Intestino irritabile, sintomi e trattamento
La sindrome dell'intestino irritabile, un tempo chiamata anche colite o colon irritabile, è un disturbo piuttosto comune e fastidioso in cui si accompagnano dolori al basso ventre e alterazioni nella defecazione.
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- Come è fatto l'intestino
- Le funzioni dell'intestino
- Che cos'è la sindrome dell'intestino irritabile
- Le possibili cause
- I sintomi
- Quando rivolgersi al medico
- La diagnosi
- Il trattamento
- Rimedi naturali per l'intestino irritabile
- L'alimentazione
- Lo stile di vita e la prevenzione
Come è fatto l'intestino
L'intestino è un organo che fa parte del sistema digestivo, dalla forma di un lungo tubo di diametro flessibile, ripiegato più volte su sé stesso. La parte superiore si chiama intestino tenue, mentre quella terminale è l’intestino crasso. Più nello specifico:
- L'intestino tenue, più sottile, è responsabile dell'assorbimento dei nutrienti provenienti dagli alimenti che ingeriamo. Per aumentare la sua superficie, e dunque l’assorbimento, le sue pareti interne sono rivestite da piccole pieghe (della forma simili a dita) chiamate villi intestinali. L’intestino tenute è suddiviso a sua volta in tre segmenti: duodeno, digiuno e ileo.
- L’intestino crasso, più corto e di diametro più ampio, assorbe acqua ed elettroliti, accumula gli scarti alimentari indigeribili e fa sì che vengono espulsi. È composto da cieco, colon e retto: quest’ultimo si collega all'ano, attraverso il quale vengono eliminate le feci.
L'intestino è costituito da pareti muscolari che aiutano nel processo di peristalsi, ovvero le contrazioni che spingono avanti il cibo attraverso il tratto digestivo. La parete dell'intestino contiene anche numerose ghiandole che secernono enzimi e altre sostanze che aiutano nella digestione.
Ospita inoltre una vasta comunità di microbi, nota come microbiota intestinale, che svolge un ruolo importante per la salute dell’organismo nel suo insieme.
Le funzioni dell'intestino
Riassumendo, dunque, l’intestino svolge svariate funzioni fondamentali per la nostra salute:
- contribuisce alla digestione del cibo, scomponendo i nutrienti in molecole più semplici e assimilabili;
- le sue pareti assorbono amminoacidi, zuccheri, acidi grassi, vitamine, minerali e acqua;
- l’intestino crasso assorbe acqua ed elettroliti dai residui alimentari non digeriti, mantenendo l’equilibrio idrico del corpo e formando le feci;
- produce muco che agevola il passaggio del cibo e protegge la parte intestinale da danni e irritazioni;
- attraverso il microbiota intestinale, contribuisce all’azione del sistema immunitario;
- elimina gli scarti alimentari con le feci.
Che cos'è la sindrome dell'intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile (nota anche con la sigla IBS, dall’inglese Irritable bowel syndrome) non è una vera e propria malattia, quanto un disordine funzionale caratterizzato da una serie di sintomi differenti e di intensità variabile: dolore addominale, diarrea o costipazione (o un’alternanza delle due), flatulenza e gonfiore.
Non è dunque un’infezione dovuta a un batterio o a un virus e non provoca danni veri e propri agli organi, ma condiziona comunque la qualità della vita in modo che può essere più o meno pesante.
Un tempo tale condizione era chiamata colite o colon irritabile, ma la sua nuova denominazione è utile per sottolineare quanto essa interessi l’intestino nel suo insieme, non soltanto il colon.
La sindrome dell’intestino irritabile è estremamente comune, soprattutto nelle donne e al di sopra dei cinquant’anni di età: si stima che in Italia colpisca circa il 10% della popolazione.
Le possibili cause
Le cause dell'intestino irritabile non sono ancora certe. Diversi studi hanno dimostrato che nei pazienti affetti da tale patologia, l'intestino e il colon hanno una sensibilità maggiore e possono avere quindi reazioni anomale in caso di stress o quando si assumono particolari cibi.
