Ecodesign: cosa significa e perché è importante per i nostri rifiuti
L'80 per cento degli impatti ambientali che avrà un imballaggio nel suo ciclo di vita dipende dalle scelte adottate in fase di progettazione. Per questo il design di prodotti e imballaggi deve rispondere ai criteri della sostenibilità ambientale.
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Linee guida per facilitare il riciclo
Legislazione: che cosa è previsto
Cos’è l’ecodesign
Per ecodesign (o eco-design) si intende l’intero processo d’ideazione e progettazione di oggetti di uso comune con lo scopo di ridurre al minimo l’impatto ambientale durante il loro ciclo di vita. Ecodesing ed economia circolare, per questo, sono strettamente connessi.
Dalla progettazione – o, appunto, design – di un prodotto o di un imballaggio dipende infatti l’uso di materia prima e la quantità di scarto generato quando il prodotto/imballaggio diventa rifiuto. Il CONAI (Consorzio Nazionale per il recupero degli imballaggi) calcola che le scelte prese nella fase di progettazione incidano sull’80% degli impatti ambientali che avrà l’imballaggio in tutto il suo ciclo di vita. Per essere sostenibile, il prodotto deve quindi mettere al centro i principi dell’economia circolare, rispondendo ai criteri di durabilità, riparabilità, possibilità di aggiornamento e riciclabilità dei materiali utilizzati.
I principi dell’ecodesign si applicano a tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: dall’approvvigionamento e impiego delle materie prime, che devono essere riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili e non tossiche; alla loro lavorazione nel processo produttivo e alla distribuzione, in termini di efficienza energetica (ridotto consumo energetico nelle fasi produttive) e di ridotto impatto ambientale.
In sintesi, il ciclo di vita del prodotto deve poter essere allungato il più possibile, attraverso il riciclo e/o il riutilizzo dei suoi componenti. In alternativa il prodotto dovrà risultare biodegradabile al 100%, in modo da rientrare completamente nel ciclo naturale.
Linee guida per facilitare il riciclo
Per quanto riguarda gli imballaggi, sulla piattaforma online Progettare Riciclo, sono disponibili le linee guida dedicate agli imballaggi di plastica, in alluminio e in carta, tutte realizzate insieme alle principali università italiane (tra cui IUAV di Venezia, Politecnico di Milano e Politecnico di Torino) attive sul tema del design.
Prendiamo a esempio quelle dedicate al materiale plastico. In linea di principio tutti gli imballaggi in plastica sarebbero riciclabili, ma la reale possibilità che ciò avvenga dipende dalla corretta raccolta differenziata da parte dei consumatori finali, dalla tecnologia in uso, nonché dalla convenienza economica e ambientale delle attività di riciclo.
Ne consegue che una prima indicazione generale contenuta nelle linee sia quella di valutare con attenzione ogni caso singolarmente per trovare la giusta composizione tra requisiti prestazionali, normativi e di sicurezza (che restano imprescindibili) e facilitazione delle attività di riciclo.
Entrando più nello specifico, i criteri per decretare se un imballaggio di plastica è sostenibile o no vertono sul risparmio di materia prima, il riutilizzo, l’utilizzo di materiale riciclato, l’ottimizzazione della logistica, la semplificazione del sistema imballo, l’ottimizzazione dei processi produttivi e, appunto, la facilitazione delle attività di riciclo, in cui un ruolo fondamentale viene ricoperto dalla facilità di eliminazione dei residui di contenuti all’interno del contenitore.
Le ricerche citate nelle linee guida, infatti, evidenziano come resti nell’imballaggio, in media, il 3,7% di prodotto nel caso degli shampoo, il 5% del miele e il 26% dei dentifrici.
I designer, quindi, possono intervenire proprio sulla facilitazione allo svuotamento, per esempio progettando imballaggi che facilitino lo svuotamento dai residui, rendendo visibile il livello di prodotto contenuto o realizzando un imballaggio che abbia le superfici interne più lisce possibili.
Legislazione: che cosa è previsto
Per aiutare a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, ovvero minor consumo di risorse e minore impatto ambientale, l’Unione Europea ha sviluppato un nuovo “Circular Economy Action Plan”, un piano d'azione che interessa l'intero ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione e fabbricazione al consumo, alla riparazione, al riutilizzo e al riciclaggio.
Dal momento che l'estrazione e la trasformazione delle risorse sono all'origine della metà delle emissioni totali di gas a effetto serra, l’ecodesign è al centro delle politiche ambientali europee, il cui obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 non può prescindere dalla transizione a un'economia pienamente circolare.
Il piano punta a raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio, facendo diventare i prodotti “verdi” una norma e ricompensando i produttori in funzione delle loro prestazioni di sostenibilità, associando incentivi a livelli elevati di prestazione.
In materia di progettazione, il piano d’azione prevede di stabilire dei principi di sostenibilità, che vadano a migliorare la durabilità, la riutilizzabilità, la possibilità di upgrading e la riparabilità dei prodotti, disciplinando la presenza di sostanze chimiche pericolose negli stessi e aumentandone il contenuto riciclato.
Inoltre, l’intenzione è quella di limitare i prodotti monouso, lottare contro l’obsolescenza prematura e stabilire il divieto di distruggere i beni durevoli non venduti. La Commissione europea punta a sancire “il diritto alla riparabilità” dei prodotti entro il 2021, fornendo anche informazioni più attendibili ai consumatori, presentando obiettivi di riduzione dei rifiuti per flussi specifici e rafforzando l'attuazione degli obblighi di recente adozione per i regimi di responsabilità estesa del produttore.