Brigate volontarie per l'emergenza, cosa sono e cosa fanno

Sorte a Milano all'inizio della pandemia, le brigate volontarie per l'emergenza si sono organizzate per aiutare e sostenere le fasce di popolazione più fragili durante la crisi e il lockdown. Oggi sono presenti su tutto il territorio nazionale e si occupano di fornire beni alimentari e di prima necessità a chi ne ha più bisogno.

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8 marzo 2020, l'Italia chiudeva i suoi confini. Aveva inizio il primo lockdown, quello in cui la totalità degli italiani si preparava a restare in casa a tempo indeterminato.

E' stato in questo contesto che, a Milano, un gruppo di persone ha avuto la lungimiranza, la lucidità e l'umanità di impiegare le ultime ore di libertà per fondare le brigate volontarie per l'emergenza: un'organizzazione che si occupasse, per il periodo di tempo necessario, dei bisogni delle fasce di popolazione più fragili.

 

Cosa sono le brigate volontarie per l'emergenza

Le brigate volontarie per l'emergenza sono una rete spontanea di cittadini nata a Milano l'8 marzo 2020 per fronteggiare la frattura che divide i cittadini sulla base delle loro possibilità economiche. Già presente e ben radicata nel tessuto sociale milanese e italiano, tale discrepanza è stata notevolmente inasprita dalle misure di contenimento rese necessarie dalla pandemia. 

Inizialmente le brigate erano nove, divise in base alle zone di Milano. Hanno poi iniziato a diffondersi, moltiplicandosi nel capoluogo lombardo e propagandosi- nella forma di iniziative solidali simili- nel resto del territorio nazionale.

Il servizio può contare sulla partnership con Emergency, che ha sin da subito messo a disposizione una stanza all'interno della sua sede, fornendo ai volontari una formazione sanitaria di base per operare in sicurezza.

Dal canto suo, il Comune di Milano ha istituito un numero telefonico per accogliere le richieste di aiuto.

Per garantire ai volontari la libera circolazione durante il lockdown, la Presidentessa di Emergency e l’Assessore alle Politiche Sociali di Milano hanno inoltre firmato il Protocollo Milano Aiuta.

 

Che cosa fanno

Le brigate volontarie per l'emergenza hanno iniziato offrendo un servizio a domicilio di consegna della spesa. Di qui a rendersi conto che per una grande fetta della popolazione il problema era possedere i mezzi minimi per poterla acquistare, il passo è stato breve. 

Proprio per supportare gli “ultimi degli ultimi”, è stato attivato il progetto Nessuno escluso, che consiste nella raccolta di beni alimentari e di prima necessità, da distribuire gratuitamente a chi ne ha bisogno.

La raccolta riguarda, inoltre, beni per l'infanzia come giocattoli, articoli di cancelleria, vestiti e dispositivi elettronici come computer o tablet vecchi, da ricondizionare e distribuire per agevolare la possibilità di accedere alla didattica a distanza. 

Un'ulteriore iniziativa delle brigate volontarie è quella del Tampone sospeso, per garantire un diritto generalizzato alla salute e alla prevenzione. In partnership con Emergency, l'organizzazione ha reclutato volontari tra il personale sanitario e ha avviato un crowdfunding per acquistare tamponi antigienici e dispositivi di protezione individuale. L'obiettivo è di offrire tamponi rapidi alle persone che hanno assoluto bisogno e urgenza di tornare al lavoro.

Tratto distintivo delle brigate volontarie è il fatto di non limitarsi a offrire un servizio di assistenza una tantum. Intervengono, al contrario, in maniera continuativa (il tempo medio di un intervento presso una famiglia è di circa due mesi) fino a intravedere il termine della specifica emergenza. 

 

A chi si rivolgono

Il servizio si rivolge a chiunque si trovi in stato di necessità. A usufruirne sono, da un lato, tutte quelle persone che sperimentano da sempre una povertà estrema e assoluta, dall'altro un numero crescente di famiglie che si sono trovate, da un giorno all'altro, senza più una rete di supporto o mezzi per vivere.

In particolare, le brigate si concentrano su over 65enni senza aiuti famigliari, immunodepressi e lavoratori invisibili all’INPS, individuati grazie al passaparola e a un centralino che permette di mappare i casi più bisognosi. 

 

Due tipologie di brigate volontarie per l'emergenza 

Esistono due tipologie di brigate volontarie per l'emergenza, che operano in sinergia per offrire un supporto quanto più possibile efficace e capillare. 

  1. Brigate territoriali. Coprono il territorio municipale zona per zona, comprendendo anche comuni dell'hinterland milanese come Segrate, i comuni della Martesana, Peschiera Borromeo, Rho, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo;
  2. Brigate tematiche. Si occupano di specifiche necessità emerse con il lockdown, rispondendo con attività puntuali a seconda della problematica: dagli spettacoli teatrali portati nei cortili delle case per sopperire al deficit culturale, ai gruppi d'ascolto per combattere la solitudine, alla costruzione di un archivio di immagini per documentare ai posteri l'iniziativa e, più in generale, il particolare momento storico che l'ha resa necessaria. 

 

Risultati e obiettivi

In pochi mesi, le brigate volontarie per l'emergenza sono riuscite a mobilitare oltre 1500 volontari e distribuire oltre 600 tonnellate di alimenti. Hanno portato la spesa, distribuito mascherine, medicinali, beni di prima necessità e supportato al telefono circa 20.000 persone. 

Nonostante gli importanti risultati raggiunti (la presa in carico di 1500 nuclei familiari alla settimana, oltre a quelli serviti attraverso le collette alimentari), la domanda continua ad essere di gran lunga superiore all'offerta, con una lista d'attesa che cresce a dismisura.

Per incrementare il servizio e ampliare il bacino dei potenziali beneficiari, l'organizzazione continua a porsi obiettivi ambiziosi e importanti.

Il prossimo passo è quello di creare una federazione nazionale con tutte le associazioni e realtà nate in seguito all'avvento della pandemia sul territorio italiano.

E poi il coinvolgimento degli ortomercati e dei mercati rionali nel recupero alimentare, le campagne di tamponi gratuiti o a prezzi bassissimi, i progetti educatici nei parchi o nei cortili: iniziative che intendono rivolgersi a una popolazione sempre più variegata.

L'ultimo progetto, in studio di fattibilità, è infine quello di poter mantenere il servizio anche dopo la pandemia, così da mettere a disposizione le proprie competenze e i contatti acquisiti nel momento in cui dovesse comparire una nuova crisi.