Scabbia: sintomi, cause e rimedi

La scabbia è una malattia della pelle che provoca un forte prurito allergico: è causata da un parassita che è piuttosto difficile da debellare completamente. Capiamo meglio come si prende la scabbia, quali sono i sintomi e i rimedi.

Scabbia

Credit foto
©Tharakorn Arunothai / 123rf.com

 

Cos'è la scabbia 

La scabbia umana è una malattia della pelle altamente contagiosa, da imputare a un acaro – l’acaro della scabbia, appunto – il cui nome scientifico risponde a Sarcoptes Scabiel Hominis.

 

Tale infestazione si contrae comunemente attraverso il contatto diretto con una persona infetta o tramite oggetti contaminati. Di per sé la scabbia non è pericolosa, ma può comportare notevoli disagi, perché provoca lesioni cutanee simili a papule, con prurito intenso, irritazioni e lesioni cutanee. Per debellarla, inoltre, servono tempo e un trattamento appropriato.

 

Meno comune, ma più grave, è la scabbia norvegese o scabbia crostosa, scatenata da un altro tipo di acaro, chiamato Sarcoptes scabiei. Questa malattia si caratterizza per la formazione di spesse croste e lesioni sulla pelle: la diagnosi dunque è più difficile perché può essere scambiata per psoriasi o eczema. La scabbia norvegese è più comune nelle persone con un sistema immunitario compromesso, a causa dell’HIV/AIDS o dell’assunzione di farmaci immunocompressori.

 

Si parla infine di falsa scabbia quando si viene “attaccati” da alcuni acari ambientali, prevalentemente Glycyphagus domesticus e Lepidoglyphus destructor, che contengono un liquido irritante per la cute e determinano quindi lesioni simili a quelle della scabbia. Altre dermatiti simil scabbiose si contraggono tendenzialmente in ambienti troppo umidi, con condizioni igieniche precarie.

 

Le cause   

Vediamo ora più nello specifico quali sono le cause che fanno venire la scabbia. Come anticipato, la scabbia è causata da un parassita, l’acaro Sarcoptes Scabiel Hominis, che scava nello strato più superficiale della pelle una sorta di cunicolo. Se l’esemplare è femmina, vi deposita ogni giorno 2 o 3 uova, che si schiudono dopo circa 4 giorni. 

 

Le larve che ne escono cercano vie alternative verso la superficie cutanea, maturano e dopo circa 15 giorni si accoppiano per andare a deporre ulteriori uova. Un acaro femmina può vivere fino a 6 settimane e arrivare a deporre fino a 50 uova, mentre il maschio muore subito dopo l’accoppiamento. Generalmente la proliferazione dell’acaro femmina arriva al massimo a 50 esemplari. 

 

La forma di questo parassita è ovoidale, di colore biancastro o grigio, è dotato di quattro zampe, quelle anteriori a ventosa, le posteriori con setole. Per crearsi i cunicoli sottocutanei l’acaro secerne in bocca sostanze cheratolitiche, cioè che sciolgono o strato corneo dell’epidermide, tali sostanze in aggiunta a scarti fecali causano il prurito intenso.

 

La diffusione della scabbia è favorita da scarse condizioni igieniche, ma non è una causa scatenante e quindi il contagio può considerarsi trasversale a fattori sociali, età e genere.

 

Come si prende la scabbia 

Il contagio da scabbia avviene innanzitutto per vie dirette, cioè attraverso il contatto stretto e prolungato con una persona infetta. L’infestazione avviene se trasmigrano maschio e femmina e la femmina carica di uova: questo può succedere con il semplice contatto della pelle oppure con baci, abbracci, rapporti sessuali. 

 

Chiaramente le probabilità di contagiano aumentano in caso di convivenza. È questo il motivo per cui spesso i focolai di scabbia si verificano negli ambienti chiusi e affollati, come scuole e asili.

