Diabete, cause, diagnosi e trattamento
Il diabete è una alterazione metabolica che si verifica quando il glucosio nel sangue supera i livelli normali (iperglicemia), provocando diversi sintomi e il rischio di complicanze anche serie. Vediamo meglio cosa può scatenare il diabete, quali sono i sintomi e cosa mangiare (o non mangiare) se si soffre di diabete.
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- Cos'è il diabete
- Le cause
- I sintomi
- La diagnosi
- La glicemia a digiuno
- Le tipologie di diabete
- La terapia insulinica nel diabete di tipo 1
- Il trattamento del diabete di tipo 2
- Il diabete gestazionale
- Alimentazione con il diabete
- I soggetti a rischio
Cos’è il diabete
Quando il glucosio nel sangue supera i livelli normali (iperglicemia), si verifica un’alterazione metabolica conosciuta con il nome di diabete mellito.
Con il termine “glicemia” si intende il glucosio circolante nel sangue; i valori normali oscillano tra i 70 e i 110 mg/dl. Un aumento di questi valori basali superiore ai 120 mg/dl, in tre controlli successivi, è indice di una patologia diabetica.
Tale condizione medica cronica si verifica quando il corpo non è in grado di produrre abbastanza insulina o di utilizzarla correttamente. L'insulina è un ormone prodotto dal pancreas che aiuta a regolare i livelli di zucchero nel sangue e a consentire al glucosio di entrare nelle cellule per essere utilizzato come energia. Senza un adeguato controllo dell'insulina, i livelli di zucchero nel sangue possono diventare troppo alti e causare problemi di salute a lungo termine.
Il diabete viene classificato in diverse tipologie, le principali sono:
- diabete insulino-dipendente o di tipo 1;
- diabete non insulino-dipendente o di tipo 2.
Le cause
Cosa può scatenare il diabete? Si nota spesso una predisposizione di tipo genetico ma, al di là di questo fattore, le cause del diabete possono essere molteplici e variano a seconda della tipologia.
Il diabete di tipo 1 è classificato come una malattia autoimmune, perché è il sistema immunitario a “sabotare” le cellule che producono insulina. Non è ancora chiaro quale sia il fattore che innesca questa risposta autoimmune: si ipotizza che alla base possano esserci fattori ambientali o infezioni virali.
Nel diabete di tipo due la componente genetica ha un valore ancora maggiore ma in questo caso incide notevolmente anche l'aumento di peso corporeo, che contribuisce a diminuire la funzionalità delle cellule pancreatiche a causa dell'aumento della sintesi di trigliceridi. Per questo motivo la perdita di peso e l'attività fisica in questo caso sono di primaria importanza.
I sintomi
Quali sono i sintomi di chi ha il diabete? La risposta dipende dalla sua forma.
Il diabete di tipo 1 si manifesta in giovane età, con sintomi molto intensi e repentini come:
- stanchezza e malessere;
- sete esagerata;
- tendenza a urinare in continuazione (poliuria);
- aumento della fame, accompagnato però da perdita di peso;
- dolori addominali;
- difficoltà visive;
- alito acetonemico, cioè dallo sgradevole odore di frutta matura.
Come inizia il diabete? La prima manifestazione del diabete di questo tipo di norma è la chetoacidosi, situazione clinica che si verifica quando, in mancanza di insulina, l’organismo comincia a utilizzare massivamente gli acidi grassi per ottenere energia e finisce con generare prodotti tossici, i cosiddetti corpi chetonici.
Il diabete di tipo 2 invece si manifesta di norma dopo i quarant’anni di età, soprattutto in condizioni di sovrappeso. I suoi sintomi di norma evolvono più lentamente e comprendono:
- aumento dell’appetito;
- sete intensa;
- tendenza a urinare di più;
- stanchezza;
- lenta guarigione dalle ferite;
- cefalea;
- prurito.
Il diabete può portare anche sintomi strani che, istintivamente, è difficile ricollegare alla patologia: come per esempio l’irritabilità, gli sbalzi d’umore, la confusione mentale. Nel momento in cui si percepisce qualcosa che non va, è dunque bene tenere un diario dei sintomi (anche distinguendo tra i sintomi al mattino, durante la giornata o di notte).
In entrambi i casi, sia con il diabete di tipo 1 sia con il diabete di tipo 2, il paziente può andare incontro a ipoglicemia o, viceversa, iperglicemia:
- Ipoglicemia: provoca sintomi come confusione, instabilità caratteriale, sudorazione, tremore, alterazioni nel ritmo cardiaco, capogiro, vertigini, debolezza, mal di testa, vista offuscata, difficoltà nel linguaggio. Se non si interviene immediatamente mangiando o bevendo qualcosa di dolce, si rischiano la perdita di conoscenza o le convulsioni.
- Iperglicemia: provoca sintomi come secchezza delle fauci, sete, minzione frequente, malessere, mancanza di appetito, vista offuscata. Bere in abbondanza è fondamentale, perché la disidratazione può tradursi in iperglicemia: questo è uno dei motivi per cui il diabete in estate richiede attenzioni particolari.
