Prodotti a chilometro zero: cosa sono
I prodotti a chilometro zero sono quelli reperiti direttamente nella zona di produzione, riducendo al minimo gli intermediari tra produttore e consumatore finale.
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I prodotti a chilometro zero sono quelli reperiti direttamente nella zona di produzione, con una filiera corta: gli intermediari tra produttore e consumatore sono ridotti al massimo o addirittura azzerati, con l’acquisto diretto dal produttore. Scopriamoli meglio.
- Chilometro zero in economia
- Origine del nome
- Prodotti a km zero, cosa sono
- Prodotti a km zero, la normativa
- La filosofia del km zero
- Filiera corta e sostenibilità
- Fare la spesa a km zero
- Cosa non comprare in una logica di Km 0
Chilometro zero in economia
Il km zero in geografia è un punto convenzionale a partire dal quale vengono misurate le distanze in chilometri in un dato paese, Ciascuna città italiana ha un suo chilometro zero: a Roma è collocato al Campidoglio.
Il chilometro zero è un’espressione che in economia viene adottata in due settori diversi:
- Nel comparto automobilistico, si riferisce a una vettura già immatricolata, targata e intestata solitamente alla concessionaria, che viene rivenduta al cliente senza quasi essere stata messa su strada. Ciò significa che formalmente è usata ma, nei fatti, ha pochissimi km all’attivo.
- Nell’agroalimentare, è un sistema commerciale incentrato sui prodotti locali, freschi e di stagione, venduti nelle immediate vicinanze del luogo in cui sono stati prodotti. Questa è l’accezione di cui ci occuperemo in questa guida.
Origine del nome
La locuzione “chilometro zero” in ambito agroalimentare comincia ad essere di uso comune negli anni a cavallo tra il 2004 e il 2007, quando i media dedicano una certa attenzione al fenomeno sociale che, sviluppandosi in quel periodo, cercava di emanciparsi dalla catena della grande distribuzione per creare canali di acquisto sostenibili a livello ambientale, coscienziosi verso la salute dei consumatori ed economici per le tasche degli stessi.
Prodotti a km zero, cosa sono
Quali sono i prodotti a km zero e quali sono i vantaggi? Il nome km 0 allude al numero di chilometri che il prodotto dovrebbe fare per raggiungere il consumatore, puntando quindi sulla cooperazione dei produttori locali, sul legame col territorio, la riscoperta e la salvaguardia dei prodotti locali e degli antichi sapori.
Un'altra espressione paragonabile è filiera corta, intesa con l'accezione di acquisto che comporta il minor numero possibile di passaggi tra chi produce e chi acquista e consuma il prodotto ortofrutticolo. Nel caso della vendita diretta, produttore e consumatore si incontrano personalmente: è quello che accade nei mercati contadini.
In antitesi troviamo la filiera lunga della grande distribuzione organizzata (GDO) con molti passaggi (grossista, piattaforma, negozio al dettaglio) che avvengono da quando il prodotto è raccolto nel campo del coltivatore alla tavola del consumatore finale.
I prodotti a km 0 sono essenzialmente frutta, verdura, legumi, latte, uova, vino, carne, cereali e gli altri prodotti agroalimentari, anche se con il tempo i generi si stanno ampliando al di là dei prodotti alimentari (es: pacchetti vacanze a km 0).
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Prodotti a km zero, la normativa
Quale regione italiana per prima ha promosso il km zero? Il primato spetta al Veneto che ha approvato la sua prima legge regionale già nel 2008, su iniziativa di Coldiretti Veneto. Oltre a definire quali sono i requisiti per vantare il marchio km zero, la legge autorizza gli enti locali a promuovere il consumo di alimenti a filiera corta nella ristorazione collettiva e nei supermercati.
Di recente è entrata in vigore anche una normativa sui prodotti a km zero valida a livello nazionale. La legge n.61 del 17 maggio 2022 stabilisce infatti che il marchio km zero venga conferito solo agli alimenti che rispettano uno di questi tre requisiti:
- prodotti nel raggio massimo di 70 km dal luogo di vendita o di consumo;
- provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita o di consumo;
- nel caso del pescato, sbarcati entro i 70 km
Si parla di filiera corta invece quando c’è al massimo un intermediario tra il produttore e il consumatore finale.
La filosofia del km zero
A differenza dei mercati legati alla grande distribuzione, spesso causa anche di grande spreco e grandi costi, il mercato a “chilometro zero” ha vari aspetti positivi:
- Abbattimento di inquinamento e spreco: uso dei carburanti e delle emissioni che ne derivano limitati al minimo grazie ai ridotti spostamenti. Ciò comporta anche un minor ricorso ad imballaggi e a sistemi di conservazione (come le celle frigorifere) e di confezionamento.
- Qualità: i prodotti sono sempre locali e sempre freschi, garantendo l'assenza di prodotti coltivati in paesi esteri provvisti di scarsi controlli di qualità.
- Territorio e tradizione: conoscenza diretta dei produttori, collaborazione tra produttori e consumatori, possibilità di visitare e controllare le aziende, coinvolgimento diretto nelle attività sociali e sviluppo dei rapporti interpersonali, oltre al recupero di sapori e gusti tipici degli alimenti e delle ricette tradizionali locali.
- Abbattimento dei costi: l'assenza di intermediari tra produttori e consumatori e l'abbattimento dei costi di spedizione e carburante permette di spendere meno.
Filiera corta e sostenibilità
La filiera corta è un sistema virtuoso in termini di sostenibilità, intesa nella sua triplice dimensione ambientale, sociale ed economica:
- In termini ambientali, i prodotti a km zero hanno percorso meno strada a bordo di camion o altri mezzi inquinanti, sono meno processati, spesso sono biologici, richiedono meno packaging, possono essere sfusi e quindi limitare gli sprechi.
- In termini sociali, la filiera corta garantisce un maggiore potere contrattuale ad agricoltori e allevatori, crea più consapevolezza sui luoghi da dove arrivano la frutta e la verdura, rafforza la coesione sociale e il senso di comunità.
- In termini economici, il km zero è un sistema che allarga il bacino di clientela dei piccoli produttori, li remunera di più e quindi sostiene l’economia locale.
Fare la spesa a km zero
I Gas (Gruppi di acquisto solidale) sono stati tra i primi a introdurre il modello di km zero, arricchendolo anche di una valenza sociale. Ogni gruppo infatti seleziona i produttori di fiducia, negozia con loro un prezzo, raccoglie gli ordini e si incarica della distribuzione dei prodotti. In sintesi, ogni Gas è una piccola comunità in cui le persone si conoscono e stringono un rapporto di fiducia reciproca che nulla ha a che vedere con i ritmi spersonalizzanti della spesa al supermercato.
Un modello diverso è quello dei mercati contadini, in Italia promossi da Coldiretti. Proprio l’organizzazione fa sapere che “l’Italia è il Paese della Ue con la più estesa rete organizzata di mercati contadini con 12.000 agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market di Campagna Amica per un fatturato nazionale della filiera corta con vendita diretta che raggiunge i 6 miliardi di euro all’anno”.
In sintesi, ecco dove si acquistano i prodotti a km zero.
- Punto vendita presso l’azienda agricola o il caseificio.
- Mercati contadini locali organizzati con cadenza settimanale o mensile (farmers market).
- Gruppi di acquisto solidale (Gas).
- Piattaforme di consegna a domicilio come Cortilia o portaNatura.
- Reparti ad hoc per i prodotti locali allestiti nei supermercati.
Cosa non comprare in una logica di Km 0
Per chi si chiede quali sono gli svantaggi dei prodotti a km zero, c’è da dire che ovviamente la gamma dei prodotti che è possibile offrire con questo sistema non può essere varia come quella dei supermercati, essendo limitata alla territorialità: non potremmo mai consumare arance in Val d'Aosta né radicchio di Treviso in Calabria. Per abbracciare questo modello di consumo dunque bisogna essere pronti a fare qualche sacrificio in termini di varietà.
D'altro canto acquistando prodotti ortofrutticoli a Km 0 sosterremo i produttori agroalimentari locali e spingeremo i consumatori ad essere più attenti e più consapevoli negli acquisti.
Inoltre i prodotti consumati saranno alimenti freschissimi, genuini, tradizionali e soprattutto rispetteranno la stagionalità che nell'arco dell'interno ciclo annuale dona nei sui raccolti tutti i nutrienti e le sostanze benefiche per mantenere il nostro corpo in ottima forma a seconda del luogo di origine.
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