Agroforestazione, cos'è
Esiste un modello agricolo in cui alberi, arbusti, seminativi e pascoli convivono negli stessi terreni. Si chiama agroforestazione e porta con sé grandi vantaggi ambientali.
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Agroforestazione, una definizione
Se pensiamo a una foresta, nella nostra mente si staglia un’immagine ben precisa: una distesa di alberi e arbusti solcati da sentieri e ruscelli. Se pensiamo all’agricoltura, la nostra rappresentazione mentale è completamente diversa: un campo dedicato a una sola coltura, rigidamente delimitato e governato dall’uomo al fine di renderlo il più produttivo possibile.
Ecco, dimentichiamoci tutto questo, perché l’agroforestazione vuole scardinare questa dicotomia. È una disciplina scientifica che studia le interazioni che si vengono a creare tra le diverse specie vegetali all’interno di sistemi complessi. E si traduce in un modello agricolo in cui alberi, arbusti, seminativi e pascoli convivono negli stessi terreni.
Con modalità diverse a seconda dello specifico contesto, ciascuna di queste specie è di supporto alle altre. Nella savana, per esempio, le chiome degli alberi sono distanziate tra loro, facendo quindi filtrare la quantità di luce perfetta per far crescere l’erba di cui gli animali si nutrono.
In passato questa era la norma, e lo è ancora in alcuni contesti tropicali ed equatoriali. Nei Paesi più industrializzati dove l’agricoltura intensiva la fa da padrona, è una pratica che è stata riscoperta soltanto di recente, con un solido supporto di carattere scientifico.
L’agroforestazione sintropica fa un passo in più perché prevede anche di applicare i princìpi dell’agricoltura sintropica, elaborati dal ricercatore svizzero Ernst Götsch. Secondo questo modello, un sistema agroforestale gestito in maniera corretta, senza fare uso di fertilizzanti e pesticidi di sintesi, dopo due o tre anni si evolve verso uno stato di abbondanza. Ciò significa che non solo produce beni alimentari, ma contribuisce anche al ripristino della biodiversità.
Agroforestazione, i vantaggi
Nel suo rifiuto totale delle pratiche agricole intensive e della standardizzazione a esse legata, l’agroforestazione è un approccio molto più dispendioso in termini di energie, tempo e persone coinvolte. Nemmeno i risultati possono essere standardizzati, perché l’equilibrio che si viene a creare tra le varie specie vegetali in un sistema complesso è costantemente in divenire.
Tuttavia, se l’agroforestazione è oggetto di grande attenzione è perché può garantire alcuni vantaggi particolarmente preziosi in questo momento storico:
- Creare un sistema complesso, in cui le piante interagiscono tra di loro, significa aumentare la biodiversità e mantenere in salute il suolo. Esattamente il contrario rispetto alle coltivazioni intensive.
- Secondo alcune analisi, i sistemi agroforestali hanno un’ottima capacità di sequestrare CO2 dall’atmosfera, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
- L’agroforestazione, se correttamente gestita, potrebbe essere una strada per ridurre il rischio di incendi. Questi ultimi infatti si propagano più facilmente quando i boschi sono abbandonati a sé stessi.
Esempi di agroforestazione
Può sembrare un approccio sperimentale, ma la verità – sottolinea un’analisi della Società di selvicoltura ed ecologia forestale (Sisef) – è che in Italia circa un milione di ettari sono coltivati a olivo seguendo i dettami dell’agroforestazione, cioè associandolo a pascoli e colture erbacee, tanto estensive quanto orticole. Capita soprattutto negli oliveti marginali, a minore redditività.
Può essere associata all’agroforestazione anche la coltura promiscua della vite. Con questo termine si indicano quei vigneti associati a seminativi “cosparsi di alberi isolati da legno, da frutto o da foglia, o attraversati da lunghi filari che fungevano da sostegni vivi alle viti. I tralci della vite salivano sull’albero, oppure venivano tesi da un albero all’altro in festoni o infine si spingevano a formare complicate pergole”, si legge nel sito dell’Associazione Italiana Agroforestazione.
Non tutti sanno che l’agroforestazione è stata sperimentata di recente anche a Milano. Per la precisione nel parco agricolo della Vettabbia, tra il quartiere Corvetto e l’Abbazia di Chiaravalle, nei terreni dati in gestione a Soulfood Forestfarms Hub Italy.