, e i suoi Yoga Sutra.
In questo testo, infatti, si parla degli otto rami (astha, otto, e anga, rami) che costituiscono il cammino dello yogi verso la liberazione.
Essi sono:
-Yama, norme comportamentali;
-nyama, osservanze personali;
-asana: posture;
-pranayama: controllo del respiro;
-prathyara: controllo dei sensi;
-dharana: concentrazione;
-dhyana: meditazione;
-samadhi: contemplazione.
Cos'è l'Ashtanga yoga
È però probabile che in tanti abbiano sentito parlare di Ashtanga in contrapposizione ad altre tipologie di yoga, come ad esempio l’Hatha, il Vinyasa, l’Iyengar o il Kundalini yoga.
Siccome l’etimologia comune rischia di creare non poca confusione, soprattutto in chi non ha ancora molta dimestichezza con l’argomento, per definire lo stile moderno a cui ci riferiamo, sarebbe più corretto quindi parlare di Ashtanga vinyasa yoga, stando però attenti a sottolinearne anche la differenza con il Vinyasa yoga.
Origini e filosofia dell'Ashtanga yoga
Come tanti degli stili di yoga che si ritengono più tradizionali, lo sviluppo dell’Ashtanga vinyasa yoga risale all’inizio del XX secolo. Questa pratica è stata codificata e si è diffusa in tutto il mondo grazie all’opera di Sri K. Pattabhi Jois (1915-2009).
Pattabhi Jois era stato a lungo allievo del maestro di tutti i maestri:
T. Krishnamacharya a Mysore, città del sud dell’India, ed è proprio quest’ultimo che gli avrebbe trasmesso le nozioni dell’Ashtanga yoga, imparate a memoria da un antico testo andato perduto, lo Yoga Korunta di Vamana Rishi.
A cosa serve l'Ashtanga yoga
Proprio all’interno dello Yoga Korunta ci sarebbero stati vari riferimenti agli Yoga Sutra di Patanjali e al cammino di evoluzione e ricerca spirituale da lui sintetizzato, che chiunque -non solo i saggi o i monaci dediti a questa via - avrebbe potuto portare avanti con una pratica costante e regolare.
L’Ashtanga vinyasa yoga è quindi uno strumento per perfezionare il corpo fisico e via via, attraverso il controllo del respiro e della mente, raggiungere gli strati più sottili del nostro essere.
La pratica dell'Ashtanga
L’Ashtanga è una pratica dinamica e molto vigorosa, nella quale ciascun movimento è accompagnato e supportato dal respiro, in un flusso continuo e armonico (vinyasa).
Il respiro e, in particolare, la respirazione ujjaiy è dunque una delle caratteristiche fondamentali di questo stile: si ottiene dalla chiusura parziale della glottide e ha un effetto sonoro e riscaldante, utile tanto per calmare la mente e focalizzarla sul momento presente quanto per riscaldare i muscoli, favorire una migliore circolazione del sangue e stimolare gli organi interni.
Nell’Asthanga yoga una grande importanza viene data alla tenuta, durante tutta la pratica, di alcuni bandha, fra cui:
- Mula bandha;
- uddiyana bandha;
- jalandhara banda.
Il termine bandha, che letteralmente significa chiusura o sigillo, indica contrazioni volontarie all’altezza del pavimento pelvico, dell’addome o della gola: la loro funzione è quella di contenere il prana e canalizzare l’energia prodotta dalla pratica, evitando che essa si disperda verso l’esterno.
Per questo stesso motivo, anche lo sguardo o drishti viene diretto con precisione in alcuni punti fissi, in modo da supportare e garantire la concentrazione e l’introspezione:
- Ombelico, nabichakra;
- punta del naso, nasagrai;
- terzo occhio, bhrumadhya;
- mano, hastagrai;
- pollice, angustha mahdyai;
- alluce, padayoragrai;
- a lato, parsvha;
- in alto, urdhva.
L’azione congiunta di asana, respiro e drishti, centrale nella pratica dell’Ashtanga yoga, si chiama Tristhana e rappresenta i tre livelli di purificazione di corpo, sistema nervoso e mente.
Le serie dell'Ashtanga yoga
L’Ashtanga yoga si basa su sei sequenze fisse di posizioni di intensità crescente, alle quali si accede solo quando le precedenti sono state apprese e praticate alla perfezione.
La prima serie dell’Ashtanga yoga, detta Yoga Chikitsa ovvero Yoga terapia, è composta da 75 asana e ha lo scopo di riequilibrare tutto il corpo: riallinea la colonna, elimina le tossine, costruisce stabilità e forza.
Questa prima serie dura circa 2 ore: si comincia con la pratica dei saluti al sole (Surya Namaskara A e B) per procedere in ordine con le posizioni in piedi, quelle sedute e le invertite e arrivare al rilassamento finale, savasana.
La serie intermedia, o Nadi Shodana, presenta delle similitudini con la prima sequenza di Ashtanga yoga, ma agisce sul sistema nervoso, andando ad aprire i canali energetici, e aggiunge delle posizioni più complesse, che gli studenti imparano dopo aver già padroneggiato la precedente.
