Pesca illegale, cos'è

La pesca illegale è un fenomeno diffuso, spesso impunito e deleterio per l’ecosistema e la sopravvivenza delle popolazioni ittiche. Vediamo di cosa si tratta, quali sono i metodi di pesca più dannosi e quali alternative abbiamo.

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Per molti di noi, il pesce è una presenza fissa della dieta: dai modaioli poke e sushi ai piatti della tradizione italiana, fino alla banale scatoletta di tonno nell’insalata. Ma ci siamo mai chiesti da dove viene il pesce che mangiamo? Cosa si intende per pesca sostenibile e, viceversa, a quali condizioni la pesca diventa illegale o eccessiva?

 

 

Cosa si intende per pesca illegale

2.500 miliardi di dollari all’anno. Questo è il valore complessivo dei beni e dei servizi provenienti dal mare: se fosse uno Stato, sarebbe il settimo al mondo per Pil. Stando ai dati più aggiornati forniti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), nel 2020 la produzione ittica globale ha raggiunto i 177,8 milioni di tonnellate, di cui poco più di 90 dalla cattura e 87,5 dall’acquacoltura. Insomma, è un settore economico fiorente che continua a crescere: negli anni Novanta la cattura era pari a 88,9 milioni di tonnellate, ma l’acquacoltura si fermava a 21,8. 

 

L’industria del pesce peraltro è di sicuro sottostimata perché l’illegalità è diffusa e spesso impunita. Ogni anno nel mondo si vendono tra gli 8 e i 14 milioni di tonnellate di pesce catturato illegalmente: questo mercato parallelo vale quindi tra i 9 e i 17 miliardi di dollari. Ma cosa si intende per pesca illegale? Molto brevemente, è la cattura di pesci che per legge non si possono pescare, oppure senza possedere le autorizzazioni o la licenza.

 

La pesca sostenibile, al contrario, è quella che:

  • lascia in mare abbastanza pesci da far sì che la popolazione si possa riprodurre e la stessa attività dei pescatori possa proseguire nel tempo;
  • minimizza il proprio impatto sull’ecosistema marino;
  • è gestita in modo responsabile, nel rispetto delle leggi vigenti.

Quelli appena descritti sono i tre pilastri del Marine Stewardship Council (MSC).

 

Sovrapesca, cos'è

Si parla di sovrapesca, o overfishing usando la denominazione inglese, quando l’attività di pesca è eccessiva e irrazionale a tal punto da depauperare le risorse ittiche di un determinato ecosistema acquatico (che può essere mare, fiume, lago o torrente).

 

Per determinare quando la pesca diventi eccessiva è stato coniato un indicatore, il Maximum Sustained Yield (rendimento massimo sostenibile): indica il valore massimo di pesca che può essere mantenuto nel lungo periodo senza compromettere la consistenza della popolazione ittica e la sua capacità di rigenerazione. La sovrapesca è un concetto che ha anche una declinazione economica: se viene catturato (e quindi venduto) troppo pesce, i prezzi scendono e quindi si riduce la redditività dei pescatori.

 

Nel Mediterraneo, fa sapere il WWF, il 78% degli stock ittici è sovrasfruttato. E in Italia? I dati dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) sono allarmanti: si arriva addirittura al 92,7%. 

 

Quando la pesca è illegale 

La definizione di pesca illegale comprende diverse casistiche:

  • si esercita senza una licenza o un’autorizzazione valida;
  • si va alla ricerca di specie ittiche la cui cattura è stata sospesa o vietata;
  • si fa uso di reti o altri attrezzi non conformi o non autorizzati;
  • si catturano pesci di taglia inferiore a quella minima consentita e non li rigetta in mare se finiscono casualmente nelle reti;
  • si pratica in zone dove è stato imposto il divieto o dove è in vigore il fermo pesca;
  • si danneggiano con gli esplosivi le risorse marine;
  • non si rispetta l’obbligo di registrare e dichiarare i dati sulle catture;
  • si coinvolgono le acque territoriali di altri Stati senza una specifica autorizzazione;
  • si pesca in un tratto di mare in cui è già stata raggiunta la soglia consentita.

 

Pesca: metodi e pericolosità

La pesca intensiva usa spesso metodi molto impattanti sull’ecosistema che spesso e volentieri intrappolano non solo le specie desiderate, ma anche altri pesci e animali: questo fenomeno è detto cattura accidentale o accessoria, bycatch. Si tratta di un problema tutt’altro che marginale: si stima che addirittura il 40% del pescato mondiale sia catturato in modo non intenzionale, per poi essere spesso rigettato in mare morto o agonizzante.

 

Tra le tecniche più pericolose ci sono:

  • Pesca a strascico: dalle navi si calano enormi reti, zavorrate e dotate di ruote metalliche, che raschiano i fondali marini intercettando (e distruggendo) tutto ciò che incontrano nel loro percorso.
  • Pesca a tramaglio: si posano sul fondo o sulla superficie del mare le reti da imbrocco, cioè cortine dentro le quali finiscono tutti i pesci che nuotano nella zona.
  • Spadare distruttive: reti derivanti d'altura, ufficialmente bandite dalle Nazioni Unite ben trent’anni fa ma ancora usate in diverse zone dell’oceano Indiano.

 

Pesca illegale in Italia

In Italia, le principali norme che regolano la pesca sono il decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4 e il Regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008. Per chi infrange le leggi sulla pesca, le sanzioni sono molto dure.

 

Per chi cattura specie di cui è vietata la pesca, fa uso di materiale esplosivo, cattura e trasporta pesci storditi e uccisi con metodi vietati o pesca in acque di altri Stati, sono previsti l’arresto da 2 mesi a 2 anni e multe che vanno dai 2mila ai 12mila euro. Chi invece sottrae il pescato ad altri pescatori o non rispetta le distanze rischia l’arresto da un mese a un anno e una multa da 1.000 a 6mila euro.

 

In più ci sono le pene accessorie, come la confisca del pescato e dell’attrezzatura, o ancora la sospensione della licenza (che può essere anche revocata), dell’esercizio commerciale o del certificato di iscrizione nel registro dei pescatori.

 

Le associazioni a tutela di una pesca sostenibile

Per fortuna esistono diverse ong che, giorno dopo giorno, difendono la salute del mare e cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze della pesca intensiva. Ne citiamo alcune: