Adenovirus, cos'è e come si tratta

Soprattutto per chi ha bambini che frequentano l’asilo, l’adenovirus è una vecchia conoscenza. Si tratta in realtà di una famiglia di virus che provocano diverse patologie, spesso non gravi. Vediamo meglio di cosa si tratta.

adenovirus

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Cos'è l'adenovirus

Sebbene il nome al singolare possa trarre in inganno, l’adenovirus non è un singolo virus bensì una famiglia di virus, composta da un centinaio di sierotipi noti, 57 dei quali aggrediscono anche l’essere umano. Questi ultimi sono tutti virus a DNA.

 

Viene spontaneo chiedersi perché si chiama adenovirus: perché, negli anni Cinquanta, è stato isolato per la prima volta all’interno del tessuto adenoideo umano.

 

Nella stragrande maggioranza dei casi, le infezioni da adenovirus guariscono nell’arco di pochi giorni, senza bisogno di particolari trattamenti medici e senza provocare complicanze. Alcune persone tuttavia possono sviluppare condizioni più gravi, soprattutto se hanno un sistema immunitario indebolito o altre condizioni mediche preesistenti. 

 

Le più comuni malattie che causa

Vediamo ora cosa causano gli adenovirus:

  • infezioni respiratorie come raffreddore, faringite, laringite, bronchite, bronchiolite o polmonite;
  • infezioni oculari come la congiuntivite;
  • gastroenterite virale,
  • malattie influenzali con febbre;
  • infezioni urinarie come la cistite.

 

Se il paziente ha un sistema immunitario indebolito, per esempio a causa di un trapianto o di una malattia come l’AIDS, gli adenovirus possono causare infezioni gravi e disseminate in varie parti del corpo, tra cui: 

  • polmonite interstiziale;
  • epatite;
  • encefalite;
  • infezione alle vie urinarie;
  • gastroenterite acuta; 
  • infezioni al sistema nervoso centrale.

 

Come si trasmette

Gli adenovirus sono molto contagiosi, perché viaggiano insieme alle goccioline di muco o di saliva espulse con la tosse o gli starnuti. È dunque possibile infettarsi respirando queste goccioline, oppure toccando persone infette, superfici o oggetti contaminati, soprattutto se poi si portano le mani verso il naso, la bocca o gli occhi. 

 

Di conseguenza, dove si prende l'adenovirus? I focolai sono comuni soprattutto all’interno di ambienti chiusi e affollati, per esempio asili, scuole, caserme, dormitori. Genitori, educatori e babysitter di bambini piccoli, inoltre, sono esposti anche a quei ceppi che si diffondono per via oro-fecale, per esempio cambiando il pannolino o lavando i bambini. 

 

L'incubazione

Il periodo di incubazione varia a seconda dello specifico virus contratto. Di norma, i primi sintomi si manifestano fra i 3 e i 10 giorni dopo il contagio.

 

Sintomi e durata della malattia

Quali sono i sintomi degli adenovirus? La risposta dipende dalla specifica malattia che provocano. Vediamo le più comuni. 

 

  • Faringite. La faringite da adenovirus – che circola spesso nelle scuole – colpisce la gola con dolore, infiammazione, placche sulle tonsille, linfonodi ingrossati. Può provocare anche febbre, malessere e sintomi respiratori come tosse e naso chiuso. Di norma guarisce da sola nell’arco di 3-7 giorni; il medico può consigliare dei farmaci per placare i sintomi.
  • Malattia respiratoria acuta. In questo caso l’adenovirus provoca sintomi soprattutto respiratori, come febbre, tosse, mal di gola, mal di testa, dolori muscolari, affaticamento. Di norma, la malattia si risolve spontaneamente nell’arco di una o due settimane. Nei casi più gravi si può sviluppare una polmonite, con difficoltà respiratorie, respiro sibilante e forte tosse. 
  • Congiuntivite. Si tratta di un’infiammazione alla congiuntiva che si manifesta con occhi rossi (o pink eye), prurito, bruciore, lacrimazione eccessiva, secrezioni chiare o mucose. Di norma questi sintomi migliorano gradualmente nell’arco di una o due settimane. 
  • Gastroenterite. Comune soprattutto tra i bambini, la gastroenterite si manifesta con diarrea, nausea, vomito, malessere, crampi addominali e – talvolta – febbre. I sintomi sono improvvisi e fastidiosi ma di norma si risolvono nell’arco di pochi giorni.