La serie avanzata è detta Stira Bhagah Sampta, che significa “serenità sublime” o “stabilità divina”: essa comprende 4 sotto-sequenze (A, B, C, D) e richiede livelli di concentrazione, forza e flessibilità che si ottengono solo dopo numerosi anni di pratica.
Generalmente le lezioni prevedono l’esecuzione di un mantra iniziale e di uno conclusivo al termine della pratica.
Nel sistema dell’Ashtanga yoga esistono due tipologie di pratica:
- Led class, ovvero le classi di gruppo guidate dall’insegnante
- Mysore style, la pratica autonoma, che prende il nome dalla città indiana di Mysore, dove si trova l’Ashtanga Yoga Institute nel quale insegnava Pattabhi Jois.
La prima sequenza che si apprende nelle lezioni di gruppo è solo parziale: una volta che le condizioni fisiche del singolo allievo e suo il livello di esecuzione delle asana si vanno perfezionando, è il maestro ad assegnare le nuove posizioni e a consentire l’avanzamento della pratica.
Benefici dell'Ashtanga yoga
I benefici dell’Ashtanga yoga sono sicuramente molteplici. Dal punto di vista fisico si tratta di una pratica intensa, che rinforza il corpo e lo rende più flessibile; coinvolge le articolazioni e la colonna vertebrale, aiutando a ridurre il mal di schiena e altri disturbi articolari; migliora la capacità respiratoria e la circolazione sanguigna, dando sostegno al sistema respiratorio e a quello digestivo.
Dal punto di vista mentale contribuisce a riequilibrare stati di stress, ansia o depressione; aumenta la concentrazione, la determinazione e l’energia vitale.
Controindicazioni dell'Ashtanga yoga
Al tempo stesso, vanno prese in considerazione anche le possibili controindicazioni dell’Ashtanga yoga. Dal momento che si tratta di uno stile piuttosto vigoroso e dinamico, potrebbe non essere idoneo per chi soffre di patologie alla colonna vertebrale o alle articolazioni, a chi ha dolori o infiammazioni in corso e in generale a chi desidera avvicinarsi a una pratica più statica o morbida.
In ogni caso, oltre ad affidarsi a insegnanti qualificati e capaci, è importante ascoltare in ogni momento il proprio corpo e saperne rispettare i limiti, evitando di spingersi oltre livelli di sicurezza e rispetto.
I maestri e le scuole
Vamana Rishi: è considerato l’autore dello Yoga Korunta, un antico testo indiano, andato perduto, che sarebbe alla base della pratica dell’Ashtanga yoga.
Sri Tirumalai Krishnamacharya (1888-1989): il padre dello yoga moderno, fu il maestro dei maggiori maestri yoga del Novecento, fra cui il figlio T.K.V. Desikachar, B.K. S. Iyengar, K. Pattabhi Jois e Indra Devi. Secondo la tradizione, apprese gli insegnamenti dello Yoga Korunta direttamente dalla voce del proprio guru, Ramamohana Brahmachari, e li impartì ai propri discepoli. Un’altra storia narra, invece, che lui e il giovane Pattabhi Jois ritrovarono il testo in una biblioteca di Calcutta, nella metà degli anni ’20, riuscendo a decifrarlo e impararlo, prima che il manoscritto andasse distrutto o mangiato dagli insetti.
K. Pattabhi Jois (1915-2009): allievo diretto di Krishnamacharya, dedicò la sua vita alla codifica e alla diffusione dell’Ashtanga yoga, rendendolo uno degli stili moderni più popolari al mondo. Sul suo metodo scrisse un libro, lo Yoga mala, pubblicato in India nel 1962 e tradotto solo diversi anni più tardi. Nel 1964 l’incontro con il belga André Van Lysebeth, che fu il suo primo allievo occidentale, aprì le porte a un numero crescente di studenti provenienti dall’Europa o dall’America. Il crescente interesse per l’Ashtanga yoga convinse lo stesso Pattabhi Jois a intraprendere diversi viaggi all’estero per divulgare la sua disciplina.
Sharat Jois (1971): nipote di Pattabhi Jois, ha assunto l’eredità del nonno ed è oggi alla guida dell’Ashtanga yoga Institute di Mysore.
Curiosità sull'Ashtanga yoga
Su Youtube è possibile vedere integralmente alcune lezioni video di Ashtanga yoga, guidate da Sri K. Patthabhi Jois e praticate da alcuni dei più famosi insegnanti di questo stile ad oggi conosciuti, fra cui Tim Miller e Richard Freeman.
Come iniziare l’Ashtanga yoga
Per cominciare a praticare Ashtanga yoga il modo migliore è affidarsi a insegnanti certificati e preparati. Se si tratta della prima esperienza con lo yoga, sarebbe utile seguire un percorso introduttivo graduale, in cui le posizioni vengano spiegate nel dettaglio e modificate all’occorrenza, nel rispetto di tutti i corpi e delle relative possibilità.
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