Ippocastano, proprietà e benefici
L'ippocastano è un rimedio noto per la sua azione contro ritenzione idrica, gonfiore alle gambe, cellulite e altri disturbi legati alla circolazione, tra cui anche le emorroidi.
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L'ippocastano (Aesculus hippocastanum) è una pianta della famiglia delle Hippocastanacee. Dall'azione vasocostrittrice e decongestionante, è utile per la salute dei vasi sanguigni e linfatici.
- Proprietà dell'ippocastano
- A cosa serve l'ippocastano
- Benefici dell'ippocastano
- Come si usa
- Modalità d'uso
- Dove si trova
- Controindicazioni
- Descrizione della pianta
- Habitat dell'ippocastano
- Cenni storici
Proprietà dell'ippocastano
L'ippocastano vanta proprietà antinfiammatorie e astringenti ed è utilizzato per la sua azione decongestionante, antiedemigena e flebotonica.
La parte della pianta utilizzata è il seme. I semi di ippocastano contengono infatti:
- Saponine;
- flavonoidi;
- proantocianidicne e cumarine responsabili delle proprietà di questo rimedio naturale.
A cosa serve l'ippocastano
L'ippocastano è una pianta utilizzata in ambito erboristico e fitoterapico in caso di:
- Fragilità capillare;
- insufficienza venosa;
- insufficienza linfatica;
- edema;
- cellulite;
- infiammazione del retto (proctite);
- emorroidi.
Benefici dell'ippocastano
I semi dell’ippocastano contengono una miscela di saponine triterpeniche nota come escina, oltre a cumarine (esculetina), flavonoidi, proantocianidine, amido e acidi grassi insaturi.
L’escina in particolare rappresenta il principio attivo più importante che, insieme ai flavonoidi, conferisce all'ippocastano proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e vasoprotettive, utili in caso di problematiche a carico della circolazione sanguigna e linfatica.
Infatti, questo prezioso principio attivo è in grado di ridurre l'attività dell'elastasi e della ialuronidasi, due enzimi che attaccano l'endotelio dei vasi e la matrice extracellulare, indebolendone la struttura. Riducendo l'attività di questi enzimi, i vasi riacquistano la normale resistenza e permeabilità.
Gli estratti di ippocastano sono ampiamente utilizzati nel trattamento di disturbi circolatori nelle condizioni di insufficienza venosa periferica e nelle sindromi flebitiche.
I sintomi dell'insufficienza venosa cronica includono la comparsa di un senso di pesantezza, gonfiore e prurito alle gambe, spesso accompagnato a crampi notturni. Molto diffuso è anche l'uso dell'ippocastano contro le emorroidi e le infiammazioni a carico del retto.
L'azione protettiva sui capillari si esplica nel miglioramento dell’attività del microcircolo attraverso la riduzione della permeabilità dei capillari, favorendo così il drenaggio linfatico e contrastando fragilità capillare, cellulite, gambe gonfie e pesanti.
Come si usa
L'ippocastano può essere utilizzato sotto forma di decotto ottenuto dalla bollitura dei semi contusi oppure assumendo la tintura madre, il gemmoderivato o l'estratto. In commercio esistono poi numerosi prodotti per uso esterno a base di estratto di ippocastano, tra cui gel e pomate.
Modalità d'uso
Decotto
Si prepara con 5-6 grammi di semi contusi per ogni tazza di acqua.
Tintura madre
30 gocce diluite in acqua, da una a tre volte al giorno.
Gemmoderivato
50 gocce diluite in acqua, una o due volte al giorno.
Estratto
250-300 mg, pari a 50 mg di escina, da assumere per almeno un mese due volte al giorno.
Dove si trova
La pianta di ippocastano è diffusa in tutto il nostro Paese e non è raro trovare esemplari anche in città, in parchi e giardini. I prodotti a base di ippocastano si trovano invece facilmente in erboristeria e nelle farmacie che trattano rimedi erboristici e fitoterapici.
Controindicazioni dell'ippocastano
I rimedi a base di ippocastano sono generalmente ben tollerati e solo raramente si possono verificare effetti collaterali. Tra gli effetti collaterali dell'ippocastano troviamo soprattutto sintomi gastrointestinali come reflusso gastrico e nausea. L'applicazione di prodotti a base di ippocastano può invece dare prurito nelle persone sensibili.
L'uso di ippocastano è controindicato in caso di allergia e questo rimedio non va usato in caso patologie renali ed epatiche e se si assumono antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti. L'uso in gravidanza e durante l'allattamento deve essere limitato e dietro prescrizione medica.
Descrizione della pianta
L'albero dell'ippocastano può raggiungere altezze di 25-30 metri; si tratta dunque di una pianta imponente con portamento arboreo. La chioma è espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro restando molto compatta.
L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. La corteccia è bruna e liscia e si desquama con l'età.
Le foglie dell'ippocastano sono decidue, palmato-composte, con inserzione opposta, mediante un picciolo di 10-15 cm, su rametti bruni o verdastri e leggermente pubescenti; il margine è doppiamente seghettato, la nervatura risulta ben marcata; sono di color verde brillante nella pagina superiore e verde chiaro, con una leggera tomentosità sulle nervature, in quella inferiori.
I fiori dell'ippocastano sono raccolti in in infiorescenze a racemo e hanno petali bianchi macchiati di rosso, rosa nell'ibrido ippocastano rosa. Il frutto dell'ippocastano sono capsuleè carnose e spinose, che racchiudono da uno a tre grossi semi noti come castagna matta. Hanno sapore amaro e sviluppano un odore molto sgradevole durante la cottura.
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Habitat dell'ippocastano
Originaria della parte settentrionale della penisola balcanica, in Albania, in Jugoslavia meridionale, in Bulgaria orientale, in Grecia settentrionale. Oggi è coltivato e diffuso in tute le zone temperate dell'Europa, dalla pianura fino a 1200 m. di altitudine. In Italia è diffusa in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali.
Longevo e rustico, tollera le basse temperature e non ha particolari esigenze in fatto di suolo, anche se cresce meglio nei terreni fertili. È poco resistente alla salinità del terreno e gli agenti inquinanti atmosferici, ai quali reagisce con arrossamento dei margini fogliari e disseccamento precoce della lamina.
Cenni storici
L’ippocastano è un albero antichissimo, probabilmente un residuo dell'era terziaria. Data la somiglianza tra i frutti suoi e quelli del castagno, gli antichi certamente tentarono di mangiarne i frutti, ma ben presto rinunciarono poiché i frutti dell'ippocastano, cioè le castagne d'India, sono tossiche per l'uomo.
Al contrario, alcuni animali selvatici consumano la castagna che viene soprannominata "matta". Sull'origine del nome dal greco ippo significa “cavallo” e kastanon “castagna” sono state fatte molte ipotesi. Si dice che i cavalli mangino le castagne d'India, ma questo non è vero, anche se si racconta che i Turchi dessero la polvere derivante dalle castagne d'india ai cavalli per guarirli dalla tosse. È stato introdotto a Vienna nel 1591 da Charles de l'Écluse e a Parigi, da Bachelier, nel 1615 come albero ornamentale.