 

I soggetti a rischio

Gli adenovirus sono comunemente in circolazione e possono infettare persone di qualsiasi età. Alcune categorie in particolare, però, possono risultare più vulnerabili:

  • i bambini al di sotto dei cinque anni, soprattutto se frequentano l’asilo;
  • le persone immunocompresse, a causa di malattie come l’Aids o di trattamenti con chemioterapici o immunosoppressori;
  • militari, detenuti, soggetti ricoverati nelle strutture sanitarie e altre persone che vivono in ambienti confinati e promiscui; 
  • persone che soffrono di malattie respiratorie croniche, come l’asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO);
  • persone anziane, perché il loro sistema immunitario è indebolito;
  • atleti che frequentano palestre e piscine.

 

Adenovirus nei bambini

L’adenovirus, o meglio gli adenovirus, sono assai frequentemente causa di malattia nei bambini tanto da rappresentare circa il 5-10% delle cause di malattia acuta, specie in inverno ma non solo”, spiega il dottor Giorgio Conforti, pediatra di Genova.

 

Parlo dei bambini perché questa è la competenza dei pediatri e perché nei bambini il sistema immunitario deve crescere, come tutti gli altri organi. E può farlo – cioè può ‘maturare’, diventando adulto – anche ammalandosi, cioè diventando competente. Avendo avuto esperienza di infezioni precedenti, produce anticorpi e diventa capace di “tirarli fuori se nuovamente attaccato dallo stesso nemico infettivo”.

 

Questo funziona per determinate malattie, vedi varicella, morbillo o parotite, che usualmente non rifacciamo se contratte da bambini (peggio se da adulti) o se vaccinati. Ma per gli adenovirus queste difese non funzionano, stante appunto l’estrema variabilità dei virus e non essendo disponibile una vaccinazione efficace”, continua.

 

Il bambino del resto frequenta una comunità di altri bambini sempre più precocemente e per una durata sempre maggiore nell’anno. E questa socializzazione lo espone ancor più alle infezioni”, fa notare il pediatra. “Da qui le ‘influenze’ con febbre accompagnata da sintomi respiratori (tosse, rinite, mal di gola) o intestinali (vomito, diarrea)”.

 

Tra le ‘influenze’ (noi pediatri le chiamiamo ILI, dall’inglese Influence-Like Illness, cioè malattie tipo influenza, in quanto quasi sempre indistinguibili con la sola visita) ci sono anche quelle da adenovirus. Quindi c’è la febbre anche elevata, che può durare 3-5 giorni, accompagnata da sintomi a carico delle vie aeree superiori (naso, gola) ma anche in certi casi inferiori (bronchi, polmoni), dell’apparato digerente (stomaco, intestino), raramente delle vie urinarie”.

 

Caratteristica delle ILI – e quindi anche dell’adenovirus – è l’alta contagiosità. Quindi, anche per la socializzazione e la difficoltà a far rispettare determinate norme di comportamento ai bambini piccoli, si verificano ampie e diffuse epidemie negli asili, ma anche nei centri estivi, se non in famiglia, precisa il dottor Giorgio Conforti. “A questo bisogna aggiungere il danno creato dal fumo passivo negli ambienti frequentati dai bambini”.

 

Le ILI hanno usualmente un decorso favorevole, non necessitano di terapie antibiotiche (del resto inefficaci contro tutti i virus) ma solo di farmaci sintomatici che allevino la febbre e il dolore se presente. I liquidi vanno recuperati usando le opportune terapie orali reidratanti, composte fondamentalmente da acqua e sale”.

 

Purtroppo, talora le ILI (e quindi anche l’adenovirus) non si fermano qua ma direttamente, o aprendo la strada a germi più invasivi, complicano il quadro clinico che il pediatra valuterà con visita e gli opportuni esami, se necessari”.

 

Un esempio? “La polmonite virale colpisce prevalentemente l’età prescolare, mentre le complicanze batteriche (da pneumococco o da altri germi) l’età scolare e successive. Il quadro clinico ovviamente si modifica, la febbre non recede, le condizioni generali peggiorano e le terapie non più solo sintomatiche diventano indispensabili”.

 

Tra le complicanze rare ce n’è anche una che ha fatto molto discutere: i casi di epatite pediatrica fulminante a eziologia sconosciuta verificatisi in diversi Paesi europei nel 2022. “In molti di questi casi è stato isolato un adenovirus e si ipotizza anche una concausa provocata da un’infezione da Covid 19 precedente che abbia creato un immunodeficit, rendendo meno efficace la difesa da una infezione altrimenti ‘semplice’”, spiega il pediatra.

 

Covid o non Covid, il concetto da fare proprio è che non tutti i bambini sono immunologicamente uguali: vuoi per motivi congeniti (si può nascere con meno difese immunitarie), vuoi per motivi acquisiti (soggetti oncologici, trapiantati o senza la milza o per uso di farmaci immunosopressivi per altra malattia concomitante)”.

 

Di conseguenza, come comportarsi se il pediatra curante visita un bambino piccolo e diagnostica un’influenza? Di base, risponde il dottor Conforti, bisogna stare tranquilli. “C’è motivo di preoccuparsi solo in caso di febbre persistente, rifiuto di cibo e liquidi, disidratazione (con un calo di peso di oltre il 5-8%), peggioramento della tosse, svogliatezza nel gioco fino a voler stare a letto o sul divano. In questo caso, si imporrà un secondo contatto con il pediatra”.

 

Ma come capire se è un adenovirus?Dare un nome e un cognome a una ILI è possibile solo per i ricoverati, perché si necessita di un test specifico di un laboratorio attendibile. Questo dunque avviene solo in caso di complicazioni o sovrapposizione con un altro germe che richiede terapie specifiche, oltre a un sostegno farmacologico e reidratante non più solo orale”.

 

Ci sono metodi per far ammalare un po’ meno i bambini?

Il pediatra risponde con alcuni consigli:

  • un bambino diventa adulto anche ammalandosi anche più volte, specie sotto i 5-6 anni, da quando frequenta l’asilo”;
  • certi bambini si ammalano più di altri di ILI (compreso l’adenovirus); quando la frequenza diventa preoccupante, parlatene col pediatra”;
  • evitate di fumare in casa e assicuratevi che non avvenga tra il personale dell’asilo”;
  • allattate al seno fino a quando serve e, successivamente, seguite una dieta senza eccessi o restrizioni immotivate: la migliore è la nostra dieta mediterranea”;
  • a ottobre, vaccinate vostro figlio contro l’influenza e il Covid-19”;
  • gli immunostimolanti, naturali o di sintesi, hanno scarse o nulle evidenze di efficacia sulle ILI ricorrenti”.

 

Prevenzione

Impedire la circolazione dell’adenovirus è pressoché impossibile, soprattutto se si frequentano scuole o altri ambienti chiusi. 

 

La prima e più importante difesa dall’adenovirus è l’igiene, in particolare il lavaggio frequente e accurato delle mani, per almeno venti secondi e prevalentemente con acqua e sapone. È buona norma anche:

  • evitare di condividere posate, bicchieri e borracce con gli altri;
  • evitare di toccarsi gli occhi, la bocca o il naso, soprattutto dopo aver toccato superfici sporche (per esempio sui mezzi pubblici);
  • aerare frequentemente gli ambienti chiusi;
  • astenersi dal frequentare persone che manifestano sintomi;
  • starnutire in un fazzoletto o nell’incavo del gomito.

 

Diagnosi

Di norma a fare la diagnosi è il medico di base (o il pediatra, nel caso dei bambini) sulla base della visita e della descrizione dei sintomi. Soltanto se la malattia si manifesta in modo particolarmente intenso, può essere opportuno indagarne la causa specifica attraverso appositi test del sangue, delle secrezioni respiratorie o delle feci.

 

Trattamento

Non esiste uno specifico farmaco antivirale che sconfigga l’adenovirus, ma il trattamento viene scelto in base alla specifica malattia che provoca. Esaminiamo le più comuni.

 

  • Faringite. L’infezione di per sé passa da sola ma, per permettere all’organismo di rimettersi in forze, è fondamentale restare a riposo, idratarsi e, se il medico lo ritiene opportuno, assumere farmaci antipiretici e antidolorifici.
  • Malattia respiratoria acuta. È importante stare a riposo, bere molti liquidi e tenere a bada i sintomi attraverso farmaci antipiretici, antinfiammatori e antidolorifici. Se invece la malattia progredisce in polmonite, necessita di terapie mediche ad hoc.
  • Congiuntivite. Oltre a tenere ben puliti gli occhi ed evitare di strofinarli o toccarli, è bene usare gli appositi colliri lubrificanti (non antibiotici, visto che l’infezione è virale).
  • Gastroenterite. Non esiste una cura specifica, ma è bene restare a riposo, bere molto per compensare la perdita di liquidi e seguire un’alimentazione leggera, evitando cibi irritanti, pesanti o troppo ricchi di fibre. Se necessario, si possono assumere dei farmaci antidiarroici per fermare le scariche.

 

In tutti questi casi, bisogna ricordare che gli antibiotici sono totalmente inutili, perché sconfiggono i batteri e non i virus. Assumere antibiotici dunque risulta solo controproducente, perché debilita l’organismo e può contribuire al pericoloso fenomeno dell’antibiotico resistenza.