Morbo di Crohn, sintomi e trattamento
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria dell’intestino che causa diarrea, dolori addominali, perdita di peso e complicanze extra intestinali. Necessita di un’accurata terapia medica, a cui possono essere affiancati alcuni rimedi fitoterapici.
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- Cos'è la malattia di Crohn
- Le cause
- Sintomi del morbo di Crohn
- La diagnosi e gli esami
- I trattamenti
- Piante medicinali e integratori utili
- La prevenzione
Cos'è la malattia di Crohn
La malattia di Crohn, insieme alla colite ulcerosa, è una delle due malattie infiammatorie croniche intestinali, note anche con la sigla IBD dall’inglese Inflammatory Bowel Disease. Tali condizioni ogni anno colpiscono circa 9 italiani su 100mila, con un’incidenza che aumenta nel tempo.
Si tratta di una malattia infiammatoria che può interessare qualunque tratto del sistema gastrointestinale, ma che si riscontra più di frequente nell’intestino tenue terminale. A seconda della localizzazione precisa si distingue tra:
- Enterite regionale;
- ileite terminale;
- colite granulomatosa;
- colite transmurale.
Tale infiammazione coinvolge gli strati della parete dell’intestino causando lesioni, ulcerazioni, granulomi e ispessimento della parete.
Il suo andamento è discontinuo: ciò significa che le porzioni di intestino colpite dalle lesioni si alternano con altre zone in condizioni normali. Di solito non c’è un coinvolgimento del retto, cosa che lo distingue dalla colite ulcerosa.
Le cause
Viene spontaneo chiedersi che cosa provoca il morbo di Crohn, ma la realtà è che le sue cause sono ancora sconosciute. Diversi studiosi ritengono che alla base ci sia una disfunzione del sistema immunitario che porta l’intestino a reagire in modo eccessivo a un agente ambientale, dietetico o infettivo. Spesso si nota una tendenza ereditaria.
Tra i fattori che aumentano il rischio di contrarre il morbo di Crohn ci sono:
- il fumo di sigaretta (che contribuisce peraltro alle periodiche crisi);
- i contraccettivi orali.
Sintomi del morbo di Crohn
Quali sono i sintomi del morbo di Crohn? La risposta varia molto da persona a persona ma, in generale, si riscontrano:
- Diarrea: è uno dei sintomi più comuni, tende a essere persistente (cioè a durare per almeno quattro settimane) e a contenere sangue o muco;
- dolore addominale, soprattutto nella parte inferiore destra;
- perdita di peso non intenzionale: è dovuta alla diarrea persistente, al calo dell’appetito e al malassorbimento dei nutrienti;
- affaticamento, anche durante i periodi di remissione dagli altri sintomi;
- febbre, anche accompagnata da brividi;
- sanguinamento rettale, visibile nelle feci o nella carta igienica;
- nausea e vomito, dovuti all’infiammazione e all'irritazione dello stomaco e dell'intestino;
- ulcere cutanee, specialmente intorno all'ano o all'area genitale;
- problemi oculari come l’uveite che provoca dolore agli occhi, arrossamento e visione offuscata.
Il morbo di Crohn è un problema che riguarda la salute dell'intestino ma può provocare sintomi anche alla bocca, nello specifico:
- Afte;
- gengiviti;
- rigonfiamento della lingua;
- piccole lesioni agli angoli della bocca (cheiliti angolari);
- ulcere della lingua;
- ascessi;
- stomatiti, cioè infiammazioni del cavo orale che portano ulcere, gonfiore, arrossamento e talvolta sanguinamento.
La malattia di Crohn può portare complicanze come:
- Stenosi intestinale: in alcuni casi l'infiammazione cronica provoca un restringimento dell'intestino, causando un'occlusione o un blocco che può causare dolore addominale grave, gonfiore e disturbi del transito intestinale, tra cui il suo blocco;
- fistole: sono passaggi anormali tra due segmenti dell’intestino, tra l’intestino e la pelle o tra l’intestino e altre strutture come il retto e la vescica;
- perforazione: sempre per l’infiammazione, si può formare un’ulcera profonda che perfora la parete intestinale e va immediatamente operata;
- malnutrizione: un intestino cronicamente infiammato, o affetto da lesioni, può non essere più in grado di assorbire a dovere i nutrienti, portando a carenze di vitamine e minerali;
- problemi nella crescita e nello sviluppo dei bambini, sempre dovuti al malassorbimento dei nutrienti e allo stato infiammatorio cronico;
- osteoporosi: è dovuta non solo all’infiammazione ma anche all’uso prolungato di alcuni farmaci, tra cui i corticosteroidi.
La diagnosi e gli esami
È fondamentale riconoscere il morbo di Crohn già dai sintomi iniziali, perché i ritardi nell’inizio delle terapie possono esporre al rischio di complicanze.
Ma come si diagnostica il morbo di Crohn? Gli esami principali sono di tre tipi:
- Esami del sangue e delle feci: non esiste uno specifico esame di laboratorio per questa malattia, ma gli esami del sangue possono evidenziare anemia, incremento dei globuli bianchi, bassi livelli di albumina e altri segni di infiammazione. Gli esami delle feci, inoltre, servono a identificare le infezioni intestinali.
- Esami di diagnostica per immagini: a seconda dei casi il medico può optare per la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica per immagini (RMI) dell’addome, oppure per la radiografia dello stomaco e dell’intestino con mezzo di contrasto, o ancora per l’endoscopia con videocapsula.
- Colonscopia: si tratta dell’esplorazione dell’intestino crasso attraverso una sonda flessibile, eventualmente accompagnata da una biopsia, cioè dall’asportazione di un piccolo campione di tessuto da analizzare in modo più approfondito.
I trattamenti
I trattamenti per il morbo di Crohn sono mirati a ridurre l'infiammazione, controllare i sintomi, promuovere la remissione e prevenire le complicanze. Tra le cure comunemente usate possiamo citare:
- Farmaci anti-infiammatori, tra cui i corticosteroidi (come il prednisone) e i salicilati (come la mesalazina), da assumere per brevi periodi per evitare che diano effetti collaterali;
- farmaci immunosoppressori tra cui l'azatioprina, il metotrexato e il mercaptopurina, efficaci dopo diverse settimane di trattamento;
- farmaci biologici inibitori del fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa), come l'infliximab, l'adalimumab e il certolizumab;
- immunomodulatori come l'ustekinumab, soprattutto per chi è intollerante ad altri farmaci oppure non ne trae beneficio;
- antibiotici laddove si riscontra un’infiammazione di tipo batterico, come quella da Helicobacter pylori.
Finora abbiamo parlato soltanto di farmaci, ma in alcuni casi lo specialista può ritenere opportuno assegnare una dieta speciale a base di liquidi oppure un’alimentazione parenterale (cioè per via endovenosa) o enterale (cioè con il sondino nasogastrico).
Se i sintomi non migliorano con i trattamenti medici o se si verificano complicanze come occlusioni, perforazioni o fistole, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, anche con la rimozione del tratto di intestino danneggiato.
È questo il motivo per cui alcune persone col morbo di Crohn hanno bisogno del sacchetto per la stomia. Se si procede alla colectomia, cioè alla rimozione parziale o totale del colon, può essere infatti necessario creare una colostomia permanente, cioè un’apertura nella parete addominale che sostituisce l’ano naturale. Altre volte invece la stomia è temporanea, perché c’è la necessità di isolare momentaneamente dalle feci la zona dell’intestino infiammata.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Jaboli, specialista in gastroenterologia del Santagostino, se esistono cure nuove per il morbo di Crohn. "Nel corso degli anni, sono stati sviluppati e introdotti diversi trattamenti che hanno migliorato significativamente la gestione della malattia", spiega.
