Tintura madre di Arnica: preparazione, proprietà e utilizzo
La tintura madre di Arnica è estratta dalla pianta dell'Arnica, nota per la sua azione antireumatica, antiechimatosa e antitraumatica. Utile per per alleviare contusioni e fratture, è usata anche per stati di shock e forti spaventi. Scopriamola meglio.
> Proprietà della tintura madre di Arnica
> Come si prepara la tintura madre di Arnica
> Utilizzo
Proprietà della tintura madre di arnica
L'arnica montana è una pianta della famiglia delle Asteracee o Composite ed è il rimedio omeopatico traumatico per eccellenza. Corrisponde, infatti, agli effetti dovuti a traumi recenti e passati, sia fisici (edemi, ecchimosi, slogature, contusioni e lussazioni, per esempio) che psicologici. La tintura madre corrispondente si prepara con i fiori essiccati.
Si usa in genere per:
- traumi fisici o psicologici, sia recenti che passati;
- ecchimosi ed ematomi
- fratture, contusioni e distorsioni,
- infiammazioni,
- può curare anche strappi muscolari e lussazioni.
Si usa anche per gli effetti di paure improvvise, collera, stati di shock, spaventi; per alleviare disturbi dell'apparato cardiovascolare, disturbi cardiaci, ipertensione, vertigini, cefalee.
Utile anche in caso di difficoltà circolatorie, gambe pesanti, stasi venosa, fragilità capillare, epistassi ed emorroidi; problemi alla cute, ecchimosi, foruncoli, acne; reumatismi e infiammazioni della regione pelvica e uro-genitale;
La tintura madre di arnica è usata anche per problemi agli occhi, ecchimosi della congiuntiva e delle palpebre; malattie infettive e febbre, scarlattina, polmonite, influenza; problemi all’apparato digerente, nausea e vomito, flatulenza maleodorante di odore solforoso, alitosi, mal d’auto e di mare; problemi all’apparato respiratorio, afonia, tosse.
Descrizione della pianta
Si tratta di un’erba perenne, i cui fiori sono di un bel colore giallo-aranciato, mentre i frutti sono bruni e irsuti. Fiorisce in estate, verso giugno, luglio. In Italia la si trova nei prati elevati delle Alpi e degli Appennini dove sta diventando sempre più rara, per questo appartiene alla flora protetta.
Viene chiamata comunemente “starnutina” per la capacità che ha il suo odore di provocare starnuti. Dalle sue foglie si ricava il cosiddetto “tabacco di montagna”, usato dalle popolazioni montane per la pipa e come tabacco da fiuto.
È velenosa se ingerita; il principio che contiene, l’arnicina, è amaro e ha un’ azione simile alla canfora. I fiori ed i rizomi essiccati contengono due rispettivi oli essenziali.
La pianta ha proprietà medicinali ed è adoperata come rimedio in fitoterapia ed in omeopatia. Si utilizzano i fiori che vengono raccolti durante il periodo della fioritura, scegliendo quelli appena aperti.
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Come si prepara la tintura madre di Arnica
La tintura di arnica è un estratto alcolico dei fiori essiccati; si ottiene infatti mediante macerazione in acqua e alcool.
Utilizzo
La tintura si prepara con i fiori essiccati e non deve essere impiegata per uso interno, se non sotto stretto controllo omeopatico, in quanto potenzialmente tossica; non deve essere nemmeno utilizzata pura, ma diluita 1:5 con acqua o acqua contenente glicerina.
Contiene numerosi principi attivi: sesquiterpeni, responsabili anche di reazioni allergiche. Inoltre sono presenti oli eterici composti da acidi grassi, idrocarburi, timolo, oltre che flavonoidi, acido di cannella, acido caffeinico, cumarine, acido clorogenico e cinarina.
L'oleolito di arnica è utilizzato nella cosmesi naturale per la preparazione di gel e creme per gambe pesanti e gonfie, e per il trattamento della pelle pallida, quando il pallore è dovuto a problemi circolatori.
L'applicazione esterna della tintura deve avvenire unicamente su cute integra. Le proprietà tossiche di alcune sostanze potrebbero peggiorare le ferite aperte; durante le applicazioni va inoltre evitato il contatto con occhi, bocca ed organi genitali, non è consigliato somministrarla ai bambini.
Per gli stessi motivi è sconsigliata anche l'assunzione per via orale che, a dosaggi opportuni, risulta invece una pratica terapeutica comune in campo omeopatico, da effettuarsi sotto stretto controllo e a seconda dei vari casi. Il suo utilizzo è controindicato in gravidanza.
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