Stufa a pellet, cos'è e come funziona

Alle prese con il caro energia, molti italiani hanno preferito optare per la stufa a pellet, convinti del fatto che sia una soluzione più efficiente, economica ed ecosostenibile. Ma le cose stanno veramente così?

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Ci sono cose che bene o male abbiamo sempre considerato diritti acquisiti, come il fatto di godere del tepore di una casa ben riscaldata durante la stagione fredda. Con la crisi energetica in corso, però, l’avvicinarsi dell’inverno inizia a destare un po’ di preoccupazione anche per chi vive in uno stato ricco e industrializzato – come l’Italia appunto – e incassa un buono stipendio. Il caro bollette è conclamato (e gli importi sarebbero ben più alti, se non fosse intervenuto il governo) e anche le fonti di calore alternative non appaiono più convenienti come un tempo. È il caso delle stufe a pellet.

 

 

Pellet, cos'è

Il pellet è un combustibile per stufe costituito da piccoli cilindri di legno pressati, di diametro compreso tra i 6 e gli 8 millimetri e di lunghezza compresa tra i 5 millimetri e i 4 centimetri. È fatto di scarti di legno vergine, come segatura e trucioli, che vengono essiccati e compattati insieme senza l’uso di vernici, collanti né altre sostanze chimiche. Questa particolare lavorazione abbatte il tasso di umidità e fa sì che, a parità di volume, il pellet risulti molto più efficiente rispetto al tradizionale legname.

 

A lungo il pellet è stato presentato come una soluzione ecologica, perché realizzato con gli scarti del legno. In realtà la situazione è un po’ più sfumata: l’ultima prova in ordine di tempo è un’inchiesta del New York Times che svela come le antiche foreste intatte del centro Europa vengano abbattute per fornire materia prima alle fabbriche di pellet. Si può parlare di pellet dannoso per l’ambiente anche dal punto di vista delle emissioni, perché bruciare legname produce più CO2 per unità termica (Btu) rispetto al carbone e al gas naturale. 

 

Stufa a pellet, cos'è e come funziona

Una stufa a pellet funziona esattamente come qualsiasi altra stufa a legno, l’unica differenza è – appunto – il combustibile. Il pellet sta in un apposito serbatoio e viene prelevato nelle giuste dosi dalla coclea, per poi finire nel focolare. Bruciando, il pellet produce fumi che arrivano a una temperatura di 300 gradi centigradi e vengono fatti circolare all’interno di una sorta di serpentina, per sfruttarne al massimo il calore. Vengono infine espulsi da un ventilatore che li spinge verso una canna fumaria

 

L’intero processo viene regolato da una centralina elettrica: ciò significa che l’utente può facilmente impostare l’orario di accensione e di spegnimento e la temperatura desiderata, attraverso un cronotermostato o anche un’app installata sul cellulare. È sempre la centralina elettrica a garantire la sicurezza, attivando un allarme o spegnendo l’impianto se la pressione è eccessiva.

 

Fin qui abbiamo descritto una stufa a pellet tradizionale, ad aria; esistono poi le cosiddette termostufe a pellet, o stufe idro, che riscaldano anche l’acqua calda sanitaria.

 

Quanta energia elettrica consuma una stufa a pellet

Viene quindi spontaneo chiedersi quale sia, tra pellet e metano, il metodo più conveniente per riscaldare la propria casa. La prima cosa da chiarire è che non esiste una sola risposta, perché dipende dallo specifico modello e dalle caratteristiche dalla propria abitazione. Ci limiteremo dunque a tracciare alcune linee guida generali.

 

Di per sé, una stufa a pellet consuma energia elettrica soltanto per l’accensione: il suo fabbisogno dunque è visibilmente più basso rispetto a quello di una caldaia a gas. Alla spesa per la bolletta dell’elettricità tuttavia bisogna aggiungere anche quella necessaria per fare rifornimento di pellet.