Nei casi più gravi, il coma diabetico (ipoglicemico o iperglicemico) si può rivelare fatale.
Nel corso degli anni il diabete può poi portare diverse complicanze croniche, tra cui:
- un aumento del rischio di malattie cardiovascolari tra cui infarto, angina, ictus, aterosclerosi;
- insufficienza renale cronica;
- neuropatia periferica (con formicolii, dolori e riduzione della sensibilità a gambe e piedi) oppure autonomica (con sintomi al cuore, all’apparato digerente o agli organi genitali).
- sintomi del diabete al piede come infezioni e ulcere che, nei casi più gravi, portano alla cancrena (piede diabetico);
- retinopatia diabetica, cioè un danneggiamento dei vasi sanguigni della retina, con difficoltà visive.
La diagnosi
La diagnosi del diabete parte dall'analisi dei sintomi che, nel caso di diabete di tipo uno, sono molto evidenti e di immediata interpretazione. L'esame diagnostico per accertare la presenza della patologia, tuttavia, è il dosaggio della glicemia, fatto attraverso le analisi del sangue.
La glicemia a digiuno
Il prelievo deve essere fatto in laboratorio, dopo almeno otto ore di digiuno e dai risultati si può appurare se:
- non si ha il diabete (valori al di sotto di 100 mg/dl);
- c'è una alterazione della glicemia, comunque non associata al diabete, (valori compresi tra 100 e 126 mg/dl);
- il diabete è confermato (valore al di sopra di 126 mg/dl).
In gravidanza i valori del diabete sono più restrittivi, perché si considera ottimale un livello di glicemia a digiuno inferiore ai 90 mg/dl.
Le tipologie di diabete
Le tipologie di diabete più diffuse sono:
- Diabete insulino-dipendente o di tipo 1. Il sistema immunitario attacca – e distrugge in modo permanente – le cellule del pancreas che producono insulina. Tale condizione insorge a partire dall’infanzia e dall’adolescenza e, in termini numerici, rappresenta circa il 10% dei casi di diabete.
- Diabete non insulino-dipendente o di tipo 2. Rappresenta l’assoluta maggioranza dei casi di diabete mellito (circa il 90%) e insorge soprattutto a partire dai quarant’anni di età, in particolar modo se il soggetto è sovrappeso. Può essere scatenato da uno di questi due difetti, o da entrambi: il deficit di secrezione di insulina, per cui l’insulina prodotta è troppo scarsa per soddisfare le necessità dell’organismo, oppure l’insulino resistenza, cioè l’incapacità degli organi di rispondere all’effetto dell’insulina stessa.
Molto comune anche il diabete gestazionale, chiamato così perché insorge in gravidanza e – se correttamente trattato – di norma scompare dopo il parto.
Una forma molto più rara è il diabete insipido, malattia metabolica causata dalla carenza di un ormone antidiuretico chiamato vasopressina (ormone antidiuretico); i sintomi principali sono la sete continua e la produzione di grandi quantità di urina non diluita.
La terapia insulinica nel diabete di tipo 1
L'insulina è un ormone prodotto naturalmente dal pancreas che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine. Nel diabete di tipo 1, il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule beta pancreatiche, interrompendo la produzione di insulina. Così facendo, il glucosio si accumula nel sangue, facendo salire la glicemia.
La terapia insulinica è una pietra angolare nel trattamento del diabete di tipo 1 e consente ai pazienti di condurre una vita sana e attiva. Consiste nell'apporto esterno di insulina nel corpo attraverso:
- iniezioni sottocutanee, attraverso un’apposita penna che il paziente può gestire da sé;
- microinfusori (anche detti pompe insuliniche), cioè dispositivi che iniettano 24 ore su 24 insulina nel tessuto sottocutaneo, regolandone la quantità in base alle necessità del paziente a ai pasti che assume.
Esistono diversi tipi di insulina disponibili, ciascuno con caratteristiche uniche che determinano il loro tempo di azione e la durata dell'effetto. Gli schemi terapeutici variano a seconda delle esigenze individuali dei pazienti e possono includere l'utilizzo di insulina a rapida azione prima dei pasti, insulina a azione intermedia per coprire le esigenze basali o una combinazione di entrambe.
È fondamentale che il paziente sia consapevole della sua condizione e collabori nella gestione della terapia, riconoscendo i fattori che incidono sulla propria glicemia e i segnali precoci di ipo e iperglicemia.
Se infatti si ripristinano i corretti livelli di insulina del corpo, si mantiene la glicemia entro un range normale e si evitano gravi complicanze a carico di diversi organi.
Il trattamento del diabete di tipo 2
Nel caso del diabete di tipo 2, la prima terapia consiste nella modifica dello stile di vita, con una corretta alimentazione (povera di grassi e ricca di fibre) e la pratica costante di attività fisica, in modo tale da tenere sotto controllo il peso corporeo.
Altrettanto importante è auto monitorare costantemente l’insulina, in modo tale da essere consapevoli del decorso della malattia e individuare prontamente eventuali picchi.
Laddove la riduzione del peso corporeo risulti insufficiente, il medico può prescrivere dei farmaci ipoglicemizzanti orali, suddivisi in quattro categorie principali a seconda dell’azione che esercitano:
- stimolare il pancreas a produrre più insulina;
- migliorare la capacità dell’organismo di rispondere all’insulina;
- ritardare l’assorbimento intestinale del glucosio;
- aumentare l’escrezione del glucosio attraverso le urine.
Laddove essi non siano sufficienti, o perdano efficacia nel tempo, si passa alla somministrazione di insulina.
Il diabete gestazionale
Si parla di diabete gestazionale quando i livelli di zucchero nel sangue aumentano durante la gravidanza, in donne che precedentemente non avevano il diabete.
Si tratta di una condizione piuttosto comune: in Italia riguarda il 6-7% delle gravidanze. La placenta, infatti, secerne ormoni che bloccano l’effetto dell’insulina; se il pancreas non è in grado di reagire, oppure la paziente è insulinoresistente, la glicemia nel sangue aumenta.
Tra i fattori di rischio ci sono:
- l’età della madre superiore ai trent’anni;
- la familiarità col diabete;
- l’obesità o il sovrappeso prima della gravidanza;
- un elevato aumento ponderale in gravidanza;
- una storia di diabete gestazionale nelle gravidanze precedenti;
- aver partorito un bambino di peso superiore ai 4 chili in passato.
Il diabete gestazionale di norma non provoca sintomi visibili ma, se non correttamente controllato, è un fattore di rischio per diverse problematiche per il feto e durante il parto. Questo è il motivo per cui, in presenza di fattori di rischio, fra la 24esima e la 34esima settimana si esegue un esame chiamato curva da carico orale di glucosio.
In presenza di una diagnosi, la gestante è tenuta a misurare la glicemia più volte al giorno e seguire una dieta, sotto stretto controllo medico. Se questo non è sufficiente, il farmaco di prima scelta è l’insulina.
Alimentazione con il diabete
Cosa si deve mangiare e cosa non si deve mangiare con il diabete? Ne abbiamo parlato con il dottor Federico Bertuzzi, direttore del Dipartimento medico polispecialistico di Diabetologia presso l’ospedale Niguarda di Milano e presidente eletto della sezione regionale lombarda della Società italiana di diabetologia.
“L’alimentazione in caso di diabete mellito in realtà è un’alimentazione corretta e bilanciata, come la dieta mediterranea”, risponde. Essa si deve reggere su tre pilastri:
- pochi zuccheri semplici, cioè zucchero da tavola, miele, bibite gassate, succhi di frutta ecc.;
- pochi grassi animali, contenuti esempio in salumi, insaccati, burro, formaggi ecc.;
- tanti cibi ricchi di fibre, ovvero tutti i cereali integrali (come frumento, orzo, avena, farro), oltre alle leguminose e alle verdure.
“Bisogna poi fare una distinzione tra il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2”, aggiunge il dottor Bertuzzi. “Nel primo caso, il problema di norma è una carenza di insulina che insorge già nei ragazzi giovani. In questo caso si educa il paziente a seguire una dieta corretta ma libera, quantificando i carboidrati per gestire in maniera appropriata la terapia insulinica”.
“Nel diabete di tipo 2, che di norma è associato a sovrappeso o obesità, la dieta ha un ruolo importante nella gestione della patologia e tendenzialmente è ipocalorica”.
Nel diabete di tipo 2 dunque diventa ancora più importante evitare le bevande gassate zuccherine, preferire i grassi vegetali a quelli animali e privilegiare frutta, verdura e legumi. Esatto, anche la frutta! “La frutta idrata, è ricca di vitamine e di antiossidanti. La quantità di fruttosio ogni cento grammi di prodotto è modesta, perché la percentuale di acqua è considerevole”, ricorda il dottor Bertuzzi. “Si devono limitare soltanto i frutti molto zuccherini come banane, fichi, cachi, uva”.
Anche la suddivisione di pasti e spuntini durante il giorno dipende dalla propria condizione specifica:
- “nel caso del diabete di tipo 1, il paziente fa merenda se lo desidera e regola la terapia insulinica di conseguenza”, spiega il diabetologo;
- “nel caso del diabete di tipo 2, gli spuntini di norma non sono così necessari, a meno che non rientrino in un programma definito con un nutrizionista per ridurre l’introito calorico dei pasti principali”;
- “il diabete gestazionale è peculiare, perché c’è la necessità di un significativo apporto calorico: gli spuntini, inoltre, riducono il rischio di aumento dei corpi chetonici nelle urine”, conclude.
I soggetti a rischio
Per il diabete di tipo 1, la principale causa è di tipo genetico.
Per il diabete di tipo 2, oltre alla familiarità, ci sono altri fattori di rischio come:
- sovrappeso o obesità;
- ipertensione arteriosa;
- livelli troppo elevati di colesterolo nel sangue;
- livelli troppo elevati di trigliceridi nel sangue;
- avere avuto il diabete gestazionale o aver partorito un bambino di peso superiore ai 4 chili.