Fra le terapie innovative si possono citare:
- Farmaci biologici. "Sono una classe di farmaci che mira a influenzare il sistema immunitario per ridurre l'infiammazione intestinale. Includono gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) come l'infliximab, l'adalimumab e il certolizumab. Altri farmaci biologici come il vedolizumab e l'ustekinumab agiscono su altre molecole immunitarie per ridurre l'infiammazione", afferma.
- Inibitori della JAK. "I farmaci inibitori della JAK come il tofacitinib agiscono inibendo specifiche vie di segnalazione immunitaria coinvolte nell'infiammazione", continua.
- Anticorpi monoclonali. "Sono in corso ricerche sullo sviluppo di nuovi farmaci basati su anticorpi monoclonali mirati a bersagli specifici coinvolti nell'infiammazione intestinale, come l'interleuchina-23 (IL-23) e l'interleuchina-12 (IL-12)".
- Cellule staminali. "Alcuni studi stanno esplorando l'uso di terapie cellulari, come il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, per il trattamento del morbo di Crohn. Queste terapie implicano il riavvio del sistema immunitario attraverso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche per ridurre l'infiammazione", sottolinea la dottoressa.
"Si sta sviluppando una terapia sempre più mirata e personalizzata quale l'uso di biomarcatori per identificare sottotipi di malattia e la scelta dei farmaci in base alle caratteristiche individuali del paziente", conclude.
Piante medicinali e integratori utili
Alla terapia farmacologica è possibile associare piante medicinali per alleviare l’infiammazione e, di conseguenza, i sintomi del morbo di Crohn:
- Gel di Aloe barbadensis o di Aloe arborescens;
- gommoresina della Boswelia serrata;
- capolini della camomilla;
- Moringa oleifera, soprattutto per il suo contenuto in niacina.
"Gli integratori possono essere utili per risolvere carenze nutrizionali o per supportare la salute generale", afferma la dottoressa Francesca Jaboli, specialista in gastroenterologia del Santagostino. "Il morbo di Crohn può causare un ridotto assorbimento di nutrienti a causa dell'infiammazione intestinale e delle restrizioni dietetiche. Gli integratori di vitamine e minerali come la vitamina B12, la vitamina D, il ferro e lo zinco possono aiutare a correggere eventuali carenze".
"Gli acidi grassi omega-3, come l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA), hanno dimostrato proprietà anti-infiammatorie. Possono essere utili nel morbo di Crohn per ridurre l'infiammazione e sostenere la salute intestinale", continua.
"I probiotici sono batteri benefici che possono aiutare a ripristinare l'equilibrio della flora intestinale. Alcuni studi hanno suggerito che i probiotici possono ridurre i sintomi del morbo di Crohn, ma i risultati sono variabili e l'efficacia dipende dai ceppi specifici utilizzati".
"In caso di malnutrizione o perdita di peso significativa, gli integratori proteici possono essere utili per garantire un adeguato apporto proteico e favorire il recupero", conclude.
La prevenzione
Considerato che la malattia di Crohn è una patologia cronica dalle cause ancora sconosciute, non esistono vere e proprie misure di prevenzione. Chiaramente, laddove il disturbo sia accertato, l’alimentazione ha un ruolo decisivo.
La dieta per il morbo di Crohn non va intesa come una cura, bensì come una strategia per prevenire o gestire le fasi critiche. Come già ricordato, per mettere a riposo l’intestino può essere necessario seguire per un determinato periodo un’alimentazione parenterale (cioè per via endovenosa) o – più di frequente – enterale (cioè con il sondino nasogastrico).
Se la dieta enterale è mista, cioè comprende anche alimenti solidi e bevande, bisogna evitare:
- Latte e latticini;
- zucchero e sale da tavola;
- sostane urticanti come pepe, peperoncino, aglio, cipolla ecc.;
- funghi;
- alcool e caffè;
- grassi idrogenati;
- cereali e legumi integrali;
- cibi parzialmente bruciati.
In generale, è consigliabile una dieta a basso residuo fisso, ossia con un limitato consumo di fibre (presenti in legumi, ortaggi, frutta, cereali integrali). Così facendo, il paziente evita di sottoporre l’intestino a uno stress eccessivo.