Dall’altro lato ci sono fattori biologici, come disbiosi intestinale, infiammazioni, infezioni, oppure malfunzionamenti del sistema immunitario. Studi recenti hanno poi dimostrato che esiste un collegamento tra la sindrome dell'intestino irritabile e la serotonina: livelli anomali di questo neurotrasmettitore infatti, si traducono con problemi di defecazione e motilità intestinale.
Infine, anche una sensibilità al glutine non celiaca potrebbe causare la sindrome dell'intestino irritabile.
I sintomi
Vediamo ora quali sono i sintomi di un intestino irritabile, ricordando però come essi siano variabili a seconda dei casi e tendano inoltre a intensificarsi in periodi particolarmente stressanti a livello fisico o mentale.
Chi soffre di intestino irritabile può accusare diarrea o stipsi o entrambi i disturbi in modo alternato; può notare inoltre muco nelle feci, oppure cambiamenti nella loro forma e consistenza. Tra i sintomi caratteristici ci sono inoltre dolore addominale, gonfiore e flatulenza.
Dove è localizzato il dolore quando si ha l'intestino irritabile? Di solito ai quadranti inferiori dell’addome, corrispondenti a intestino e colon, ma c’è anche chi percepisce un dolore addominale diffuso.
Altri sintomi infine non coinvolgono direttamente l’intestino: si tratta infatti di stanchezza, irritabilità, dolore alla schiena o alle pelvi, difficoltà di concentrazione, emicrania.
Quando rivolgersi al medico
Cosa fare se si ha l'intestino irritabile? Molti tendono a sottovalutare il problema, per imbarazzo o perché danno erroneamente per scontato che sia normale avere disturbi intestinali.
In realtà, se i sintomi sono ricorrenti, è importante rivolgersi al medico di base che indirizzerà poi al gastroenterologo per una valutazione completa e una terapia appropriata.
La diagnosi
Non esistono esami specifici per diagnosticare la sindrome dell'intestino irritabile. L'individuazione di tale patologia, perciò, parte da una analisi della storia clinica del paziente nella sua totalità, unita ad una descrizione accurata dei sintomi e ad un esame fisico meticoloso.
È possibile ricorrere anche ad alcuni esami di laboratorio, come le analisi del sangue, analisi delle feci e, in alcuni casi, anche alla colonscopia.
Esiste poi la possibilità di effettuare un questionario noto come “Rome Criteria”. Secondo tale test diagnostico, un paziente è affetto dalla sindrome dell'intestino irritabile se per un periodo di 3 mesi ha manifestato in maniera più o meno continuativa almeno 3 dei sintomi presenti in elenco:
- disagio o dolore addominale con dolore alleviato con la defecazione;
- disagio o dolore addominale con esordio associato ad un cambiamento di forma (aspetto) delle feci;
- disagio o dolore addominale con esordio associato ad un cambiamento nella frequenza delle feci;
- frequenza di evacuazione anormale;
- passaggio delle feci anormale;
- feci di forma anomala;
- tensione nel corso della defecazione;
- fretta di defecare;
- gonfiore o sensazione di distensione addominale;
- sensazione di evacuazione incompleta.
Il trattamento
“Esistono diversi farmaci che possono essere utilizzati per alleviare i sintomi della sindrome dell'intestino irritabile (IBS). Tuttavia, è importante sottolineare che non esiste una cura definitiva per l'IBS e il trattamento mira principalmente a gestire e alleviare i sintomi”, puntualizza la dottoressa Federica Furfaro, gastroenterologa ed endoscopista presso IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Tra i farmaci comunemente usati, la dottoressa Furfaro cita:
- Antispastici. “Questi farmaci aiutano a rilassare i muscoli intestinali e ridurre i crampi e il dolore addominale associati all'IBS”, spiega.