 

La trasmissione indiretta – meno comune rispetto a quella diretta – si verifica attraverso oggetti utilizzati dal “portatore” di scabbia come asciugamani, lenzuola, indumenti vari. L’acaro della scabbia può sopravvivere sugli oggetti fino a 4 o 5 giorni.

 

I sintomi iniziali della scabbia 

Come capire se hai la scabbia? Il prurito è il primo sintomo, soprattutto nelle ore notturne, in zone ben localizzate. Visivamente la scabbia si manifesta con striature sottili, lunghe qualche millimetro. Vengono definite cunicoli scabbiosi e spesso, a causa dell’effetto meccanico del grattare, si presentano come papule eritematose, con lesioni che distruggono i cunicoli ma che portano a noduli, ulcere e croste accompagnati da rash cutanei. 

 

Il tempo di incubazione della scabbia, cioè quello che trascorre tra il contagio e la manifestazione dei sintomi iniziali, è di circa 3 settimane. Il prurito è il viatico scatenante eventuali complicazioni, perché può portare a manifestazioni sempre più estese, fino a coinvolgere tutto il corpo con vere e proprie reazioni allergiche.

 

I distretti corporei generalmente colpiti da scabbia sono gli spazi tra le dita, il polso, le ascelle, le pieghe sotto e tra i glutei, l’ombelico, i genitali esterni: tutte zone dove la pelle è più sottile e delicata e l’acaro può facilmente accedere e penetrare. 

 

A chi rivolgersi

Una volta diagnosticata, la scabbia deve essere obbligatoriamente notificata all’Azienda sanitaria locale (ASL) per ricostruire l’excursus del contagio.

 

“La segnalazione è obbligatoria”, sottolinea il dottor Bruno Mandalari, dermatologo del CDI (Centro Diagnostico Italiano). “La scabbia è una delle condizioni dermatologiche più comuni al mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dunque c’è il rischio che si creino piccoli focolai endemici, soprattutto nelle scuole. Anche la scarsa attenzione igienico-sanitaria è associata a un rischio più elevato, così come i viaggi in aree in cui la malattia è endemica”. 

 

La diagnosi 

Quali sono i segnali che fanno sospettare un caso di scabbia? E come si fa ad accertarlo? “Il sospetto nasce dal sintomo”, risponde il dottor Bruno Mandalari. “La prima cosa che ci tengo a dire, perché talvolta mette in difficoltà anche noi specialisti, è che il responsabile del contagio è un parassita di dimensioni microscopiche. La femmina di questo acaro scava piccole gallerie nella pelle dove depone le uova”. 

 

“Considerato che questi acari lasciano feci e proteine irritanti per la cute, quest’ultima ha una reazione simile a una dermatite. Quindi a volte ci troviamo alle prese con una contaminazione che potrebbe non essere riconosciuta come scabbia”, continua.

 

“Queste reazioni si sviluppano dopo un paio di settimane dall’inizio del contagio: prima si inizia la terapia, prima si risolve. Se al contrario la diagnosi viene ritardata perché si crede che sia una dermatite, il soggetto rischia di contagiare altri individui”. 

 

“Il medico deve osservare soprattutto gli spazi tra le dita di mani e piedi, le ascelle, l’interno del polso, le aree attorno al seno, i glutei, i genitali maschili, nei bambini anche il viso e il cuoio capelluto”, spiega il dermatologo. “La gravità del quadro clinico è correlata anche a problemi di tipo immunitario”.

 

Non è semplice fare questa valutazione, ma anche il pediatra o il medico di base possono effettuare la diagnosi, aiutandosi con la ricostruzione della storia clinica e delle abitudini del paziente”, conclude.

 

Il trattamento

La cura per la scabbia si esegue attraverso lozioni e creme di vario tipo. La terapia di prima linea è la permetrina al 5%, disponibile solo su prescrizione medica. Va applicata su tutto il corpo, dalla testa ai piedi, e lasciata in posa per un certo periodo di tempo (solitamente otto-12 ore) prima di essere lavata via. Un altro principio attivo usato a tale scopo è il benzoato di benzile, sempre in crema.

