Iridoidi: proprietà, uso, controindicazioni
Gli iridoidi sono un gruppo eterogeneo di molecole con attività terapeutiche diverse: antinfiammatoria, antalgica, antireumatica, spasmolitica, antiallergica e ipotensiva. Il nome deriva dalla formica australiana Iridomyrmex che sembrerebbe utilizzarli come meccanismo di difesa.
> 1. Dove si trovano gli iridoidi
> 3. Controindicazioni degli iridoidi
Pianta essiccata di Harpagophytum procumbens dalla quale si estraggono gli iridoidi
Dove si trovano gli iridoidi
Gli iridoidi sono presenti in diverse piante, tra cui Harpagophytum procumbens (Burch.) DC. ex Meisn., Valeriana officinalis L., Olea europea L., Plantago lanceolata L.
L’Harpagophytum procumbens (Burch.) DC. ex Meisn., conosciuta come Artiglio del diavolo, è utilizzata per le sue proprietà antinfiammotorie e antireumatiche, ed è la pianta a iridoidi più nota. Originaria del Sud Africa, si caratterizza per i frutti provvisti di spine (artigli), da cui il nome della pianta. È un’erbacea perenne con fusti striscianti che si originano da una radice primaria, dalla quale si dipartono le radici secondarie tuberiformi. Le foglie sono verde-grigio e i fiori tubulari gialli o porpora.
Nell’artiglio del diavolo sono presenti glucosidi monoterpenici iridoidici, concentrati nelle radici secondarie, tra cui i più importanti sono l’arpagoside e il procumbide.
La valeriana, nota soprattutto per le sue proprietà ipnotiche e sedative, si caratterizza per la presenza di un gruppo di iridoidi, i valepotriati.
La valeriana è una pianta erbacea perenne, caratterizzata da un rizoma stolonifero, fusti cilindrici ramificati e scanalati nella parte superiore. Le foglie opposte lanceolate. I fiori piccoli e di colore bianchi-rosati, sono riuniti in corimbi. Il frutto è un achenio. Il suo areale di distribuzione comprende tutta Europa.
L’olivo, universalmente conosciuto per l’estrazione dell’olio dalle sue drupe, contiene il 5-6% di secoiridoidi, espressi come oleoside. L’oleuropeina, ha azione antiossidante, ipotensiva, spasmolitica, ipoglicemizzante.
La piantaggine, Plantago lanceolata L., cresce abbondante lungo le vie e i prati. Anche nota come erba a cinque vene, si caratterizza per le foglie lanceolate (sebbene ne esistano altre specie con foglie più larghe). La piantaggine è nota per le proprietà lassative dei semi e antinfiammatorie delle foglie. La pianta contiene iridoidi, tra cui l’aucubina; quest’ultima per idrolisi forma l’aucubigenina, il composto attivo.
Proprietà degli iridoidi
Lo studio di questi composti è piuttosto recente e inizialmente si è concentrato sulle proprietà antireumatiche dell’artiglio del diavolo. Gli estratti di radice di questa pianta hanno un meccanismo di azione simile ai FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei). È probabile che l’arpagofito agisca inibendo la ciclossigenasi (COX-2) e la sintetasi dell’ossido nitrito, regolatore delle infiammazioni.
L’attività dell’arpagofito viene riferita all’arpagoside, l’iridoide presente in maggior quantità (fino all’80%). Anche se come accade spesso in fitoterapia, la somministrazione del singolo principio attivo, non riproduce l’attività dell’intero fitocomplesso: l’arpagoside da solo mostra attività analgesica ma non antinfiammatoria.
L’arpagofito agisce inibendo la sintesi di eicosanoidi (regolatori della risposta infiammatoria) in vitro, ma alcuni autori ipotizzano che l’attività analgesica e antinfiammatoria possa essere determinata da un meccanismo diverso da quello dei FANS, tanto che l’arpagofito viene anche impiegato nel trattamento di disturbi della digestione.
A questo riguardo, l’arpagoside ha un potere amaricante paragonabile a quello della genziana. L’artiglio del diavolo viene impiegato come stomachico ed è considerato tra gli amari tonici più efficaci. Agisce favorendo la produzione di bile e lo svuotamento della colecisti.
L’artiglio del diavolo è presente in commercio sotto diverse forme farmaceutiche: estratto idroalcolico o tintura madre, estratto secco, in unguenti e pomate per applicazioni esterne. Dati di letteratura indicano che l’efficacia della droga si raggiunga con l’assunzione di almeno 30 mg/die di arpagoside, con effetti ottimali intorno ai 60 mg/die per dolori cronici e di 100 mg/die nei casi in acuto.
L’azione sedativa e ipnotica della valeriana è attribuibile ai valpotriati, esteri degli iridoidi, tra cui il più importante è il baldrinale, un’aldeide insatura. La droga è la radice e il rizoma della pianta.
Il meccanismo d’azione coinvolge il sistema dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA) e il recettore delle benzodiazepine. L’azione interessa il sistema nervoso centrale e vegetativo, riducendo la componente ansiosa. Le sue proprietà sono simili a quelle dei principali tranquillanti, ma senza gli effetti tossici.
Uno studio ha dimostrato che la valeriana migliora la durata e la qualità del sonno in soggetti affetti da insonnia a seguito della sospensione di benzodiazepine. Tali effetti sono stati ricondotti alla debole attività ansiolitica della droga.
La valeriana è presente in commercio sotto diverse forme farmaceutiche: tintura madre o estratto idroalcolico, estratto secco e taglio tisana.
Controindicazioni degli iridoidi
L’artiglio del diavolo viene tollerato con facilità se usato ogni giorno fino ad un massimo di 16 settimane. Tuttavia c’è la possibilità di interazione con numerosi farmaci antiacidi, antidiabetici, antipertensivi, warfarin, antiaritmici, FANS e/o cortisonici.
Inoltre, è controindicato in pediatria, gravidanza, per l’azione ossitocica (inducente il parto) e allattamento, gastropatie acute, ulcera peptica, esofagite da reflusso. In alcuni soggetti predisposti o a dosaggi elevati può dare diarrea.
I valepotriati della valeriana assunti a dosi elevate possono indurre cefalee, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, irrequietezza. Inoltre, la valeriana prolunga il sonno indotto dai barbiturici, pertanto non va assunta nei giorni precedenti a interventi chirurgici. Infine, è sconsigliata in gravidanza e allattamento e se contemporaneamente si assumono sostanze sedativo-ipnotiche o si è in cura con farmaci antiepilettici.
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