- Lassativi. “Sono utilizzati per alleviare la stipsi, uno dei sintomi comuni dell'IBS. I lassativi possono essere suddivisi in diversi tipi, come lassativi creanti massa fecale (a base di psyllium per esempio), lassativi osmotici (a base di macrogol), lassativi di nuova generazione come prucalopride (agonista selettivo del recettore della serotonina con azione procinetica) e linaclotide (agonista del recettore della guanilato ciclasi C con azione sul dolore, sull’aumento del fluido intestinale e sulla peristalsi)”, continua.
- Antidiarroici. Sono a base di argille e addensanti e vengono utilizzati quando la sindrome dell’intestino irritabile provoca diarrea.
- Antidepressivi. “Alcuni antidepressivi possono essere prescritti a dosi più basse rispetto ai dosaggi psichiatrici, per alleviare il dolore e migliorare l'umore nelle persone con IBS”, sottolinea la dottoressa Federica Furfaro.
- Farmaci per la regolazione del flusso di bile. “La colestiramina è consigliabile quando i sintomi dell'IBS sono correlati a un flusso di bile anomalo nell'intestino”, continua.
I farmaci sono uno dei possibili approcci, ma non l’unico. “L'azione dei prebiotici, probiotici e postbiotici è volta a migliorare la salute intestinale, ridurre l'infiammazione e regolare la motilità intestinale, tutti fattori rilevanti nella gestione dei sintomi dell'IBS”, ricorda la dottoressa Federica Furfaro. Ma cosa sono di preciso e come si differenziano tra loro?
- Prebiotici. “Sono sostanze non digeribili presenti in alcuni alimenti, come la banana, l'aglio, la cipolla e i cereali integrali. Queste sostanze favoriscono la crescita e l'attività dei batteri benefici già presenti nel tratto intestinale. Sostanzialmente, i prebiotici agiscono come ‘cibo’ per i batteri buoni”, spiega.
- Probiotici. “Sono batteri vivi e benefici che vengono introdotti nel tratto intestinale per migliorare l'equilibrio del microbiota. Sono presenti in alcuni alimenti fermentati, come lo yogurt, il kefir e il kimchi, ma possono anche essere assunti come integratori. I probiotici possono aiutare a ripristinare l'equilibrio tra i batteri buoni e cattivi nell'intestino”, continua.
- Postbiotici. “Sono i prodotti del metabolismo dei probiotici. Quando i probiotici fermentano i prebiotici, producono composti come acidi grassi a catena corta, enzimi e peptidi bioattivi, noti come postbiotici. Questi composti hanno dimostrato di avere effetti benefici sulla salute intestinale e generale”, conclude.
Rimedi naturali per l’intestino irritabile
- Psillio (Plantago psyllium): di questa pianta vengono utilizzati i semi ricchi di mucillaggini che hanno la capacità di creare una massa gelatinosa di volume accresciuto al solo contatto con l’acqua, in grado di ammorbidire le feci e aumentarne il volume per favorire la peristalsi intestinale.
La mucillagine dello psillio svolge un’attività antinfiammatoria, poiché ricopre con un sottile film protettivo le mucose, salvaguardandole da possibili irritazioni. È un rimedio indicato anche in caso di emorroidi infiammate per le sue proprietà emollienti.
In commercio si può trovare in polvere, in bustine monouso o composto in fibre.
Se ne possono assumere indicativamente fino a 10 grammi al giorno in infusione, per periodi limitati perché in caso contrario può provocare assuefazione, gonfiore o meteorismo. È sconsigliato a chi è assume farmaci per l’ipertensione.
- Malva: può essere alternata allo psillio per decongestionare l’intestino, rinfrescarlo, disinfiammarlo. È ricca di mucillaggini che proteggono le mucose formando un sottile velo protettivo, aumentano il volume della massa fecale e aiutano il transito intestinale.
Si assume in infusione 10 grammi alla sera prima di coricarsi per circa 15 giorni. Non presenta controindicazioni particolari.
- Aloe vera: calma gli spasmi addominali e intestinali, seda i bruciori di stomaco, elimina i gonfiori da meteorismo contrastando i batteri che possono causare fermentazioni, rigenera e protegge la flora intestinale, disinfiamma le mucose.