 

Se la permetrina non è efficace o non può essere usata per qualche ragione, il medico può prescrivere un antiparassitario chiamato ivermectina, in forma di compresse o iniettabile.

 

Sempre su indicazione medica, si possono alleviare il prurito e il fastidio attraverso antistaminici, creme a base di corticosteroidi ed emollienti di uso topico. Gli antibiotici sono utili esclusivamente in caso di sovrainfezioni batteriche.

 

Prima dell’applicazione su tutto il corpo di questi preparati è consigliato un bagno caldo accompagnato da uno scrub intenso, per andare a snidare e rompere i vari cunicoli e renderli di facile contatto con i rimedi farmaceutici. L’eradicazione di acari e uova può richiedere tempi lunghi, anche 2 o 3 settimane.

 

Queste terapie, se seguite secondo le indicazioni, sono risolutive. I tempi di guarigione della scabbia sono però abbastanza lunghi: anche dopo aver ucciso tutti i parassiti rimasti, il prurito può continuare anche per alcune settimane (o addirittura un mese) dall’inizio del trattamento.

 

Continuare a tenere la pelle ben pulita e disinfettata anche con rimedi naturali una volta terminata la cura aiuta a prevenire eventuali ricadute. Si possono utilizzare oli a base di calendula arricchiti di tea tree oil che svolgono una sinergica azione antibatterica, lenitiva e disinfettante della cute.

 

La scabbia nei bambini

Le scuole sono ambienti in cui la scabbia tende a diffondersi facilmente, perché sono ambienti chiusi, affollati e promiscui in cui i bambini restano a stretto contatto per lunghe ore, talvolta scambiandosi giochi, accessori per i capelli e così via. 

 

Abbiamo chiesto al dottor Bruno Mandalari, dermatologo del CDI, quali sono le cure per la scabbia nei bambini e se differiscono in qualche modo da quelle somministrate agli adulti. La permetrina è attualmente la terapia di scelta in età pediatrica (a partire dai 2 mesi di vita). Su indicazione del pediatra, il trattamento può essere ripetuto dopo una settimana per essere sicuri di eliminare eventuali uova rimaste vitali.

 

In alternativa possono essere usati preparati a base di benzilebenzoato al 20% in emulsione che vanno applicati la sera per 2-3 giorni.

 

“A differenza di altre terapie, questi unguenti vanno applicati su tutto il corpo alla sera e lasciati agire per tutta la notte, per 3-5 giorni consecutivi. Se il prurito si ripresenta, bisogna eseguire un secondo trattamento”, continua il dottor Mandalari. “Questa terapia va estesa a tutto il nucleo familiare, anche in assenza di sintomi”.

 

Prevenzione 

Per prevenire il diffondersi della scabbia, bisogna debellare il parassita e bloccare la sua propagazione. Per questo motivo, anche i contatti stretti del paziente devono seguire una profilassi, pur in assenza di sintomi
Quanti giorni di isolamento sono previsti per la scabbia? In realtà non c’è una regola, spiega il dottor Bruno Mandalari. “Terminata la terapia, la pelle torna normale e il paziente può riprendere le sue consuete attività quotidiane. 

 

A che temperatura muore la scabbia? Se esposti a una temperatura di 50 gradi centigradi, gli acari muoiono nell’arco di una decina di minuti. Per questo, vestiti, asciugamani e lenzuola vanno lavati ad almeno 50°C e asciugati in un ciclo caldo.

 

Nell'ambiente gli acari di solito non sopravvivono più di 48-72 ore. Per questo è importante pulire e disinfettare con cura anche tutte le superfici contaminate, passando l’aspirapolvere e arieggiando l’ambiente. Per assicurarsi che gli eventuali parassiti residui muoiano, inoltre, bisogna sigillare almeno per tre giorni in un sacchetto di plastica gli oggetti personali, come spazzole, pettini, elastici.