 

Stufa a pellet, è boom di vendite

Soprattutto da quando i prezzi del metano hanno iniziato la loro rincorsa, un numero sempre maggiore di italiani ha guardato alle stufe a pellet come a possibili soluzioni. A maggio 2022 le vendite di stufe e caminetti a pellet o legname erano aumentate del 28% rispetto ai primi cinque mesi del 2021: i dati sono dell’Associazione italiana energie agroforestali (Aiel) e sono citati dal quotidiano la Repubblica.

 

Quanto costa il pellet

Probabilmente, chi ha fatto questo piccolo investimento non immaginava che nell’arco di pochi mesi anche il costo del pellet sarebbe aumentato a dismisura. Altroconsumo parla di un rincaro superiore al 100%: fino al 2021 un sacco da 15 kg costava 5 euro, ora è stabilmente attorno ai 10, con picchi di 14.

 

Ci sono svariate ragioni alla base di questo fenomeno. Anche per produrre il pellet serve energia, la stessa energia che costa sempre di più a causa delle tensioni geopolitiche internazionali. Oltretutto, è proprio da Russia e Ucraina che arriva (o, meglio, arrivava) una buona parte della materia prima. Si assiste quindi a uno sbilanciamento tra domanda e offerta che, forzatamente, fa lievitare i costi. 

 

Per calcolare la spesa complessiva, bisognerebbe sapere quanto dura un sacco di pellet. Chiaramente tutto dipende dalle dimensioni della casa, dalla temperatura esterna e dal modello di stufa. In media, per un appartamento di 80-90 mq con una stufa da 8kWh accesa 12 ore al giorno, si consumano circa 150 sacchi da 15 kg per 120-130 giornate di freddo. Ciò significa che un sacco da 15 kg, ora in vendita ad almeno 10 euro, dura meno di un giorno.

 

Altroconsumo sostiene che quest’anno per riscaldare 100 mq con una stufa a pellet una famiglia italiana debba spendere più di 1.300 euro, il doppio rispetto allo scorso inverno.

 

Come risparmiare sul costo del pellet

Nel corso dell’autunno dunque molti stanno cercando di capire come risparmiare. Innanzitutto, ci si può impegnare a consumare meno pellet in diversi modi:

  • provvedere alla manutenzione ordinaria della stufa, per metterla nelle condizioni di funzionare al meglio;
  • evitare di spegnere e riaccendere l’apparecchio, perché ci vogliono almeno due o tre ore per raggiungere la temperatura desiderata;
  • comprare pellet di buona qualità: quello scadente e umido risulta meno efficiente;
  • fare l’abitudine a tenere una temperatura leggermente più bassa in casa; si può sopperire indossando un maglione in più o tenendo una coperta sul divano. 

 

Per strappare un prezzo più basso di solito conviene acquistare il pellet fuori stagione, in primavera o in estate. Chi non è riuscito a organizzarsi con mesi di anticipo, invece, può ricorrere ai gruppi di acquisto, comprarlo sfuso o in grandi quantità.

 

Un bonus per l'acquisto di una stufa a pellet

Anche nel 2022, chi vuole acquistare una stufa a pellet può usufruire dell’Ecobonus, che prevede una detrazione pari al 65% del costo di acquisto e di messa in opera, con un limite di spesa pari a 30mila euro. Tale rimborso si può ottenere tramite sconto in fattura, cessione del credito oppure come detrazione in dichiarazione dei redditi, spalmata in dieci anni.

 

L’acquisto e l’installazione di una stufa a pellet possono essere anche parte di una ristrutturazione edilizia e godere quindi del bonus ristrutturazioni, cioè di un rimborso del 50% fino a un tetto di 96mila euro. In questo caso però sono ammesse soltanto le stufe che garantiscono un rendimento almeno del 70%.

 

Esistono infine altri incentivi e contributi a fondo perduto erogati dalle singole regioni italiane, tra cui Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.