Il gel di aloe vera possiede proprietà lenitive, cicatrizzanti, emollienti, e anche analgesiche. È perfetto in caso di irritazioni del colon poiché, grazie alla componente di polisaccaridi di consistenza vischiosa crea un film protettivo, antibatterico e antiinfiammatorio.
10 ml al mattino a stomaco vuoto e nel pomeriggio lontano dai pasti sono sufficienti per apportare tutti i suoi benefici all’organismo. È bene scegliere un gel di aloe senza aloina, una componente ad effetto lassativo che potrebbe essere irritante e limitarne l’utilizzo nel tempo.
L’alimentazione
Come per qualsiasi altro disturbo intestinale, anche l’andamento della sindrome dell’intestino irritabile è condizionato inevitabilmente dall’alimentazione.
Durante la fase acuta della malattia, cioè quando i sintomi sono talmente intensi da interferire con la normale vita quotidiana, è bene evitare latte e formaggi freschi (da sostituire al limite con formaggi stagionati come il grana) e limitare anche frutta e verdura fresca, da sostituire al limite con centrifugati per garantire un apporto corretto di sali minerali e vitamine. Anche l’orzo in caso di intestino irritabile è sconsigliato: meglio sostituirlo con grano saraceno, quinoa o amaranto.
Una volta alleviati i sintomi, è possibile reintrodurre gradualmente gli alimenti che hanno un impatto maggiore sull’intestino. Una dieta equilibrata dev’essere completa ma, se si soffre di questa problematica, è bene prestare molte attenzioni alle quantità di:
- cereali integrali;
- legumi (da prediligere decorticati);
- tè, caffè e cioccolato;
- spezie dall’azione irritante come il peperoncino.
Nel frigo invece dovrebbero esserci sempre scorte di kefir e yogurt bianco, due alimenti ricchissimi di probiotici e postbiotici e quindi ottimi per regolarizzare l’intestino.
Un altro approccio molto in voga in caso di IBS, diverticolite o malattie infiammatorie intestinali croniche è la dieta Low Fodmap, così chiamata dall’acronimo Fermentable Oligo-Di and Mono-saccharides, And Polyols.
In sostanza, la dieta Low Fodmap inizia con una fase di eliminazione totale di tali alimenti, cioè cereali contenenti glutine, cereali, latticini continenti lattosio e la gran parte di frutta e verdura. A seguire, si reintroducono gradualmente in modo tale da valutare le quantità ben tollerate dall’intestino.
Essendo piuttosto restrittivo, soprattutto nella prima fase, questo regime alimentare va consigliato e monitorato dal proprio medico.
Come linea generale, non esistono cibi miracolosi. Per lenire i disturbi dell’intestino irritabile è però utile seguire alcune norme di igiene alimentare:
- Consumare cinque pasti regolari al giorno (tre principali più due spuntini) evitando i fuori pasto e le abbuffate.
- Bere molta acqua, cioè circa un litro e mezzo/due litri al giorno. Quest’accortezza è utile sia in caso di diarrea, per reintegrare i liquidi, sia in caso di stitichezza, per agevolare il transito intestinale. Può essere d’aiuto consumare tisane lenitive e calmanti.
- Seguire una dieta varia e un’alimentazione corretta, garantendo all’organismo il giusto apporto di fibre. Talvolta chi soffre di intestino irritabile tende a ridurre il consumo di fibre soprattutto quando è presente diarrea; le fibre, però, sono importantissime sempre e, quando c’è diarrea, aiutano ad aumentare la consistenza delle feci; naturalmente non bisogna eccedere né in un senso né nell’altro.
Lo stile di vita e la prevenzione
Oltre all’alimentazione e all’eventuale trattamento farmacologico, anche alcuni cambiamenti nello stile di vita possono contribuire a limitare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile:
- svolgere un’attività fisica regolare, anche semplicemente camminando a passo sostenuto per circa mezz’ora al giorno;
- evitare il fumo e l’alcool;
- seguire ritmi regolari e dormire a sufficienza, evitando – per quanto possibile – carichi eccessivi di stress fisico e mentale;
- bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno.